Pagare il pizzo è una locuzione ormai molto comune per indicare una forma di estorsione in cambio di una certa protezione o di altri “servizi”. Nel gergo della mafia, il pizzo consiste nel pretendere il versamento di una percentuale o di una parte dell’incasso o dei guadagni o di una quota fissa di essi, da parte di commercianti o imprenditori, in cambio di una supposta protezione.
Genericamente, si parla di pagare il pizzo anche per situazioni perfettamente legali: il contribuente preferisce pagare la cartella esattoriale di rettifica della sua dichiarazione, vista l’esiguità dell’importo, la lunghezza della pratica e la difficoltà di avere ragione, piuttosto che fare opposizione, anche se si ritiene nel giusto; analogamente, il conducente di un veicolo sa che “dovrà pagare il pizzo” per tutte le multe per pochi km di velocità in più rispetto a limiti spesso indicati appositamente dai comuni per fare cassa e poter offrire ai cittadini certi servizi.
Il dilemma: pagare il pizzo?
Nella pagina Facebook albanesi.it un commento interessante.
Facciamo un esempio pratico. Ho un’attività commerciale e subisco le angherie e le minacce di una cosca camorrista. Denunciare equivarrebbe a espormi a violente ritorsioni e a mettere a repentaglio l’incolumità mia e dei miei familiari. La mia etica è per l’onestà. Credo occorra ribellarsi. Ma devo vivere, non sono un violento, i miei figli, che amo, vanno a scuola e vorrei vederli crescere. Pago il pizzo e sto tranquillo. Tu che faresti?
Segue una serie di dure critiche a chi sostiene che il pizzo non va pagato perché non “saprebbe di cosa parla”. Il solito errore razionale, si chiama argumentum ad hominem: Albanesi è uno squallido deficiente quindi ciò che dice è sbagliato. Un po’ come l’avvocato che in tribunale dice: “questa donna non ha sani principi quindi la sua testimonianza non vale”. Un trucchetto da avvocati da quattro soldi: screditare il teste per evitare di parlare della realtà.
Purtroppo anche altri ci sono caduti. Andrea per esempio dice: “Carlo sono d’accordo con te… quando uno ha dei figli piccoli certe decisioni non si rivelano coraggiose, ma incoscienti…”. Quindi poliziotti, magistrati ecc. che hanno figli non dovrebbero difendere i cittadini. Se Tizio rapina Andrea e lo massacra di botte, alle invocazioni di aiuto di Andrea al passaggio di una volante della polizia, il poliziotto sarebbe autorizzato a rispondere: “Non intervengo, fossi matto, Tizio ha un coltello e io ho figli!”.
Risolviamo il dilemma del pizzo.
Appare ovvio che chi accetta di pagarlo diventa complice di criminali, quindi criminale. Difendere la propria posizione dietro all’alibi dei figli è veramente squallido: con quest’alibi si difende ogni meschinità: la scuola costa troppo, per questo frego i miei clienti con prodotti dubbi; i miei figli devono vivere bene, per questo evado le tasse; sì, è vero ho sottratto soldi alla società, ma il mio socio non ha figli! I figli diventano il parafulmine delle proprie nefandezze.

Nel 2018 a Milano il 10% dei commercianti ha dichiarato di pagare il pizzo (fonte federcontribuenti.it)
Vediamo le soluzioni eticamente accettabili.
- Prima di tutto, prima di fare dei figli mi sarei posto il problema se potessero vivere in un posto civile.
- Ho sbagliato valutazione e mi ritrovo con il problema. In base al mio coraggio e alla valutazione delle possibilità di riuscita, vado alla polizia e denuncio gli estorsori.
- Non tutti hanno il coraggio di opporsi. Per capire come rispondere in questo caso, supponiamo che la mia azienda abbia gravi problemi. Mi si autorizza, per i figli, a sfruttare gente assumendo in nero e sottopagando? Mi si autorizza a evadere le tasse? Mi si autorizza a risparmiare sulla sicurezza? Mi si autorizza cioè a diventare un criminale? No, accetterei che l’azienda chiuda, troverei un altro lavoro più umile. Stesso discorso per il pizzo: se non ho il coraggio di denunciare, chiudo e mi cerco un lavoro molto più umile. Ovvio che il tenore della mia famiglia cadrà, ma se non lo faccio, pagare il pizzo è solo una questione di voler mantenere a tutti i costi (a costo della mia integrità morale) il proprio tenore di vita: per esso ogni illegalità sarebbe giustificata.
- Voglio continuare nel mio settore; chiudo e me ne vado dal mio Paese.
Il test di Don Abbondio
Abbiamo visto che il dilemma del pizzo ha tre soluzioni razionali (che noi definiremo coraggiose: per un verso o per l’altro lo sono!): denunciare, cambiare lavoro, andarsene.
Per chi fosse ancora convinto che nello scenario proposto dal dilemma del pizzo l’unica cosa da fare sia pagare, vorrei proporre un’analogia con un altro grave problema, il bullismo. Supponiamo che il figlio di Tizio (quello che paga il pizzo) sia vessato a scuola da una manica di bulli. Tizio cosa vorrebbe? Che il figlio ne parlasse a casa così che i genitori possano intervenire; ma il figlio di Tizio è “tutto suo padre” e ha una paura folle per la sua vita e per quella della sua famiglia (i bulli gli dicono che se la prenderanno con i suoi fratelli se non “collabora”): morale sta zitto e subisce. Tizio è contento di ciò? Lo ritiene un comportamento “intelligente”? Ma c’è di più.
Il test – Tizio ha una moglie e due figli e un’attività ben avviata che consente un guadagno di 50.000 euro all’anno.
1) Si presentano a lui due uomini del Boss che gli chiedono 5.000 euro. Lui pensa alla sua famiglia e scarta subito le 3 ipotesi da persona coraggiosa elencate sopra. Decide di pagare, al massimo cercherà di recuperare i 5.000 euro pagando meno tasse, tanto lo sanno tutti che le tasse non sono un dovere sociale!
2) Dopo un anno si presentano ancora i due assistenti del Boss e gli chiedono 10.000 euro. Tizio fa presente che così non può andare avanti, che la sua famiglia avrà delle difficoltà (leggi: dovranno fare le ferie in un hotel a 3 stelle anziché 4) ecc. I due sono intransigenti e Tizio accetta di pagare, ne va della vita sua e dei suoi familiari.
3) Dopo altri sei mesi si presenta il Boss in persona e chiede 20.000 euro. Tizio sbianca in volto e biascica solo un “ma… non posso”; il Boss, che è comprensivo, capisce e dice a Tizio che ha saputo che ha una bella moglie; al posto dei 10.000 euro aggiuntivi si accontenterà della moglie, ma una sola volta alla settimana, al giovedì sera, perché le altre sere le ha occupate. Tizio va a casa e fa presente che, dopo tutti i sacrifici che ha fatto lui per l’azienda, ora tocca a lei sacrificarsi un po’ per la famiglia: una volta alla settimana, che sarà mai? La moglie accetta.
4) Dopo altri sei mesi, il Boss si è ritagliato un’altra serata libera e torna da Tizio per fargli sapere che, a causa della crisi, deve chiedere di più, ma che lui non deve preoccuparsi perché è fortunato: ha una bellissima figlia di sedici anni che è molto meglio della madre. Che passi da lui il martedì sera. Tizio va a casa e convince la figlia che deve farlo per loro, per il suo fratellino.
5) Dopo altri sei mesi si ripresentano i due uomini del Boss che gli fanno presente che gli affari del clan non vanno proprio bene e che devono prendersi la sua attività per cercare di riaggiustarli. Lui, se vuole, può licenziare il commesso e prendere il suo posto, ovviamente pagato in nero. Senza rendersi conto che è stato forzato ad accettare la soluzione 2 del dilemma del pizzo dopo aver subito per mesi, Tizio accetta.
Bene: don Abbondio (universale simbolo di mancanza di coraggio) parte da un bel 5 in coraggio. Chi non ha scelto una delle tre opzioni coraggiose provi a immaginarsi a che stadio non accetterebbe e opterebbe per una delle tre soluzioni coraggiose. Poi tolga da 5 il numero della sua risposta.
Si ferma solo al primo passo? Coraggio: 4.
Sacrifica moglie e figlia e ritiene inaccettabile la soluzione 5 (cioè si ferma alla 4: in fondo alla fine i soldi, l’azienda contano “giustamente” più di moglie e figlia!)? Coraggio: 1.
Arriva fino alla fine? Coraggio: 0. Amen.
Gli irriducibili: pagare il pizzo conviene!
Una piccola percentuale di lettori sarà ancora convinta che “convenga pagare il pizzo”. Bene, altro test.
Molte persone (imprenditori, commercianti ecc.), con famiglia e figli, hanno denunciato gli estorsori; altri se ne sono andati. Insomma, ormai molti implementano una delle tre soluzioni proposte come coraggiose. Rispondete: come considerate queste persone?
Se li giudicate degli stupidi, meritate che la criminalità organizzata vi soffochi la vita. Se la maggioranza delle persone è come voi, ogni manifestazione, ogni iniziativa fallirebbe perché sicuramente non parteciperebbe nessuno.
Se li giudicate coraggiosi, allora chi fa il contrario di quello che fanno loro è un vigliacco.
Se mi trovassi coinvolto nel peggior Paese del mondo (come criminalità organizzata) come parte lesa, penserei subito a una delle tre possibilità “coraggiose”. Se non trovassi la forza di attuarle, una cosa sicuramente non farei: non mi creerei tutta una serie di scusanti per non chiamarmi vigliacco.