Umiltà, semplicità, modestia sono concetti che possono facilmente confondersi. L’umiltà è la virtù con la quale l’uomo riconosce i propri limiti, senza forme d’orgoglio, di superbia, di emulazione o sopraffazione. Come vedremo è un concetto non sempre positivo perché di fatto è una limitazione delle risorse individuali.
Ho letto le pagine sulla religione e ho notato la posizione decisamente critica nei confronti della Chiesa cattolica. Poi scopro invece nel sito molte concordanze. Per esempio l’appello del Papa all’umiltà nel corso del recente meeting della gioventù è chiaramente ripreso da molti articoli del sito. Ma siete proprio così distanti? F. M.
Direi che la distanza è notevole, non solo sulle questioni puramente religiose, ma anche su quel concetto di umiltà che tu citi. Penso che sia importante capire la differenza fra umiltà e semplicità. Personalmente penso di essere una persona molto semplice, ma non certo umile, anche se non mi reputo superbo (infatti superbo non è il contrario di umile). Nel concetto di umiltà c’è spesso implicito il rispetto e la sottomissione verso gli altri, soprattutto i superiori; in quello di semplicità c’è solo la modestia del vivere.
L’umile porta con sé una certa innata debolezza che non è detto sia presente nel semplice.
La Chiesa cattolica ha sempre lodato gli umili perché a essa fa comodo un atteggiamento di sottomissione al mistero del divino e alla Chiesa stessa: in fondo un “bravo ragazzo” è umile.
Il papa avrebbe potuto parlare semplicemente di semplicità di spirito, un concetto completamente slegato dalla morale cattolica, cioè valido per cattolici o meno, invece, non a caso, ha scelto la parola umiltà, relazionandola all’obbedienza (ecco la sottomissione) alla Chiesa: “seguire Gesù Cristo significa anche seguire la Chiesa”.

Il contrario dell’umiltà è l’arroganza
Se vuoi capire la differenza profonda, considera che una persona semplice, ma forte di carattere, di fronte al papa gli stringe la mano, l’umile si inginocchia.