Il rimpianto è il ricordo nostalgico, a volte doloroso, di persone o cose perdute o di occasioni mancate. La definizione che si trova sui dizionari è spesso carente nel sottolineare la fondamentale differenza fra i due insiemi che costituiscono l’universo del rimpianto. Addirittura, i sinonimi proposti per il termine acuiscono questa confusione.
Analizzando la definizione, si scopre che esistono due tipi di rimpianto:
- il rimpianto oggettivo che si riferisce a una perdita che ha inciso sulla qualità della nostra vita, ma che non dipende da nostre scelte
- il rimpianto soggettivo che riguarda perdite od occasioni mancate dovute a nostre scelte
Differenza fra rimpianto e rimorso
Spesso il rimpianto è associato o confuso col rimorso, ma si tratta di due concetti diversi, tanto che a volte si propone espressamente la domanda: “meglio avere rimpianti o rimorsi?”. Domanda peraltro scorretta perché il rimorso è sempre associato a un male commesso, mentre il rimpianto il più delle volte non ha una dimensione morale.
Il rimpianto soggettivo
In pratica, un vissuto di incertezza, rammarico e nostalgia per azioni mancate che induce una sensazione di amara delusione o di perdita per non aver agito quando ce n’era la possibilità; una reazione negativa per comportamenti avuti nel passato.
Alcuni esempi:
- “Avrei dovuto seguire il cuore e sposare Gianni!”.
- “Chissà come potrei essere soddisfatto oggi se invece di fermarmi al diploma fossi andato all’università!”.
- “Quando avevo 18 anni commisi l’errore di non seguire l’istinto di buttarmi nel campo della tecnologia invece di fare l’elettricista”.
- “In azienda si era presentata l’opportunità di scegliere tra ufficio marketing e ufficio acquisti, sarebbe stato meglio scegliere l’ufficio acquisti! Probabilmente avrei fatto una carriera migliore, invece sono ancora qui al marketing a fare stupide e inutili statistiche!”.
Ci sono alcune definizioni/frasi che rendono bene l’idea di che cosa può rappresentare il rimpianto. Ho trovato efficace, nella sua semplicità, la frase di Marylin Monroe: “Noi tutti dovremmo cominciare a vivere prima di diventare troppo vecchi. La paura è stupida. È così che nascono i rimpianti”.
E anche quella di J. Greenleaf Whittier (poeta americano): “Di tutte le parole tristi pronunciate o scritte, le più tristi sono queste: avrebbe potuto essere… “.
Il rimpianto soggettivo nasce da due situazione tipiche:
- non si è deciso;
- la decisione presa è percepita successivamente come errata.
L’indeciso – La vita mette ciascuno costantemente di fronte alla necessità di assumere delle decisioni, piccole o grandi che siano: impone di scegliere quale strada prendere e di attuare comportamenti, ai quali si connettono inevitabilmente delle aspettative. E anche quando le decisioni appaiono difficili e non si sa quale delle possibili strade prendere, è sempre opportuno decidere nel modo più consapevole perché anche la scelta di non scegliere (magari nella speranza che le cose si sistemino da sole) avrà inevitabilmente delle conseguenze e dei rischi; il risultato potrà essere anche molto negativo se i rischi non li si sanno valutare prima. Pertanto
decidere, magari non benissimo, è sempre meglio che non decidere.
Questo dovrebbero tenerlo a mente tutti coloro che hanno una personalità indecisa.
Decidere “male” – Il rimpianto può riguardare decisioni errate, a seconda delle personalità del soggetto. Alcuni esempi:
- il debole perché a suo tempo non ha saputo prendersi dalla vita ciò che avrebbe voluto, incapace di usare quella forza che parzialmente non ha;
- il fobico perché si è lasciato condizionare dalle sue paure e ha perso importanti occasioni;
- lo svogliato perché, come il debole, comprende di aver perso molte occasioni per la sua scarsa forza di volontà (anevrotica);
- l’inibito o il succube perché, se riesce a prendere consapevolezza di ciò che ha limitato la sua vita, capisce quanto abbia perso;
- il dissoluto perché aveva preferito una vita spericolata e ora sente di pagarne le conseguenze;
- il sopravvivente che ha accettato situazioni problematiche di cui ora avverte il peso;
- il romantico che si accorge di aver investito tutto sé stesso su un’idea rivelatasi poi sbagliata;
- l’insoddisfatto perché tende per natura a non sapersi mai accontentare.
Ovviamente, l’errare nelle proprie decisioni non dipende solo dall’avere una personalità critica, ma è sicuramente influenzato da altri fattori come la cultura o l’intelligenza; pensiamo a tutte le persone che fanno investimenti disastrosi solo perché non hanno una sufficiente cultura/intelligenza. In tal senso, la personalità irrazionale è una condizione facilitante a decidere male.

Decidere, magari non benissimo, è sempre meglio che non decidere.
Rimpianto soggettivo: un sentimento non obbligatorio
La prima importante considerazione è che il rimpianto soggettivo non è un sentimento obbligatorio, cioè un elemento che deve necessariamente corredare la percezione delle decisioni errate o delle mancate decisioni del passato.
Per non avere impianti occorre imparare da chi non ne ha, comprendendo come questa condizione sia possibile. Dando per scontato che tutti hanno sbagliato qualche decisione nella loro vita, occorre notare che in molte persone una decisione non ottimale non è detto generi rimpianti. Chi non ha rimpianti:
A – Aveva comunque un piano B. Chi ha una personalità insofferente spesso non ha piani B e si butta nella decisione (che si rivelerà poi errata) con grandi aspettative. Il soggetto equilibrato ha sempre un piano B, la cui presenza blocca il rimpianto perché di fatto il piano B rappresenta comunque una seconda scelta con la consapevolezza che il piano A potesse andare comunque deluso. Siamo nella condizione per cui il soggetto è ben cosciente che è “inutile piangere sul latte versato”.
B – Ha compreso che l’errore era necessario per imparare qualcosa e vi ha posto riparo (lezione di vita). Nei suoi effetti l’errore è recuperabile; sono gli errori tipici delle personalità sopravviventi che speso decidono in base ai condizionamenti subiti. Molti sono bloccati sul rimpianto perché, erroneamente, ritengono che non ci siano margini di recupero. Si pensi al caso di Anna che ha sposato Luigi, anziché Gianni. Con Luigi ha una vita piatta, noiosa, infelice e Gianni non è più disponibile. L’errore è comunque recuperabile perché Anna (che non ha una personalità romantica tale da credere che esista un’unica anima gemella su tutta la Terra) si dà una nuova chance: divorzia da Luigi e cerca un “nuovo” Gianni. Il rimpianto invece si genera quando il soggetto capisce che ha sbagliato, ma accetta le conseguenze dell’errore, anche quando questo sarebbe recuperabile.
C – L’errata decisione non è recuperabile, Non siamo certo nel caso in cui per un’errata decisione si siano persi 20.000 euro; questo caso ricade in B perché i 20.000 euro possono essere recuperati nel tempo e la “perdita” non è che il prezzo di una lezione di vita. Non recuperabile si intende che avrà gravi conseguenze per tutta la vita, per esempio l’avere un figlio non cercato a 16 anni (e aver perseverato in una serie di errori come sposare un uomo che non si amava, lasciare la scuola, accettare un lavoro non desiderato ecc. salvo accorgersi dopo 20 anni che era ormai difficile “recuperare”) oppure avere un gravissimo incidente con l’auto sportiva tanto desiderata mentre la si provava in cerca di emozioni forti ecc. In questo terzo caso il rimpianto appare molto più giustificato e può essere ridimensionato solo se il soggetto riesce a trovare oggetti d’amore tali da proiettarlo comunque nel futuro, “senza avere tempo per il passato”.
A quali strumenti ci si può affidare per fare meglio e ridurre al minimo l’effetto dei rimpianti soggettivo per il passato e soprattutto per evitare di predisporne di nuovi per il futuro?
Personalmente propongo due strade, non alternative ma complementari.
- operare per costruirsi una personalità il più possibile equilibrata (con Il test di personalità di Albanesi scopri subito se hai delle criticità nella personalità) e migliorare la propria intelligenza esistenziale (è l’intelligenza che aiuta a capire il mondo e la si può imparare a qualunque età): lo scopo è quello di acquisire migliori capacità per fare scelte corrette e togliere la terra da sotto i piedi a possibili rimpianti futuri;
- imparare a vivere la vita appieno e riempire il tempo con i propri oggetti d’amore: quando la vita è veramente vissuta e soddisfacente, si riducono drasticamente le probabilità di gettare sguardi al passato e, quand’anche lo si faccia, la gioia del presente ne riduce moltissimo l’eventuale impatto negativo.
Il rimpianto oggettivo
Si tratta di un rimpianto legato a un cambiamento, più o meno irreversibile, non dovuto a nostre scelte che comunque porta a una penalizzazione della qualità della vita. Si pensi allo scorrere del tempo: chi ha una personalità vecchia avrà rimpianto della sua giovinezza (non a caso, una famosa trasmissione di successo ha come titolo I migliori anni della nostra vita); per lui è comune la frase “quand’ero giovane…”.
Lo scorrere del tempo non è certo l’unica causa del rimpianto oggettivo che può essere addebitato a scelte fatte da altri intorno a noi, fino ad arrivare a scelte e orientamenti della società. Si pensi per esempio a un soggetto che non si ritrova più nei cambiamenti della propria città (Il ragazzo della via Gluck che ritorna dopo anni: “Perché continuano a costruire, le case e non lasciano l’erba…Eh no se andiamo avanti così, chissà come si farà…”)
Quando scatta il rimpianto oggettivo? Secondo Albanesi (2021) quando si varca una soglia, la soglia del rimpianto. Pensiamo ai tanti ambientalisti che sottolineano i danni dei cambiamenti climatici. Mario è uno di loro e vive il rimpianto di non vedere più i prati della sua montagna coperti di neve già ai primi di dicembre. Un caso comunissimo è quello dei genitori che rimpiangono il periodo dell’oro dei loro figli.
La soglia del rimpianto è la soglia alla quale il soggetto si accorge che “qualcosa è decisamente cambiato”. Se cambiamenti lievi, più o meno avvertiti, vengono gestiti, quando il cambiamento supera un certo livello, scatta il rimpianto oggettivo.
Si deve notare che il rimpianto oggettivo può essere associato a una controreazione, più o meno forte, più o meno plausibile, quanto più si pensa di poter arginare il cambiamento. Così il genitore che non accetta il distacco dei figli (in fondo, “sono sempre i suoi bambini”) cercherà di tenerli vicino a sé, arrivando fino a voler continuare a controllare le loro vite. In altri casi di rimpianto oggettivo, si continuerà a vivere la stessa situazione, ma infarcendola di ricordi (“ti ricordi quando…”), ricordi che mitigheranno il rimpianto.
Come opporsi al rimpianto oggettivo? Non c’è che un modo: senza rinnegare il passato, orientare la propria energia vitale verso altri oggetti d’amore.
Frasi famose sul rimpianto
Le follie sono le uniche cose che non si rimpiangono mai. (Oscar Wilde)
Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato. Bisogna soprattutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni. (Gabriele D’Annunzio)
Il rimpianto è un enorme spreco d’energia. Non vi si può costruire nulla sopra. Serve soltanto a sguazzarvi dentro. (Katherine Mansfield)
Nessuno mi ha mai detto che il rimpianto si sente come la paura. (Clive Staples Lewis).
Rimpianto. Ciò che si sedimenta nella coppa della vita. (Ambrose Bierce)
La tua vita sia tessuta di delusioni piuttosto che di rimpianti. (Anselmo Bucci)
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Tino Gallinari
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