Il razzismo inverso si attua in due forme ben distinte:
- penalizzare una maggioranza per evitare di sembrare ostili a una minoranza. La definizione può non apparire chiara, ma l’esempio descritto in Scenario: il biglietto chiarisce il punto.
- Senza certezze, attribuire al razzismo la colpa di eventi che coinvolgono soggetti appartenenti a categorie a rischio razzismo. Si veda il paragrafo finale.
Di razzismo inverso nella popolazione ci sono molti esempi, addirittura vengono comunemente approvati. Per esempio le cosiddette “quote rosa” dove per legge si prevede che certe cariche siano assegnate a donne, a prescindere dall’effettiva competenza, solo per mitigare un ancora diffuso maschilismo nella società. Il fine può essere nobile, ma ci sono due facili obiezioni: la prima è che per scelta in una determinata società molte donne non hanno nessuna voglia né intenzione di dedicarsi al settore in cui le quote rosa si applicano (per esempio la politica; l’obiezione spiegherebbe semplicemente perché ci sono più uomini che donne in politica); la seconda è che la prescelta potrebbe non essere all’altezza di altri uomini esclusi per razzismo inverso.
Un altro esempio è la legge sulle minoranze applicata negli USA. In questo caso esistono anche casi in cui il prescelto ha avuto un netto peggioramento della qualità della sua vita. Messo in un certo posto solo per “atto dovuto”, ha subito una pressione per lui insostenibile per gestire il posto, senza una reale ulteriore possibilità di carriera, vista la sua incompetenza nell’espletare i compiti della sua posizione.
La discriminazione – Una forma molto comune di razzismo inverso è l’accusa generalizzata di forme discriminatorie, cioè il ricorso alla difesa per risentimento come mezzo standard di difesa. Un esempio si ha sempre negli USA dove alcune associazioni di neri non perdono occasione di gridare alla discriminazione razziale ogniqualvolta un fatto coinvolge un nero; analogamente, molte femministe non perdono occasione per vedere in ogni situazione una forma di penalizzazione della donna. Infine, è razzismo inverso anche quello del gruppo religioso che si sente sempre e comunque oppresso dal sentire della maggioranza.
Questi casi hanno un fondamento di verità (è innegabile che negli USA ci sia ancora odio razziale), ma diventano casi di razzismo inverso quando si generalizza “ogni” situazione.
Razzismo inverso: la situazione in Italia
Con i flussi migratori degli ultimi 10 anni anche l’Italia deve fare i conti con il razzismo. Per una valutazione reale del problema occorre considerare alcuni fattori:
- con l’aumento del numero di immigrati (causato anche da politiche di immigrazione ottimistiche, che cioè non tengono presente che l’immigrazione senza integrazione crea problemi e che l’integrazione è possibile solo se il numero annuo delle persone da integrare non è elevato) è ovviamente aumentato il numero di persone di colore coinvolte in episodi di violenza.
- un 1-2% della popolazione (basta guardare la percentuale alle elezioni politiche di formazioni di estrema destra) è sempre stato omofobo: per sfogare la loro rabbia, la loro violenza prendono di mira quelli che nella popolazione sono facili bersagli, dove per facili entra anche la possibilità di incontrarli. non a caso diminuiscono gli atti contro i gay e aumentano quelli contro i neri.
Il primo punto è fondamentale per evitare la nascita del razzismo inverso: qualunque cosa capiti a un immigrato, la colpa è del razzismo. Questa assurda posizione non fa altro che generare ulteriori tensioni perché evidentemente si arriva all’ingiustizia nei confronti di chi in realtà razzista non è ed è stato coinvolto nell’episodio.
In molti comuni ormai c’è il 10% di extracomunitari (dai dati degli stessi comuni); Tizio si affaccio alla finestra e spara a caso. Se becca un bianco, è un folle, se becca un nero, è un razzista. Due giovani si pestano e si accoltellano davanti a una discoteca: se sono bianchi, è un atto criminale, se uno dei due è un nero, è razzismo. Questo è il razzismo inverso: gridare al razzismo senza certezze. Ricordiamo l’omicidio di Marta Russo nel 1997 a Roma? Se fosse stata nera, altro che 5 anni per omicidio colposo, alcuni politici avrebbero chiesto l’ergastolo!
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