La libertà è sicuramente una situazione tipica della persona top. Bisogna subito precisare che essere liberi non significa fare ciò che ci pare e piace. È abbastanza evidente che, se la libertà fosse senza confini, in pratica non esisterebbe, sarebbe un concetto astratto e di scarsa utilità.
Il Personalismo dà della libertà una definizione più concreta e “personale”. Per capirla fino in fondo è necessario notare che la libertà ha due dimensioni: quella che ci è “imposta” dal mondo esterno e quella che ci diamo noi.
Se una persona nasce e cresce in uno Stato dove non c’è democrazia la sua libertà sarà fortemente condizionata; lo stesso dicasi se nasce in una famiglia poverissima o se per sfortuna dovesse essere incarcerato ingiustamente. Anche la libertà, come la felicità, è una condizione che è soggetta a condizioni facilitanti.
Dato però lo status che deriva dall’interazione con il proprio ambiente, l’individuo può aumentare o diminuire la sua libertà; su questa dinamicità si basa la nostra definizione:
una persona è libera se le sue scelte non limitano ulteriormente la sua libertà.
Si tratta cioè di libertà interiore. Per capirla fino in fondo, citerò l’esempio di alcuni prigionieri americani in Vietnam che riuscirono a vivere per anni in una cella di 4×4 m senza gravi traumi psichici perché nella loro cella giocavano a golf o si immaginavano immersi nelle loro occupazioni: sapevano che sarebbe arrivata l’ora della libertà (esteriore), bastava non perdere quella interiore. Questo esempio mostra chiaramente che la libertà come ci viene offerta dall’esterno non è che una dimensione, forse quella meno importante. Sta a noi poi saperla amplificare ulteriormente senza distruggerla con scelte disastrose. La libertà interiore (quella basata sulle nostre scelte) è la vera libertà, non dimentichiamolo.
Data la definizione, guardiamoci attorno e scopriremo che pochissime persone sono libere: le loro scelte sono talmente pessime che non resta loro che cercare di dare la colpa della loro schiavitù alla mancanza di libertà esteriore: “il mondo ci condiziona”, “nessuno è veramente libero” e altre simili sciocchezze sono i loro alibi. Ovvio che tali persone in una cella di 4×4 m avrebbero resistito al massimo due o tre giorni…
Libertà e successo
È ovvio che se scegliamo un lavoro che limita oltre misura la nostra libertà e, in particolare, i nostri oggetti d’amore, abbiamo fatto una scelta liberticida. Eppure è la scelta che fanno moltissime persone per avere un po’ più di denaro, per accrescere la propria autostima con una fulgida carriera o per avere successo e visibilità. Pensiamo al grande uomo d’affari, al banchiere, al medico sempre sotto pressione, al politico.
Durante la stagione di caccia passo dieci e più ore a caccia con i miei cani, tutto il giorno. Si cammina senza meta, fermandosi ogni tanto per un sorso d’acqua. Francamente non invidio il banchiere (anzi provo compassione per lui) che nel suo bel doppiopetto presiede il consiglio di amministrazione per discutere una fondamentale fusione, il politico che esce da una lunghissima riunione strategica o la miss di turno che deve sorbirsi un infinito servizio fotografico durante il quale deve ridere e piacere anche se il suo cuore è annoiato o triste.
Questi uomini e queste donne di successo sono giustificati solo se ciò che fanno è un loro oggetto d’amore, mentre sono da compatire se la motivazione delle loro azioni è diversa dall’amore: così potenti, eppure schiavi!
Non è però necessario colpire personaggi di successo, asserviti al dio denaro o alla mondanità. Ben più triste è la posizione di chi vende la propria libertà in cambio di un successo molto limitato, non di tanto denaro, ma solo di quel poco che basta per permettersi una bella casa o un’auto sempre nuova o di chi, per “sicurezza”, preferisce un posto certo, ma invivibile, piuttosto che uno aleatorio, ma “umano”.

La libertà è sicuramente una situazione tipica della persona top. Bisogna però subito precisare che essere liberi non significa fare ciò che ci pare e piace.
Libertà e relazioni sociali
Le relazioni sociali sono spesso un grande fattore limitativo della libertà della persona che non sa scegliere bene. Gran parte del proprio tempo viene speso non per vivere i propri oggetti d’amore, ma per “seguire” parenti, amici, vicini di casa, semplici conoscenti ecc. in viaggi che non sono “sentiti” del tutto. Abbiamo già parlato della strategia della cooperativa per vincere la solitudine, ma, anche al di fuori del problema solitudine, è usuale che ci si “debba” trovare per coltivare relazioni sociali che non vanno oltre, che non siano cioè basate su oggetti d’amore.
Libertà e matrimonio
La situazione precedente diventa drammatica in certi matrimoni, evidentemente non molto ben riusciti. Uno o entrambi i coniugi non sono capaci di essere autosufficienti e impiegano la strategia del compromesso: io faccio questo, tu fai quello, tu mi dai il tal giorno, io ti lascio libero il tal altro. Spesso il coniuge passivo accetta di buon grado, ritenendo questa limitazione come ragionevole, facente parte degli oneri del matrimonio. In realtà, sta decidendo di vendere gran parte della sua libertà. Pensiamo al marito che pretende che la moglie cucini: in cambio di deliziosi manicaretti si vende la possibilità di disporre di tutti quei week-end in cui lui “deve” mettere a posto (le classiche “faccende da uomo”) la casa. Se la moglie non cucina per passione, è sicuramente preferibile scegliere un modello di cucina più spartano ed essere liberi.
Se pensate che il vostro matrimonio sia felice provate a chiedervi di quale percentuale di tempo potete disporre: se è un bel 20% siete come i Pellerossa, prima toglievano loro l’80% delle terre e poi li relegavano in una bella riserva.
Le personalità del Personalismo
Penso che gli esempi fatti permettano di trovarne autonomamente altri in cui decisioni sbagliate portano a una limitazione significativa della propria libertà. Può essere utile capire anche come le differenti personalità del Personalismo si orientino a scelte liberticide.
- Lo svogliato perde la sua libertà perché sceglie spesso la soluzione più facile, meno coinvolgente.
- L’irrazionale perché le sue scelte sono così illogiche che nemmeno si accorge delle corde con cui si lega.
- Il mistico perché è schiavo della sua religiosità.
- L’inibito perché è schiavo delle sue inibizioni.
- Il debole perché è troppo incline ai compromessi.
- Il fobico perché è schiavo delle sue paure.
- Il dissoluto perché non sa dominare le richieste del suo corpo.
- L’insufficiente perché ha un basso livello di autosufficienza.
- Il patosensibile perché è schiavo del dolore altrui.
- Il romantico perché è schiavo dell’idea che domina la sua vita.
- L’apparente perché “deve” apparire, altrimenti non esiste.
- Il vecchio perché tende a far gestire la propria vita da altri.
Meno inclini a decisione liberticide sono i sopravviventi, gli indecisi, i violenti, gli statici, gli insoddisfatti, i contemplativi. Alcune di queste personalità lasciano le cose come stanno, non modificano cioè la libertà che ricevono dall’esterno, mentre altre possono addirittura migliorarla, anche se con mezzi non del tutto “etici”.
Da ultimo non mi resta che passarvi un piccolo test. Considerate un vostro oggetto d’amore (se non ne avete, preoccupatevi). Quanti giorni all’anno potete viverlo?