Quando parliamo di capacità d’amare di solito lo facciamo per indicare la capacità del soggetto di sostituire oggetti d’amore andati persi. Ma l’incapacità di amare? Cioè la difficoltà di trovare almeno un oggetto d’amore? Dall’analisi della popolazione emerge che molte persone non riescono a trovare oggetti d’amore, al più passatempi, occupazioni e il tradizionale lavoro per riempire la vita. Nessuno slancio passionale verso qualcosa. Questa situazione è mitigata dall’attenzione data a due pulsioni naturali, il sesso e il cibo. Quando si analizza un soggetto è necessario diversificare casi tutto sommato “normali” (anche se penalizzanti nei confronti della qualità della vita) da altri che sono campanelli d’allarme.
In primis l’età del soggetto. In soggetti giovani (fino alla tarda adolescenza) è possibile che non si sia trovato nulla da amare veramente con coinvolgimento (come vedremo può dipendere anche dall’educazione avuta). Analogamente, nella tarda età, come molti altri parametri fisici e mentali, la capacità d’amare può (non è detto!) affievolirsi. In secondo luogo è necessario valutare l’attenzione data alle pulsioni naturali (sesso e cibo; che non devono essere “dimenticati”) per capire se l’incapacità d’amare è legata a un disinteresse per la vita (e qui si entra in campo psichiatrico) oppure è semplicemente qualcosa che si potrebbe definire noia esistenziale. La noia esistenziale è l’oggetto di questo articolo.
Da ultimo la “capacità di osservazione” di cui parliamo nell’articolo sulla capacità d’amare. Se il soggetto ha perso la capacità di osservare il lato buono delle cose, se vede solo e sempre il bicchiere mezzo vuoto, sicuramente non riuscirà a trovare oggetti d’amore, sempre infranti dalla sua negatività prima che si possano concretizzare. Quindi consideriamo un soggetto:
- di età compresa fra l’adolescenza e la senescenza avanzata;
- con una sessualità e un’attenzione al cibo sufficienti (l’aggettivo indica che sono pulsioni “non dimenticate”);
- con un’osservazione sufficiente (cioè non un “pessimista globale”).
Quali sono le cause dell’incapacità d’amare?

L’incapacità di amare è, sostanzialmente, la difficoltà di trovare almeno un oggetto d’amore
Incapacità di amare e personalità
Ovviamente ogni personalità critica può danneggiare la capacità d’amare. Per esempio, un insofferente potrebbe evitare di farsi coinvolgere in molte situazioni semplicemente perché “teme” che la mancata aspettativa sia troppo dolorosa; analogamente un inibito può essere talmente “castrato” dal rapporto con i genitori da non essere in grado di sviluppare appieno il suo mondo e quindi di trovare oggetti d’amore. Questi però sono casi limite. In realtà, esistono due personalità che sono coinvolte principalmente nei problemi di sviluppo della capacità d’amare: gli svogliati e i sopravviventi.
La fatica – Lo svogliato non ha la forza di volontà sufficiente per superare gli ostacoli che gli impone l’eventuale oggetto d’amore. Se l’oggetto d’amore è legato a condizionamenti subiti (come per esempio l’amore per un figlio fatto “perché si devono avere figli”), il soggetto parla di “sacrifici” per la gestione del suo amore che conseguentemente, di fatto, viene visto con una forte componente negativa (e quindi in realtà non è un oggetto d’amore), anziché di “fatica gratificante”. Se invece l’oggetto non è legato a condizionamenti (come può essere un hobby che dovrebbe evolvere verso oggetto d’amore), nello svogliato manca la capacità di vedere la fatica come gratificante, come investimento per una gioia esistenziale derivante dall’amore per qualcosa. Di fatto, la fatica percepita, gli sforzi necessari sono il blocco al proseguimento sulla strada dell’amore.
L’obiettivo – Poiché per il sopravvivente “è normale avere problemi nella vita”, essa diventa “naturalmente mediocre”; ecco allora che l’oggetto d’amore sembra spegnersi appena acceso, sostituito spesso da altri interessi secondo la moda del momento. Poiché è “mediocre” non riesce a coinvolgere più di tanto. Cosa manca al sopravvivente? Molto spesso nella gestione del suo oggetto d’amore è la carenza di obiettivi che spegne la sua energia vitale. Mentre i condizionamenti possono produrre obiettivi come una carriera, una bella casa, una bella auto ecc. (soprattutto se c’è una buona dose di apparenza), nella vita privata, nei suoi affetti il sopravvivente non trova veri oggetti d’amore perché di fatto non sa, non vuole o ritiene inutile avere obiettivi.
Senza finalizzazione, non si forma un oggetto d’amore.
Se faccio una cosa, devo pormi un fine, un obiettivo, un piccolo passo che mi coinvolga ad andar avanti. Senza obiettivo, inconsciamente, si forma la domanda “ma chi me lo fa fare?”. E l’oggetto d’amore si spegne. Curiosamente si nota come la personalità critica del romantico, quando è dominata da un sogno, trova facilmente qualcosa da amare (a volte nel modo sbagliato con scadimento della qualità della vita), proprio perché il sogno romantico è una deformazione in grande del concetto di obiettivo.
Educazione
Purtroppo molti genitori dimenticano che il loro scopo principale è insegnare ai loro figli a vivere. L’educazione ha anche un’importanza fondamentale per formare l’energia vitale del bambino e del ragazzo e quindi scongiurare un’incapacità di amare.
Se i genitori non sanno indirizzare i figli, fin da piccoli, verso potenziali oggetti d’amore, sicuramente non stanno facendo un buon lavoro. Indirizzare non significa iscriverli al corso di danza, a quello di pallavolo o altro, significa “vivere insieme” il potenziale oggetto d’amore. In quest’ultimo caso il bambino per emulazione incomincerà ad amare ciò che gli viene proposto. Nel primo caso, la possibilità che si crei una buona energia vitale dipende da come la nuova esperienza (il corso di…) viene vissuta e dal trasporto con cui chi la propone riesce a sostituire l’emulazione genitoriale, ma non c’è nessuna garanzia che ciò accada. Così esistono adolescenti che hanno provato mille esperienze, di fatto abbandonandole tutte e predisponendosi a diventare futuri sopravviventi.