La scelta personale è alla base della differenziazione della vita delle persone e quindi di per sé è positiva. Accade però spesso che non riusciamo ad accettare scelte effettuate da altre persone, associandole a qualcosa che per noi è negativo. Se questa tendenza è portata all’esasperazione può degenerare nell’intolleranza e quindi nell’incapacità di accettare gli altri e, di rimbalzo, di essere accettati.
Quando una scelta personale è criticabile? La maggior parte delle persone tende a rispondere a questa domanda associando la critica alla sfera morale. Questa posizione è però piuttosto ingenua perché, di fatto, se critico in base alla morale, in realtà, da un lato pretendo di essere in grado di stabilire una morale assoluta e dall’altro faccio coincidere questa morale assoluta con la mia!
Se poi sono assolutamente convinto che “la mia morale sia quella giusta” finirò per fare una crociata, risultando probabilmente eccessivo.
Visto che il tentativo di costruirsi una morale assoluta non è mai andato (e non andrà mai) a buon fine e che l’etica coincide con la coerenza delle proprie azioni, per il Personalismo la precedente strategia è da ritenersi fallimentare oltre che in parte violenta (pretendo che l’altro accetti la “mia” morale). La soluzione è molto più pacifica e tollerante:
per criticare sul piano morale una scelta personale devo mostrare che essa può abbassare la qualità della vita della controparte.
Questa semplice regola consente per esempio di condannare il consumo eccessivo di alcol senza demonizzare un bicchiere di vino, di criticare un’attività molto rischiosa oppure comportamenti psicologici come la completa assenza di interessi.
Non a caso le personalità critiche del Personalismo criticano anche scelte personali, evidenziando il potenziale abbassamento della qualità della vita, i problemi che esse portano con sé.

La scelta personale è alla base della differenziazione della vita delle persone
La legge
In base alla regola soprariportata molti comportamenti che ci sono invisi non sarebbero criticabili: un antiabortista non può criticare la decisione di una donna di abortire; un vegetariano non potrebbe criticare la scelta di una persona di nutrirsi di carne, un cattolico la scelta di una coppia di divorziare ecc. Infatti, la donna che ha abortito, chi si nutre di carne e i divorziati non hanno nessun abbassamento della qualità della vita, anzi, se sono consapevoli delle loro azioni, probabilmente sono convinti che il non agire come invece hanno agito abbasserebbe la qualità della loro vita.
In effetti, gli esempi sopraccitati dimostrano che ogni riferimento a una morale assoluta è veramente presuntuoso e coercitivo. D’altro canto, l’antiabortista, il vegetariano e il cattolico hanno pieno diritto di supportare la loro tesi, ma devono farlo al di fuori del piano morale. Il livello giusto per perorare le loro convinzioni è sicuramente quello della legge che media gli egoismi individuali e quindi anche le scelte personali.
Se una legge boccia una mia scelta personale posso battermi per farla cambiare, ma senza essere intollerante e accusare di immoralità chi la pensa diversamente da me.