La superficialità è un grande handicap per la qualità della vita. Si manifesta nell’incapacità di approfondire le cose che facciamo, è il contrario dello spirito critico perché per chi ha spirito critico ogni cosa ha un perché, a prescindere dal fatto che si riesca a determinarla.
Pensiamo a come viene apprezzato un bambino quando chiede ai genitori il perché di ciò che ha intorno; paradossalmente, per pigrizia mentale, spesso un adulto tende a snobbare ogni approfondimento.
Incontro continuamente persone che per non approfondire, per non studiare, continuano a chiedermi questo o quello: la loro superficialità li porta a cercare la scorciatoia del “chiedere anziché studiare“, ma alla fine si trovano sempre più confusi di prima.
Analogamente moltissime persone fanno le cose senza chiedersene o scoprirne le motivazioni, vivono a caso: “troppo faticoso chiedersi il perché”, “sarò pur libero di fare una cosa”, “mi piace e basta!”, “perché la faccio? Perché sì!”.
Sono superficiali proprio come quelli che non vogliono studiare; mentalmente sono come quelli che fisicamente trovano “troppo faticoso” fare sport.
Vorrei farvi un esempio estremo dal quale potete scoprire il vostro grado di superficialità.
Perché scegliete un vestito?
Se liquidate la cosa con un “perché mi piace!” avete scarso spirito critico e probabilmente siete superficiali in tanti campi della vita. Si noti che non ha importanza l’attenzione alla moda o all’estetica. Per esempio, chi odia la moda potrebbe rispondere: “scelgo sempre il primo che mi capita” oppure “ho scelto questo perché era molto economico”. Chi è attento all’estetica potrebbe rispondere “l’ho scelto perché il nero slancia” oppure “perché esalta la mia acconciatura”.
Andiamo oltre: a parità di tutte le altre condizioni, sapete perché preferite un colore piuttosto che un altro? Non ve lo siete mai chiesto? No? Ma come fate a conoscervi?
Può darsi che c’entrino esperienze passate di vita, motivi politici, religiosi, una certa omologazione (il bravo ragazzo non sceglierebbe mai una camicia giallo intenso per andare al lavoro), la scelta di un’ideologia, l’adesione a un modello di vita (per esempio un cantante) ecc.
Io per esempio, a parità di altre condizioni, preferisco l’azzurro perché è il colore del cielo sereno che per me è il massimo della vita, da quando da piccolo andavo in campagna con mio padre a quando da ragazzo dopo interminabili partite a pallone mi buttavo sull’erba con il viso all’insù a guardare il cielo.
Qui non si sta discutendo sulla bontà del motivo, ma sul fatto che ce ne sia uno: è superficiale non chiederselo.
Imparate a conoscervi, affronterete meglio la vita.

La superficialità può essere un vero e proprio macigno per la qualità della vita