L’ira (o, secondo una terminologia più comune, rabbia) è un sentimento negativo senza nessuna scusante; è uno di quei concetti che usando il test dello psicologo svelano immediatamente il grado di falso equilibrio di una persona. Chi non è totalmente equilibrato la riterrà comunque “ragionevole” in caso di gravi soprusi, dimenticando che, oltre a non servire assolutamente a nulla, offusca la ragione e diminuisce le probabilità di scegliere il percorso migliore per opporsi alle avversità.
Questa condanna senza appello dell’ira sorprenderà chi, ritenendola un’emozione fondamentale (nel senso che è un’emozione primitiva, presente fin dalla nascita), ne sosterrà una qualche utilità e punterà il dito sul fatto che nella società civile si tende spesso a inibirla. In realtà, è banale osservare come ci siano persone perfettamente equilibrate che sembrano immuni dall’ira (sono quelle dotate di forza calma), persone che hanno rivolto la loro personalità ad altre forme di gestione delle situazioni avverse (esattamente come l’istinto all’accoppiamento generalizzato con l’altro sesso può essere incanalato verso l’amore per un solo soggetto). Per capire dove si sia fermata l’evoluzione dell’arrabbiato, vediamo il processo che porta all’ira:
- Bisogno
- Ostacolo (oggetto o persona) che si oppone al bisogno
- Attribuzione di una colpa all’oppositore
- Assenza di timore verso l’oppositore
- Intenzione di attaccare
- Azione violenta.
Sul primo punto il bisogno soggettivo può essere più o meno plausibile, in altri termini può essere molto ragionevole o assolutamente non condivisibile dalla maggioranza delle persone. In quest’ultimo caso, l’ira finale appare come una manifestazione decisamente patologica e fuori luogo.
Se non scatta il secondo punto (cioè se il soggetto non trova un perché alla frustrazione del suo bisogno) ecco che la frustrazione può portare anche a fenomeni di autopunizione (l’ira viene rivolta contro sé stessi). Negli insofferenti (dove il bisogno è in realtà un’aspettativa mancata) spesso il colpevole non esiste (o viene identificato in modo sommario) e si passa subito al punto 6 (quando non si ha una profonda frustrazione che spegne l’incendio della mancata aspettativa).
Il terzo punto fissa un momento importante: identificare un “colpevole” consente di proseguire il percorso.
Tale percorso può però interrompersi bruscamente nel momento in cui il soggetto si accorge che ha paura, timore, si sente impotente ecc. di fronte al colpevole (la chiamerei sindrome di Fantozzi); anche in questo caso è possibile che scatti l’autopunizione.
Superato il timore reverenziale per il colpevole, ecco che nasce l’intenzione di attaccare.
Tale intenzione può essere più o meno modulata dalla ragione, arrivando all’azione violenta finale. A questo punto è però necessario fare un fondamentale distinguo che spesso anche gli addetti ai lavori non sanno gestire: nella diagnosi di rabbia ha poco senso considerare le manifestazioni esteriori (tono della voce alto, pugno sul tavolo ecc.) perché tali manifestazioni possono non essere “spontanee”, bensì semplici manifestazioni di forza del soggetto che “sa” che “la minaccia è più forte dell’esecuzione” e quindi si traveste da arrabbiato per ottenere ciò che vuole. Nonostante quelle manifestazioni, il soggetto può avere il pieno controllo della situazione e quindi non è certo nel caos razionale dell’arrabbiato.
Per diagnosticare l’ira occorre valutare l’interno,
dove per “interno” intendiamo i parametri fisiologici del soggetto.

L’ira è uno stato psichico alterato che non può essere ritenuto fisiologico
Confrontiamo due persone che gridano le proprie ragioni, analizziamo le loro parole. La prima si esprime comunque con chiarezza, nei termini della legge (in modo da non fornire appigli “legali” alla controparte) e in modo fermo e che non ammette repliche, può anche picchiare un pugno sul tavolo a conclusione del suo discorso, ma resta sempre lucida e forte; la seconda incespica, passa da un concetto all’altro senza seguire la logica, l’unica sicurezza che ha è che ha ragione, ma sente che la situazione le sfugge di mano e allora grida, insulta e sbraita. Visto dal di fuori, il suo atteggiamento è penoso.
Da un punto di vista fisiologico, l’ira è sottolineata da un aumento della pressione arteriosa, dei battiti cardiaci, dell’irrorazione periferica (sensazione di calore), della sudorazione ecc. e da una sostanziale modifica dello stato fisiologico di chi si arrabbia.
Nella persona equilibrata non ci sono significative variazioni fisiologiche, pur essendoci una ferma reazione psicologica.
Proprio per questo offuscamento razionale, per il Personalismo
l’ira è la forza degli stupidi.