In psicologia, la nostalgia del passato non necessariamente implica un errore razionale; lo diventa quando il passato è valutato in modo esageratamente positivo (ecco le locuzioni tipiche della personalità vecchia, “ai miei tempi”, “quando ero giovane…” ecc.). Quando la nostalgia del passato è un errore razionale è più corretto definirla come retrospettiva rosea (anche declinismo), indicando specificamente la condizione di chi, spesso anche del tutto inconsapevolmente, attribuisce più valenza e significato positivo agli accadimenti del passato che a quelli del presente e alle prospettive future; una specie di ottimismo retrospettivo che è frutto di un errore cognitivo.
La retrospettiva rosea fa infatti parte dei bias cognitivi e può farsi strada progressivamente nella mente in modo subdolo, specialmente quando la vita non è vissuta appieno ed è carente di soddisfazioni. Il passato, spesso anche il passato remoto del soggetto, è da lui considerato come il momento migliore della vita, quello in cui ha vissuto gli anni più belli, quello nel quale rifugiarsi almeno con la memoria per attingere ricordi struggenti con i quali compensare un presente percepito negativo.
Ma più la nostalgia del passato ci conquista, più si tende a trascurare il presente senza valutare che quel passato esiste solo nella mente; col tempo si rimane intrappolati nei ricordi e trattenuti in un terreno melmoso che impedisce di progredire. Quante volte si sente qualcuno dire “ai miei tempi si stava meglio, il mondo era migliore, i rapporti erano meno conflittuali…”, addirittura “si stava meglio quando si stava peggio”!
Se volgere qualche volta lo sguardo al passato è normale, magari anche utile (è il filo conduttore della vita, forse fonte di saggezza, un maestro che insegna a non ripetere certi errori, a volte un contenitore di piacevoli ricordi…), certamente non è normale vivere prevalentemente in quel passato con la convinzione che esso sia stato di gran lunga migliore di qualunque possibile presente. Fra l’altro, la ripetizione nel tempo di questo pensiero, anche se inconsapevole, lo fossilizza al punto da renderlo quasi irreversibile: il passato non dovrebbe mai essere un luogo in cui soggiornare a lungo!
E attenzione: la retrospettiva rosea è spesso dotata di grande forza perché il soggetto è profondamente convinto che qualcosa (un momento storico, un luogo, una cultura, aspetti della propria vita…) stia compiendo un declino negativo (da qui il termine declinismo), forse anche senza ritorno. Quindi
non si tratta solo di una grande nostalgia del passato, ma a essa si accoppia la svalutazione del presente e una previsione ancor più negativa per il futuro.
È un meccanismo che evoca l’immagine del cane che si morde la coda, mettendo in atto un circolo vizioso difficile (ma non impossibile) da interrompere.
Una parte della psicologia attribuisce la causa di questo fenomeno alla cosiddetta “minimizzazione”, una sorta di cancellazione che la memoria attua automaticamente nel tempo nei confronti soprattutto dei ricordi più negativi/spiacevoli rispetto a quelli positivi. Si ritiene anche che il mantenimento dei ricordi positivi potrebbe essere addirittura propedeutico al consolidamento dell’autostima.
Un elemento è però certo: chi vive prevalentemente nel passato, oltretutto svalutando il presente, non sta vivendo una vita felice perché questa pretende azione, investimento emotivo e un coinvolgimento quotidiano per cui resta uno spazio quasi nullo a desideranti sguardi retrospettivi.
Sulla retrospettiva rosea fanno affidamento gli studiosi di neuromarketing: nella pubblicità e nella moda vengono spesso riproposti colori, forme, musiche e ambientazioni che si rifanno a momenti e atmosfere di un passato oggettivamente percepibile più roseo (per la genuinità dei prodotti, la purezza dell’ambiente, i grandi spazi aperti senza inquinamento…) in modo da coinvolgere anche emotivamente i consumatori e spingerli ad acquistare.

Quando la nostalgia del passato è un errore razionale è più corretto definirla “retrospettiva rosea”
Retrospettiva rosea – Come contrastarla efficacemente
L’obiettivo è quello di trasformare la retrospettiva rosea in una concreta prospettiva rosea. Qualche considerazione preliminare:
- può apparire scontato ma è fondamentale: il passato, qualunque sia stato, non lo si può né cambiare né replicare; quello che è successo è irripetibile perché le condizioni, il contesto e le situazioni erano diverse e non sono riproducibili;
- se si continua a lungo a crogiolarsi nel ricordo di momenti soddisfacenti, fortunati, percepiti forse anche più rosei di quanto non siano stati in realtà, non si vive il presente e il tempo scorre inesorabile (come Petrarca sentenziava: La vita fugge et non s’arresta una hora): quando si dovesse ritrovare la capacità di investire nel presente e nel futuro, potrebbe anche essere troppo tardi;
- la realtà è quella che è e non si può avere la pretesa che debba essere il mondo a doversi adattare a sé e non viceversa;
- le eventuali esortazioni a pensare positivo, a guardare con fiducia la realtà, a non lasciarsi condizionare dagli accadimenti negativi… sono di per sé vuoti slogan che non portano concretamente da nessuna parte e non aiutano il soggetto a uscire dal circolo vizioso.
Partiamo da qui: perché si cammina con lo sguardo rivolto all’indietro? Come mai si percepisce il meglio solo nel passato? Quasi sempre la risposta è semplice: perché il presente non è vissuto in modo felice, spesso anzi non è vissuto per niente; e quando il presente è vuoto anche lo sguardo al futuro è offuscato e privo di prospettive, men che meno rosee.
In linea puramente teorica sono molte le persone che possono soffrire di retrospettiva rosea, ma alcuni, per tendenza caratteriale (criticità della personalità), sono più portati a guardare indietro:
- una personalità statica può anche avere a suo tempo elaborato una buona visione della vita, ma ha commesso l’errore (grave) di ritenerla la migliore per sempre, senza capire l’importanza fondamentale che il mondo si evolve. Per questo corre il concreto rischio di diventare una persona fuori dal tempo;
- una personalità vecchia non necessariamente appartiene a un soggetto con età cronologica avanzata; si può essere anziani senza essere vecchi e si può essere vecchi anche con un’età cronologica più bassa. La persona con la personalità vecchia è proprio colei che ripete spesso la frase “ai miei tempi” e nel contempo pone in atto un rifiuto di tutto ciò che è attuale perché considerato estraneo a sé: non usa Internet, non ha un conto corrente online, guarda con diffidenza lo smartphone, considera il navigatore una diavoleria, guarda prevalentemente i film del tempo andato… insomma, non vive il presente;
- altre personalità critiche, specialmente per chi soffre di più criticità nella personalità (sopravvivente, romantico, debole, mistico, contemplativo), possono favorire l’insorgere dello sguardo retrospettivo roseo.
Il problema lo si può affrontare efficacemente intervenendo sulle criticità dalla personalità e questo, con l’impegno adeguato, è concretamente realizzabile.
Si riuscirà così a vivere una vita appieno e tendente alla felicità; una vita felice non è infatti compatibile con sguardi al passato perché pretende presenza e amore per il presente, consentendo nel contempo adeguato spazio per concrete prospettive rosee.