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Statico – Significato in psicologia

Lo statico è un soggetto che ha bloccato ogni processo di apprendimento dopo aver raggiunto un’accettabile qualità della vita.

Nel lavoro è comune imbattersi in persone poco aggiornate, ormai superate dal tempo. Purtroppo la situazione è comune anche al di fuori dell’attività lavorativa, tanto da caratterizzare una personalità del Neocinismo. Il termine apprendimento non deve trarre in inganno e deve essere compreso nella sua accezione più ampia, dove l’oggetto dell’apprendere non è una materia, ma la vita.

Uno statico ha elaborato “ai suoi tempi” una buona visione di vita, ma ha commesso l’errore di ritenerla “la migliore per sempre”. L’errore può nascere sia dalla pigrizia di investire continuamente risorse ed energie per capire il mondo (tipico di chi dopo gli studi, la specializzazione, le prime esperienze lavorative non si aggiorna più), sia soprattutto per l’incapacità di comprendere l’importanza dell’evolversi del mondo.

Le tipologie di statici

Esistono statici globali e statici parziali. Questi ultimi normalmente si riferiscono al solo ambito lavorativo, mentre gli statici globali sono quelli che meglio caratterizzano la personalità. In qualunque ambiente usano sempre i vecchi mezzi e le vecchie strategie, risultando alla lunga “persone al di fuori del tempo”.

La diagnosi differenziale

Dalla descrizione della personalità sembrerebbe che lo statico sia facilmente confondibile con la personalità del vecchio; in realtà esiste una fondamentale differenza fra le due personalità. Lo statico ferma la comprensione del mondo dopo che ha raggiunto un certo livello di comprensione che gli assicura una buona qualità della vita; il vecchio la ferma in base semplicemente all’età cronologica, quando decide che è ora di “andare in pensione”.

Non è difficile infatti accorgersi di persone statiche a 30-40 anni, ma ancora brillanti e giovanili, non rassegnate a essere vecchie.

statico

Nel mondo del lavoro, raggiunto un certo grado di professionalità, gli statici bloccano ogni forma di aggiornamento

La qualità della vita dello statico

Finché la loro visione regge, gli statici possono avere un’ottima qualità della vita: in fondo lo statico era un “primo della classe” e prima di diventare l’ultimo ne deve passare di tempo! Questo lento declino non viene percepito, per cui lo statico difficilmente entra in crisi, ha un’ottima autostima e notevole sicurezza, armi con le quali tiene lontane sia l’ansia che la depressione. Spesso può apparire saccente, essendo portato a dispensare molta della sua vecchia scienza senza però essere criticato o messo in discussione. I problemi possono sorgere quando il suo ambiente elabora velocemente una rivoluzione che lo rende obsoleto, facendo crollare in pochissimo tempo la sua ancora accettabile posizione.

È difficile che la personalità statica sia quella dominante, ma essa è molto importante perché è presente nella gran parte dei soggetti; pensiamo a un sopravvivente con una buona componente statica: si convincerà che “tutti hanno problemi” (è un sopravvivente), ma anche che lui ha capito il mondo alla perfezione (è uno statico), magari perché è laureato o ha una buona posizione, un buon lavoro, una famiglia ecc. Perché impegnarsi a cambiare la sua vita? È la classica persona alla quale mostro il mio testo Migliora la tua intelligenza e subito ti risponde: “ah, dovrei regalarlo a Tizio!”, senza pensare neppure per un secondo che potrebbe servire anche a lui!

Lo statico in genere non vive male e la sua condizione non gli pesa; essendo appagato, non vede perché rimettersi in discussione. Almeno finché, superato dai tempi, non crolla. Ma allora è veramente difficile fare qualcosa.

L’approccio migliore verso lo statico è quello diretto, facendogli comprendere che potrebbe ottenere di più, se si adeguasse ai tempi, facendogli capire che il suo modus operandi può essere sempre accettabile, ma per certo, ormai, non è più il migliore.

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