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Effetto risultato

L’effetto risultato è un esempio classico di errore di positività. Si parla di effetto risultato quando si ha la propagazione di un’informazione in base al risultato che porta con sé. In un certo senso, l’espressione effetto risultato è la formalizzazione del passaparola.

Esempi di effetto risultato si incontrano nelle medicine alternative: chi (a ragione o per caso) ha avuto giovamento da una terapia non convenzionale (a dire il vero l’effetto risultato è presente anche nella medicina convenzionale, ma gli organismi di controllo e la comunità scientifica internazionale si impegnano per arginare il fenomeno) diffonde la notizia, mentre chi non ha ottenuto nulla se ne sta zitto, vergognandosi anche un poco di aver sprecato tempo e soldi in qualcosa di inutile. Per fare un esempio tragico possiamo citare molte terapie anticancro che pretendevano di curare la malattia. Alcune di esse assursero agli onori della cronaca in seguito al miglioramento temporaneo di alcuni pazienti. Grazie all’effetto risultato si propagò la notizia non del loro miglioramento, ma della validità totale della terapia, ingenerando molte false speranze. Ora, se la terapia funzionasse veramente, ci sarebbero state migliaia di persone guarite pronte a giurare in televisione il miracolo: purtroppo ho sempre visto solo i parenti di nuovi malati che chiedevano di provare la terapia alternativa! È ovvio che in presenza di qualche guarigione (anche a Lourdes si può guarire, ma nessuno può sostenere una tesi del tipo: hai il cancro, vai a Lourdes e guarirai!) ampiamente pubblicizzata, migliaia di altri insuccessi sono stati passati sotto silenzio.

Rimanendo nel campo della medicina, si può parlare di effetto risultato anche in un senso leggermente diverso, riferito a quel terapeuta che si convince della bontà della sua terapia per il semplice fatto che il paziente non torna più (effetto fuga).

Un altro esempio è offerto dalla cieca fiducia nei maghi. Basta che un mago azzecchi casualmente (o usando la sua abilità psicologica) il dieci per cento delle volte, l’evento positivo (il fatto che ha azzeccato) viene diffuso dai clienti con grande rapidità, mentre gli eventi negativi (quando non ci azzeccano) non vengono di solito diffusi (anzi spesso vengono tenuti nascosti per non fare la figura dei creduloni). Poiché il più delle volte il mago grazie alla sua abilità psicologica gioca con circa il cinquanta per cento delle possibilità, ecco come può diventare un grande veggente: ciò che indovina diventa noto, ciò che sbaglia resta nell’oblio; è l’effetto risultato.

L’effetto risultato purtroppo è ignoto a gran parte dei creduloni. Pensiamo a chi crede che ci sia gente in grado veramente di dare i numeri vincenti al lotto. Se così fosse perché non se li giocano loro e diventano miliardari? In realtà, queste persone danno spesso una caterva di numeri ogni settimana. È chiaro che chi vince seguendo queste indicazioni lo sbandiera ai quattro venti, ma chi perde non lo dice. Se su dieci numeri, tre escono, degli altri sette non usciti non se ne accorge nessuno!

Un altro tipico esempio di effetto risultato è la credenza nei sogni. Può essere vero che molti sogni si avverino, ma il problema è che moltissimi altri non si avverano (quante persone sognano ogni notte cose terribili che poi non si avverano!). Quando un sogno si avvera lo sa tutto il mondo, quando non si avvera non lo sa nessuno. Statisticamente sono in numero molto maggiore i sogni che non si avverano di quelli che si avverano (fra questi ultimi non so se è giusto includere anche tutti quelli che vengono interpretati in modo da farli aderire forzosamente alla realtà): e allora perché credere nei sogni?

Effetto risultato: la preghiera

effetto risultatoUn’altra ricerca che studia l’effetto risultato. Riguarda le preghiere per i malati.

Come tutti sanno spesso si diffondono notizie circa la guarigione di malati in condizioni difficili a fronte di preghiere (“Padre Pio ha fatto la grazia”, la Madonna, papa Giovanni Paolo II fino ai santi protettori di questa o quella categoria: addirittura gli ingegneri ne avrebbero due, San Benedetto da Norcia e San Mattia…); ovviamente è uno dei casi dell’effetto risultato: in assenza di guarigione la notizia non viene diffusa, se c’è guarigione sì, attribuendo l’evento arbitrariamente alle preghiere.

Uno studio di H. Benson (American Heart Journal) ha coinvolto 1.800 pazienti operati al cuore (inserimento di by-pass), suddivisi in tre gruppi: il primo oggetto di preghiere all’insaputa del paziente, il secondo oggetto di preghiere con la consapevolezza di esserlo, il terzo composto da coloro i quali non avevano nessuno che pregava per loro. I risultati:

i due gruppi assistiti con preghiere non hanno mostrato un tasso minore di complicazioni postoperatorie. Il gruppo che è andato peggio era quello che ha ricevuto preghiere e ne era consapevole.

La ricerca di Benson ha confermato le ultime ricerche. Mentre le più datate (come quella di Byrd, 1988) rivelavano una qualche efficacia della preghiera, le ultime non lasciano spazio a speranze (Mayo Clinic, 2001 e altre, la più recente pubblicata su Lancet, 2005).

Da notare che il risultato di queste ricerche si è mostrato indifferente alla preghiera quando si sono inseriti gruppi di controllo dove il paziente era assistito dalla preghiera a sua insaputa, eliminando così ogni influenza dell’effetto placebo.

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