In genere per sette si intendono gruppi di persone accomunate dal seguire una certa dottrina, filosofia, religione. In realtà, oggigiorno, al termine “setta” è ormai assegnata una valenza decisamente negativa.
Potevamo usare il termine “gruppo” per evitare quello più spiacevole di “setta” che potrebbe disincentivare il lettore dall’analisi del pezzo.
In realtà, riteniamo che questo articolo possa avere una certa utilità per tutti; infatti, non basta rifiutare le sette e bollarle come esempi di ignoranza o stupidità, occorre avere le motivazioni per demolirne i fondamenti, aiutando molti potenziali adepti a starne alla larga.
In Italia non esistono stime precise di quanto il fenomeno delle sette sia diffuso; se, come vedremo nel paragrafo successivo, al termine setta attribuiamo un significato più esteso, il fenomeno non può certo essere considerato minimale. Basti pensare alla frequenza con la quale si verificano eventi delittuosi legati alle bande giovanili, un fenomeno che molti sociologi considerano come vera e propria emergenza sociale. Indagini relativamente recenti indicavano che i giovani raggruppati in bande giovanili era di poco al di sotto dell’8% del totale.
Storicamente, la nascita del fenomeno delle bande (o gang) giovanili è avvenuta oltreoceano; in seguito si è diffusa in Europa, anche se, in larga scala, il fenomeno è presente soprattutto a Londra, dove si stima siano presenti poco meno di 180 bande giovanili delinquenziali.
Sette: un fenomeno più diffuso di quanto si pensi
Una domanda provocatoria: siete proprio sicuri di non appartenere a una setta o di subirne l’influsso? Il fenomeno delle sette è molto più diffuso di quanto si pensi, non solo per il mistero con cui normalmente si circondano, ma anche perché, in senso più esteso, come sette si devono considerare tutti quei gruppi che operano con caratteristiche che per un motivo o per l’altro rappresentano un pericolo o sono dannose per gli adepti o per coloro che non appartengono alla setta.
Si devono considerare pertanto sette:
- le bande giovanili, sia quelle violente sia quelle non violente che comunque sono discriminanti nei confronti di coloro che non sono affiliati;
- le associazioni che nascono con il fine di favorire i loro affiliati negli affari;
- i gruppi politici che operano al di fuori della legalità e della democrazia;
- i gruppi religiosi intolleranti nei confronti di chi è di religione diversa;
- i gruppi spirituali che non sono aperti al pubblico, che prevedono riti di iniziazione o che operano nella segretezza.
È ovvio che queste definizioni sono suscettibili di interpretazioni varie, ma ciò che è importante è che si comprenda come la linea fra gruppo che può migliorare la qualità della vita di un individuo e setta sia a volte veramente piccola. La domanda fondamentale quindi è: quando un gruppo diventa una setta? La risposta è: quando provoca danno o pericolo a qualcuno.
Per esempio, il sindacato non è una setta perché nasce con lo scopo di difendere i propri affiliati nel loro lavoro; una lobby si deve invece considerare una setta perché, quando è organizzata, non ha scopi solo difensivi, ma normalmente anche di potere e quindi danneggia chi non vi appartiene. Il nonnismo o gli stupidi privilegi che hanno i vecchi rispetto alle matricole in campo studentesco sono esempi di sette.
È comunque fuor di dubbio che le sette più subdole siano quelle appartenenti all’ultima classe, quelle cioè che con una falsa spiritualità inglobano decine di adepti, promettendo loro un miglioramento della loro vita che raramente si verifica. Infatti non è infrequente scoprire che questi gruppi sono composti da persone che non hanno affatto risolto i loro problemi esistenziali. Alcuni trovano uno pseudoequilibrio all’interno della setta, ma in cambio sono sfruttati. In genere esiste una gerarchia (a volte rappresentata da un solo individuo, il santone) che impone la propria volontà solo perché dotata di poteri congeniti o acquisiti. Il santone (o il capo o il gruppo di comando) in genere è un individuo che si muove per denaro o per sete di successo (e quando lui stesso non è più consapevole di questa sua motivazione si arriva all’esaltazione) o per fini economici, sessuali, politici ecc. Scoprite qual è il vero motivo che ha spinto il capo alla creazione della setta e sarete a metà strada.
Per completare il cammino si devono mettere alla prova i presunti poteri: solo se si mette in discussione il santone si può smascherarlo. Per farlo occorre comportarsi da esterni, valutare i poteri come trucchi di un prestigiatore e proporre varianti che siano al di sopra di ogni sospetto: se non esiste la volontà di smascherarlo, tutto sembrerà normale. Se si accetta la filosofia della setta senza spirito critico, senza chiedersi: “ma è vero solo perché lo dite voi?” allora si è indifesi. Tutto ciò che accade in una setta non è replicabile al di fuori di essa: gli stessi santoni tenteranno di spiegarvi che i loro poteri non funzionano se si è scettici o se ci sono in giro energie negative o vi inonderanno di tanta altre idiozie simili. Personalmente non ho mai trovato nessun santone che abbia accettato di mostrarmi i suoi poteri in campo neutro e che non sia stato smascherato.
L’ultima arma della setta (che è tipica anche dei maghi e di personaggi simili) è la paura: l’adepto viene ipnotizzato dalla paura di terribili eventi che accadranno se lascerà il gruppo. Ricordatevi che sono tutte panzane e che comunque solo chi ha la forza e la voglia di essere libero può essere felice. Chi teme il malocchio o stupidaggini simili vive ancora nel medioevo ed è giusto che la sua vita scorra fra i problemi, la paura e l’infelicità.

Le sette sono un fenomeno sociale dalle radici antiche ma purtroppo mai scomparso del tutto
Sette: le bande giovanili
Il fenomeno delle bande giovanili merita un breve approfondimento.
In ambito sociologico, una banda giovanile è considerata come un gruppo di ragazzi la cui unione è legata all’antagonismo che provano a livello reale o ideale, con la società in cui si trovano a vivere. Tipico delle bande giovanili è il fortissimo senso di appartenenza al gruppo che viene considerato tale anche dalle persone che non ne fanno parte.
Quello delle bande giovanili è un fenomeno complesso che viene studiato sia da psicologi, sia da sociologi e sia da criminologi; gli psicologi cercando di comprendere i meccanismi alla base dei legami sentimentali e delle pulsioni che hanno condotto all’aggregazione, i sociologi analizzano il fenomeno studiando le tipologie dell’organizzazione nonché la leadership e i ruoli interni al gruppo, mentre è compito dei criminologi indagare sulle finalità e sui comportamenti devianti di coloro che fanno parte della banda.
Per quanto il fenomeno gang giovanili sia molto complesso ed eterogeneo, esiste un tratto che essi hanno in comune: la condivisione di valori e modelli culturali che sono palesemente in contrasto con le norme che regolano la vita della comunità più ampia alla quale si riferiscono. In questo senso si parla di antagonismo sociale.
La banda giovanile non deve essere confusa con il gruppo giovanile. L’appartenenza a un gruppo di pari è, come noto, una pratica piuttosto diffusa nel periodo adolescenziale e a essa i sociologi attribuiscono un’importante funzione sociale; tipici esempi di gruppo giovanile sono il gruppo di amici solito ritrovarsi per svolgere attività ludiche o culturali, la squadra di basket o di calcio, la classe scolastica ecc. La banda giovanile è invece un gruppo che potremmo definire come “deviato”; ne fanno generalmente parte ragazzi il cui periodo adolescenziale risulta particolarmente travagliato in quanto sono incapaci di risolvere tutti quei normali problemi legati alla crescita e al diventare persone adulte.
Alla base dell’inserimento in una gang giovanile ci sono spesso problemi di carattere familiare di una certa gravità (genitori violenti, genitori troppo assenti, violenze familiare), ma anche frequentazione di ambienti in cui è normale la pratica di attività illecite ecc. Anche le difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro o problemi di tipo depressivo possono essere delle molle che spingono il ragazzo a entrare a far parte di una banda giovanile.
È in questi contesti che secondo alcuni studiosi si verifica un fenomeno noto come associazione differenziale, che altro non è che la tendenza di individui giovani il cui vissuto e le cui caratteristiche personali presentano moltissimi punti in comune a riunirsi in un gruppo che possa aiutarli a emergere sulle altre persone e ad anestetizzare i loro problemi esistenziali.
Il fenomeno delle subculture – Le bande giovanili possono trarre la loro origine non soltanto dal disadattamento sociale, ma anche da quelle che vengono definite come subculture. Tale fenomeno è tipico delle grandi aree metropolitane; tipici esempi sono le bande di punk, skinhead ecc. Di norma si tratta di bande che si rifanno a modelli comportamentali che hanno notevoli connotazioni di tipo estetico, ideologico, musicale ecc.