Il termine modernità (usato per la prima volta da Baudelaire in ambito prettamente artistico) è di una notevole complessità perché non si presta facilmente a una definizione oggettiva.
In sociologia la definizione è decisamente poco moderna perché, di fatto, si rifà a eventi del secolo scorso. Infatti, ci si ricollega a eventi come la crescita dell’importanza della centralità dello Stato-nazione (Giddens) oppure dell’affermarsi della razionalità (e quindi della tecnologia) nella società (Weber). Tutto ciò porta a fissare la nascita della modernità con la seconda rivoluzione industriale e la nascita del positivismo.
Questa visione della modernità può essere rivisitata oggi alla luce di una considerazione molto importante: la globalizzazione ha reso il mondo molto più veloce e quindi la modernità non è più solo una condizione facilitante, è una necessità. Infatti, chi non è moderno sperimenta una situazione di disagio e disorientamento: gli stessi che provavano una volta i vecchi e che ora sono anche tipici di quarantenni rimasti troppo indietro.
La definizione di modernità oggi
Secondo il Personalismo, la modernità è la caratteristica di una società che mostra tre fattori fondamentali:
- Buon stile di vita
- Mentalità scientifica
- Rigore morale.
Il buon stile di vita – Grazie agli sviluppi della scienza, la speranza di vita è andata sempre più aumentando e oggi la forbice di chi vive con un cattivo stile di vita e chi invece ne segue uno buono può essere tranquillamente di 40 anni. Ne consegue che chi è moderno non spreca la propria vita con comportamenti come la dipendenza dal fumo, dall’alcol, dalla sedentarietà e dallo stress negativo. Seguire i 10 punti del buon stile di vita è dunque una caratteristica dell’uomo moderno. Non basta seguire 4 o 5 punti, è necessario seguirli tutti! Si veda a tale scopo anche il video.
La necessità di includere il buon stile di vita fra i parametri di modernità deriva dal fatto che chi ce l’ha cattivo produce un danno sociale, in termini di costi e di efficienza della società.
La mentalità scientifica – Non significa avere una laurea in ingegneria o in fisica, significa semplicemente giudicare gli scenari che viviamo utilizzando una valutazione quantitativa, cioè numerica (in termini tecnici, evitare l’innumerismo. Tutti noi quando riceviamo un’offerta di lavoro vogliamo sapere quanto guadagniamo, non decidiamo senza sapere questo fattore importante; di fronte a uno scenario, a un’ipotesi, a una teoria molte persone ne danno interpretazioni filosofiche, quantitative, sentimentali, ma senza numeri. Altre a volte si perdono nei numeri, venendo facilmente truffati o imboccando strade, magari semplici e/o accattivanti, ma a fondo perduto. Sicuramente chi ha seguito una formazione scolastica di tipo scientifico è favorito, ma spesso basta il buon senso per calcolare le probabilità di un evento (capendo se è molto probabile o molto poco probabile), capire che la correlazione non è una causa (moltissime ricerche vivono di correlazioni facendole passare per “probabili” cause), capire la fallacia di un ragionamento. Anzi, anche chi ha una notevole formazione scientifica, un matematico per esempio, usa solo il buon senso per bocciare situazioni come queste:
- assurdo diventare ludopatici sperando di vincere a giochi non equi, cioè dove il banco ha più probabilità di vincere che il giocatore.
- Assurdo credere che osservare che A succede spesso (correlazione) in un campione B significhi che B causa A (esempio: andare in chiesa fa male perché la mortalità è maggiore fra chi ci va rispetto a quella di chi non ci va. Ovviamente, la cosa è vera non perché faccia male andare in chiesa, ma semplicemente perché in chiesa ci va un numero maggiore di persone anziane).
- Assurdo credere che tutto ciò che sia naturale faccia bene (basta verificare le tante cose naturali che fanno male, dal sole per i tumori della pelle alle varie sostanze naturali che generano comunque malattie a una parte della popolazione).
Avere una mentalità scientifica vuol dire non fare confusione fra condizione necessaria e condizione sufficiente (la ricchezza è una condizione necessaria o sufficiente per la felicità? Provate a rispondere). Avere una mentalità scientifica vuol dire infine avere una buona propensione per la tecnologia: non significa usare Facebook o WhatsApp (strumenti usati troppo spesso per il solo gossip), significa per esempio essere in grado di fare velocemente una ricerca in Google!

La globalizzazione ha reso il mondo più veloce e quindi la modernità non è più solo una condizione facilitante, ma addirittura una necessità
Rigore morale – Rigore morale significa sapere giudicare oggettivamente quello che facciamo. Non c’entra nulla con l’onestà o con la bontà (anche una persona non moderna può essere onesta, buona ecc.), significa evitare il comportamento del soggetto mediocre che cerca sempre delle giustificazioni al suo operato. Per questo si parla di oggettività. Chi cerca delle giustificazioni (“piove, governo ladro“) non ha rigore morale: chi viene multato perché in doppia fila cercherà giustificazioni del tipo “eh, ma lo fanno tutti”, “Eh, ma il comune non crea abbastanza parcheggi” ecc.; lo studente che riesce male a scuola darà la colpa al professore ecc. Si deve notare che il rigore morale non coincide necessariamente con il rispetto della legalità: rispettare una legge (che si può ritenere ingiusta) non vuol dire non infrangerla, ma, se la si infrange, accettare la pena, senza giustificazioni (principio della disobbedienza gandhiana) o peggio pretendere di “non avere nessuna pena perché ho ragione”. Una massima contraria al rigore morale è per esempio “semel in anno licet insanire“, una volta all’anno si può trasgredire (per esempio chi spara i botti a Capodanno, nonostante le ordinanze che lo vietano).
P.S. la ricchezza non è né necessaria, né sufficiente; è una condizione facilitante per la felicità.