Nel significato più comune la tradizione è la trasmissione nel tempo di costumi, usanze, cerimonie, norme; nella quotidianità, anche una semplice abitudine. Le sfaccettature del termine sono così tante che tanti, per esempio, sono i sinonimi: da quelli più corretti (come consuetudine, abitudine, usanza, uso) fino a quelli meno precisi (come memoria, folclore, passato, storia, leggenda, mito, saga, ciclo).
Il concetto di tradizione assume spesso un significato positivo: le radici con i nostri vecchi, la saggezza degli anziani ecc. In realtà ,non si può non accorgersi che certe manifestazioni della tradizione rivelano una rigidità mentale a proseguire il cammino dell’uomo; nei casi più gravi si può addirittura affermare che la tradizione è la manifestazione del potere sociale degli anziani o di quella parte della popolazione che è “psicologicamente” vecchia.L’insofferenza di molti giovani alle tradizioni (tipica di ogni epoca) sembra confermare questo aspetto.
L’importanza della tradizione è molto viva nelle persone che hanno fermato il tempo, non adeguandosi al presente, che tendono a dare un’importanza assoluta a ciò che hanno vissuto. Sono le persone che non sanno che dire: “Eh, ai miei tempi…”. È ovvio pertanto che, se ci si vuole mantenere giovani, occorre valutare la tradizione con occhio critico, separando ciò che c’è di buono da ciò che invece ormai puzza di morto. Qual è il criterio discriminante? Partendo dal concetto che ciò che è tradizione non ha un valore assoluto, ma deve essere sempre messo in discussione, si trova facilmente la soluzione:
una tradizione continua ad avere valore se supera le tre sottocitate bocciature.
Tradizione ed evoluzione
Sono le tradizioni che i giovani non riescono più a vivere:
quando i giovani non riescono a vivere una tradizione vuol dire che ormai i tempi sono cambiati e che è ora di guardare avanti.
Sono cioè i giovani che decretano la fine di molte tradizioni che spesso gli anziani fanno di tutto per mantenere ancora in vita.
In molti negozi delle città del Nord Italia non si vendono più le statuine del presepe. Non si vendono, non nel senso che non vanno, ma che non sono state più nemmeno esposte negli scaffali dopo le vendite deludenti degli ultimi anni. Halloween in crescita e presepe in declino? Forse, anche se un sondaggio recente indica che il 79% degli italiani lo fa ancora (probabilmente con le statuine vecchie!).
Sicuramente un bel presepe può essere addirittura un’opera d’arte, ma il più delle volte ci si limita a rimettere nel solito posto i soliti personaggi. E dubito che un adolescente muoia dalla voglia di farlo; un’analisi attenta mi porta a credere che l’abbandono del presepe non sia un segno di laicizzazione: le tradizioni non passano solo per obsolescenza culturale (anche i laici più accaniti non possono affermare che la religiosità sia “obsoleta”), ma anche per obsolescenza tecnologica. Nel Natale moderno una componente irrinunciabile è la luce (elettrica): l’albero è illuminato, le città sono illuminate, la notte di Natale è immaginata in tutti i modi possibili tranne che buia.
Il presepe paga lo scotto della sua staticità (non a caso i più belli sono quelli dove ci sono energia e movimento) e della sua mancanza di luce: più di cento anni fa (1879) Edison brevettò la lampadina come la conosciamo e, forse incredibilmente, segnò le sorti del presepe.
Tradizione locale
Sono tradizioni che localmente sono ancora apprezzate da tutti, ma al di fuori della realtà locale nessuno le apprezza o le riproporrebbe. Pensiamo alla corsa dei tori di Pamplona oppure al palio di Siena. Nel primo caso alla base c’è un modo arcaico di definire il coraggio (per un approfondimento si veda I tori di Pamplona, nel secondo una rivalità fra contrade, una versione buona della faida. In entrambi i casi, in nessuna moderna città del mondo si lascerebbero liberi tori per strada o si autorizzerebbe una corsa di cavalli in un luogo pericolosissimo per la loro incolumità. La tradizione è bocciata dalla sua irripetibilità e solo una cultura locale dei tempi andati (che si aggrappa a valori che sono solo soggettivi pretendendo di farli diventare assoluti) può continuare a supportare la tradizione (oltre a pesanti interessi economici!).

Il cambiamento sociale è ciò che segna il passaggio dalla tradizione alla modernità
Tradizione irrazionale
Sono quelle tradizioni che una persona moderna, con una mentalità razionale e orientata al progresso non può accettare.
Per esempio, mi chiedo che senso abbia la figura di Babbo Natale. A me è sempre parso simile alla cicogna che porta i bambini o al cavolo sotto al quale nascono.
Parlando con genitori troppo inclini al vecchio, non ho mai avuto una spiegazione convincente del perché per pochi anni si debba “creare” questo personaggio, non capisco che valenza pedagogica abbia. L’unica valenza positiva che volevano vendermi era che “Babbo Natale conserva i sogni dei bambini”; tradotto nel mio linguaggio dove i sogni sono per “spacciati” (se non avete compreso la differenza fra sogni e obiettivi leggetevi la pagina sui romantici), di positivo non aveva nulla.
Pensiamo a un bambino che crede ancora a Babbo Natale; poi pensiamo allo stesso bambino che alla stessa età crede ancora al Lupo cattivo o all’Orco che mangiano i bambini. Proprio sicuri che quel bambino sia stato educato bene?
È pericoloso illudere i bambini che nel mondo ci sia una forma superiore che alla fine premia i più buoni e boccia i cattivi, sicuramente li si predispone a credere a tante illusioni. Come è pericoloso farli crescere in un mondo dove c’è spazio per il tocco di magia: quando da grandi si accorgeranno che il tocco di magia non c’è, faranno un bilancio della loro vita e non sapranno che esclamare tanti “ah, come sarebbe bello se…”.
Infine, quando l’amichetto più “evoluto” svelerà il segreto al bambino sognatore, ecco che i genitori perderanno 100 punti a favore dell’amico più sveglio.
Babbo Natale: un concetto romantico, irrazionale, mistico? Fate voi. Di certo non mi è mai importato molto: a me fin da bambino interessava che il regalo arrivasse.
Per approfondire: Il check-up della coerenza.
Tradizione nelle varie lingue
Il termine deriva dal latino traditio -onis, cioè consegna, trasmissione.
Inglese – Tradition
Francese – Tradicion
Tedesco – Tradition
Spagnolo – Tradicion
Arabo – Altaqlid