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Italia: un Paese moderno?

La prima cosa che viene in mente quando si riflette sulle caratteristiche più negative dell’Italia è la mancanza di modernità. L’Italia non è un Paese moderno.

Poiché un Paese non è che la complessa espressione delle tante componenti sociali che lo abitano, è possibile, a grandi linee, vedere un Paese come un individuo. Per esempio, non è difficile valutare gli Stati Uniti d’America come un Paese violento e apparente (si tratta ovviamente di un’affermazione statistica, senza per questo voler offendere gli statunitensi che tali non sono). Negli USA non è mai tramontato il mito del Far West dove la gente, più che credere nella legge (per il Neocinismo requisito fondamentale di civiltà), tende a farsi giustizia da sé; analogamente, le grandi ricchezze hanno portato alla mitizzazione del lusso e a una grande apparenza, apparenza che fra l’altro è una delle tante cause del crollo dell’economia americana avvenuto nel 2008.

E l’Italia? Penso che non stia certo meglio degli USA o di altri Paesi avanzati. Alcuni dati indicano un profondo arretramento della nostra nazione, sicuramente frutto dell’incapacità di adeguarsi, negli ultimi 50 anni, al progresso che si è sviluppato in altre parti del mondo.

Il modello di Paese del Neocinismo è rappresentato, a grandi linee, dai primi 7 Paesi della classifica europea della felicità; a livello mondiale potrebbero essere interessanti anche nazioni come Svizzera (non compresa nel sondaggio europeo), Australia, Nuova Zelanda e Canada, ma non ho dati per poter confermare questa impressione.

Ai più nazionalisti è facile rispondere che anche i Paesi citati hanno problemi, ma, in media, statisticamente, si sta meglio, come è confermato dai dati riassuntivi. Per ogni italiano positivo è possibile trovare 2 francesi o 3 danesi che lo sono. Questo approccio non sembri semplicistico. Basta soggiornare in questi Paesi per accorgersi facilmente delle differenze di mentalità.

Attenzione, il confronto non va fatto su aspetti del carattere ininfluenti sull’equilibrio della persona (per esempio: “i danesi sono più freddi degli italiani, io preferisco i secondi”), perché per il Neocinismo la modernità non può passare che attraverso l’equilibrio dal momento che solo questo assicura la massima qualità della vita che è sicuramente uno degli scopi di chi guarda al futuro. A mo’ di esempio, confronterò la personalità media (e sottolineo media) italiana con quella francese, visto che da anni passo in Francia un bel po’ di tempo.

Per onestà statistica occorre dire che i dati italiani sono appesantiti dai dati del Sud (un dato: se il Meridione d’Italia fosse una nazione a sé stante sarebbe il Paese più povero della Comunità Europea, informazione raccolta dal corrispondente da Bruxelles del TF1 francese durante un servizio sulla situazione italiana, vedasi La mentalità meridionale), anche se alcune regioni del Nord e Centro Italia non scherzano in quanto ad arretratezza civile. Purtroppo l’arretratezza di alcune regioni si ripercuote su tutto il Paese, non solo economicamente, ma su tutte le scelte “globali”: si pensi per esempio alle scelte culturali, sociali e religiose, ai programmi televisivi.

Irrazionali – In Italia ogni trasmissione televisiva e ogni giornale parlano di oroscopi e astrologia. Sul sito di un giornale come Le Monde non troverete l’oroscopo. Ovvio che anche in Francia c’è chi crede all’astrologia, ma il tutto avviene a livello personale, non c’è la presunzione di farne una cultura (un giorno un amico mi disse “ma tu non credi all’oroscopo nemmeno per gioco?”; risposi: “mah, a me non piace mai darmi dell’idiota!”).

Succubi – L’attaccamento, a volte morboso, che l’italiano ha per i genitori aumenta la percentuale di coloro che sono bamboccioni.

Mistici – Una delle cose più piacevoli dei miei soggiorni francesi è che sui giornali o in televisione in un mese non si parla del papa o se ne parla solo a ragion veduta, per qualcosa di veramente importante. Osservate come ogni giorno, nei telegiornali italiani, il papa e la religione vengono promossi quasi fossero gli unici depositari della verità. Finché gli italiani non capiranno che non hanno bisogno del papa, difficilmente l’Italia diventerà un paese moderno.

modernità e tradizione

Il cambiamento sociale è ciò che segna il passaggio dalla tradizione alla modernità

Dissoluti – Sicuramente in Francia c’è una maggiore attenzione alla salute; tutte le statistiche concordano sul fatto che ci siano meno persone in sovrappeso, una minore obesità infantile e che si faccia più sport.

Sopravviventi – L’arte di arrangiarsi e quella di superare ogni problema aggirandolo con furbizia sono tipicamente italiane (soprattutto al Sud). Sono qualità che potevano essere utili 50 anni fa, ma che oggi diventano un boomerang per vivere veramente al massimo, una rinuncia a priori, una dichiarazione di resa.

Insufficienti – In Italia l’assistenzialismo, il mammismo e l’arretrata condizione femminile hanno fatto, o fanno ancora sì che essere insufficienti sia quasi un pregio: ragazzi che stanno in casa fin oltre i 30 anni, donne che fanno un figlio per non lavorare, la strategia della cooperativa che in molte regioni d’Italia porta le persone ad appoggiarsi ancora le une sulle altre, quasi avessero bisogno di protesi sociali per vivere. Curiosamente, una volta un amico mi fece notare che i francesi sono molto più riservati, al che non potei non fargli presente che non è che mi importi molto che uno si impicci dei fatti miei, anche se ha tutte le più buone intenzioni del mondo di aiutarmi (per poi essere aiutato a sua volta!).

Romantici – In Italia c’è una gran parte della popolazione che vive ancora di sogni e romanticherie, il massimo (e unico) scopo della vita è trovare l’anima gemella. Non a caso molti programmi televisivi per fare audience non fanno altro che picchiare su questo tasto.

Vecchi – In Italia c’è paura del nuovo, del moderno, le tradizioni sono sacre anche quando sono superate dai tempi. Si vedano le desolanti statistiche italiane sull’uso della Rete o il fatto che i posti di comando (non solo in politica, pensiamo anche alle università) sono gestiti da dinosauri che non vogliono lasciare il potere.

 

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