Il significato di obiettivo dovrebbe essere a tutti chiaro: è lo scopo di una determinata azione (non a caso deriva dal linguaggio militare), una meta da raggiungere.
Da un punto di vista pratico però il termine obiettivo è spesso confuso con sinonimi troppo vaghi.
Come si scrive obiettivo
Il termine è così vago che persino la sua grafia non è chiara: con una o due b? In realtà, si può scrivere in entrambi i modi: obiettivo od obbiettivo, ma obiettivo è la forma più letteraria (deriva dal latino obiectivum), mentre obbiettivo è quella più popolare. Infatti, curiosamente, c’è una certa propensione “popolare” a raddoppiare le bilabiali (p, b, m), per esempio amminoacidi anziché aminoacidi. In provincia di Pavia c’è un comune, Gropello Cairoli, che dalla stragrande maggioranza dei pavesi è citato come Groppello, senza che si siano mai accorti che la grafia corretta è con una sola p!
Sinonimi
I sinonimi di obiettivo posso essere aspirazione, finalità, fine, intento, meta, mira, proposito, scopo, traguardo fino a spingersi a termini inglesi come target.
Incominciamo con il comprendere la grande confusione che nasce da due strade principali: considerare l’obiettivo come qualcosa di personale o qualcosa di esterno. Se dico che il mio obiettivo è laurearmi, diventare dottore ecc. faccio riferimento a una mia aspirazione; se dico che l’obiettivo della campagna sono i giovani dai 18 ai 30 anni, sto parlando di qualcosa che di personale non ha nulla.
Da un punto di vista psicologico ha cioè senso trattare di obiettivi personali e questi sono lo scopo dell’articolo.
Se riprendiamo la lista dei sinonimi, troviamo che in parte si sovrappongono o si avvicinano a quelli di “sogno”. La personalità romantica è infatti quella che fa diventare obiettivi della vita i suoi sogni senza capire che
- l’obiettivo è uno scopo che ha una probabilità bassa, ma concreta di realizzarsi;
- il sogno è uno scopo che ha una probabilità irrisoria di verificarsi, praticamente nulla.
Addirittura, ci sono libri che sfruttano questa confusione e parlano di pianificare i propri sogni! In realtà, un sogno non può essere pianificato per il semplice fatto che gli obiettivi intermedi per raggiungerlo possono di fatto essere impossibili da superare. Che dire di un soggetto che sogna di diventare un grande uomo di affari e non riesce a far crescere la piccola attività che ha avviato? Oppure di un ragazzo che vuole diventare una star del calcio, ma non riesce a diventare titolare nemmeno in una squadra locale?
Ovvio che la strategia della concretezza sta nel fissare obiettivi sfidanti e fermarsi quando diventano “impossibili”, accontentandosi di quello che si è raggiunto e facendo prevalere l’amore per quello che si è fatto, rispetto al desiderio di successo senza limiti.
Ricapitoliamo.
Un obiettivo è un punto di arrivo che ha discrete probabilità di successo di essere raggiunto. Se le probabilità sono molto alte, l’obiettivo non è sfidante (“ci piace vincere facile”), se sono molto basse, quasi nulle, è un sogno.

La confusione fra sogni e obiettivi è amplificata anche da libri (come quello di E. Keeber il cui titolo è nell’immagine) che promettono di pianificare i propri obiettivi per raggiungere i propri sogni!
L’obiettivo primario
Ogni nostra azione ha un obiettivo. Se chiediamo a un soggetto: perché fai X, spesso ci sentiamo dare risposte molto evasive del tipo “perché mi piace!”, a volte addirittura il soggetto si infastidisce e ci liquida con un “non è necessario spiegare tutto!”. In realtà, chi non va a fondo dei motivi delle proprie azioni difficilmente riuscirà a conoscere sé stesso e gli altri, sarà sempre uno psicologo mediocre. Nel caso delle proprie azioni, capire quali siano gli obiettivi della propria vita è fondamentale.
A chi non fosse ancora convinto della necessità di approfondire gli obiettivi delle azioni, si può citare un esempio illuminante. A un ragazzino sociopatico si chiede perché mai abbia torturato per ore un bambino fino a ucciderlo. La risposta agghiacciante è “Perché no?”. La risposta vuole chiudere ogni dialogo, ma è chiaro che è una risposta che non può soddisfare nessuno.
In altri casi, il soggetto risponde in maniera magari vaga, ma che comunque esprime un obiettivo primario. Per esempio:
- lavoro per procurarmi i soldi per vivere;
- lavoro per avere soddisfazioni;
- lavoro perché il lavoro mi riempie la vita ecc.
L’obiettivo nascosto
È ora di parlare dell’obiettivo nascosto.
Purtroppo, i condizionamenti subiti spesso portano il soggetto a ingannarsi sul vero obiettivo (quello che noi definiremo “nascosto) secondo il ragionamento inconscio: se mi fisso un obiettivo condivisibile, non criticabile, eticamente accettabile ecc. (obiettivo primario), posso vivere i miei condizionamenti!
Scoprire gli obiettivi nascosti è una specie di master in psicologia. Ovviamente, non si deve confondere questa ricerca con una valutazione cavillosa delle motivazioni, con un atteggiamento ipercritico che porta fuori strada.
Vediamo alcuni esempi.
Luigi sta preparando una cenetta romantica; un suo amico gli telefona e, sentendo musica in sottofondo, gli chiede come mai si senta quel particolare genere musicale. A Luigi non va di svelare i suoi piani e non trova di meglio che rispondere “l’ho messa perché amo questo genere di musica”. Ovviamente l’obiettivo nascosto è “sedurre/fare colpo su Maria che arriverà fra poco”.
Mario lavora tutto l’anno e come esponente alla strategia del carcerato non vede l’ora di andare in ferie. Solo che non gli va di ammettere che “deve staccare”, “deve prendersi una pausa” ecc., perché ciò lo porterebbe ad ammettere che il suo lavoro tutto sommato gli pesa e questo sarebbe poco accettabile perché da un lato contrasta con la visione del lavoro che dà dignità alla persona (ecco il condizionamento) e dall’altro con la sua aspirazione a vivere al meglio. Allora che fa? Fissa un obiettivo primario per nascondere quello “vero”: “quest’anno andiamo in vacanza a Parigi, ho sempre voluto visitare il Louvre!”. Obiettivo primario sensato, peccato che Mario di arte non sappia nulla, nemmeno in che secolo sono vissuti Rembrandt o Munch.
Carlo e Luca sono runner. Quando si allena da solo spesso Carlo ascolta musica, mentre Luca non lo farebbe mai. Domanda: “perché quando corri ascolti musica?”.
Da un lato, Carlo vorrebbe che la corsa fosse un suo vero oggetto d’amore, dall’altro però gli secca ammettere che corre sia per socializzare sia per avere visibilità con i risultati che ottiene all’interno del suo gruppo. Per cui, quando gli pesa correre, ecco che innesca l’obiettivo primario: “Io amo la musica, per questo quando corro mi piace ascoltarla!”.
Nessuno però mischia due oggetti d’amore perché, se è concentrato al 100% su uno, all’altro non resta spazio. Infatti, Luca da anni ha smesso di gareggiare, ma a lui piace sempre correre, ascoltare e fondersi con il suo cuore, la sua falcata, il suo respiro e la musica la lascia per quando torna a casa.
Sapendo che Carlo quando va a gareggiare alla domenica dà l’anima, non è difficile scoprire il suo obiettivo nascosto: “quando mi alleno da solo ascolto musica perché altrimenti mi annoio e sento troppo la fatica”.
Un obiettivo nascosto che invece un jogger o chi corre semplicemente per la salute non avrebbe difficoltà ad ammettere come primario.
Senza diventare ipercritici, imparate a portare alla luce gli obiettivi nascosti!