Questa guida alla semplicità prende in esame tutti gli indicatori di status sociale per analizzare i casi in cui diventano anche indicatori di mancanza di semplicità, cioè di apparenza.
Incominciamo con il dire che gli indicatori di status sociale (d’ora in avanti abbreviati con i.s.s.) non sono del tutto equivalenti, ma ognuno di essi ha un indice di superfluità; tale indice si misura con la necessità del bene rispetto al suo costo rispetto a eventuali alternative e allo status economico del soggetto.
Costo – Ovviamente si parla di apparenza quando il costo del bene è significativamente più alto rispetto alla media del mercato. Per esempio, un’auto che costa 60.000 euro, un orologio che costa 3.000 euro ecc. Quindi è come se ci fosse una soglia d’apparenza.
Tale soglia è importante per esempio nel caso dell’abbigliamento. C’è gente che supera ampiamente i 500 euro per capi come scarpe, borse, abiti: forse sono fantozzianamente in pelle umana, forse fanno anche il caffè, ma una borsa è una borsa e averla di Coco Chanel non fa diventare cigni da brutti anatroccoli quali si è.
Il concetto di “alternativa” va valutato rispetto alle funzioni dell’i.s.s. Per esempio, nel caso di un orologio la cui funzione è misurare il tempo, una spesa di 3.000 euro è esagerata e non aggiunge funzioni; forse, anni fa, la meccanica di orologi molto costosi era garanzia di una durata praticamente eterna e ciò, per certi versi, giustificava il prezzo. Oggi con il digitale e i suoi costi bassissimi, un Rolex che senso ha?
Il costo condanna quasi senza appello i gioielli. Un gioiello può essere una piccola opera d’arte, ma il 99,9% di chi lo indossa non saprebbe distinguerlo da un falso ben fatto; eppure c’è chi non rinuncerebbe a spendere migliaia di euro pur di avere l’anello dei sogni mentre i più furbi hanno capito che l’estetica non è questione di costi (questo concetto è stato abilmente sfruttato dalla Swarovski che produce “gioielleria” di ottima estetica a prezzi “popolari”). Che senso ha portare indosso gioielli per migliaia di euro? Perché “ce li si può permettere?”. Patetico. Perché non andare in giro con il saldo del proprio conto in banca stampato in fronte, in bella vista?
È importante però non limitarsi solo al costo assoluto di un bene. Nel caso di un’abitazione può non essere da apparenti una casa da un milione di euro se ha piscina, campo da tennis, un maneggio per il cavallo, un piccolo parco dove far scorazzare senza problemi il cane ecc. Ovviamente non è da apparenti se queste cose si usano! In altri termini, la ricchezza serve per essere trasformata in cose pratiche che migliorano la qualità della vita. Così chi si compra una barca e poi la usa al massimo 15 giorni all’anno è sicuramente apparente, perché con costi accettabili una persona semplice amante del mare la barca l’avrebbe affittata!
Status economico del soggetto – Chi fa il passo più lungo della gamba è sicuramente un apparente. Un soggetto che mangia insalata per anni (o semplicemente si “permette” un oggetto decisamente sopra il suo tenore di vita) pur di “potersi permettere” il macchinone tanto semplice non è.
Analogamente non è semplice chi acquista una bellissima casa contraendo un mutuo che lo strozza per anni per la difficoltà di arrivare a fine mese.
Gli alibi
Gli apparenti sono ossi duri e molti di loro tentano comunque di mostrarsi semplici perché, più o meno consciamente, capiscono che la semplicità è un valore. Ci tentano con alibi scricchiolanti, ma che hanno un minimo di plausibilità.
La soddisfazione – È fondamentale notare che quanto abbiamo detto sullo status economico del soggetto vale solo al negativo, non è equivalente al dire “se uno se la può permettere, che male c’è se si compra la Ferrari?”. Non c’è nulla di male, solo che non è una persona semplice, è un apparente. Infatti (tranne le eccezioni che vedremo dopo) il delta di spesa con l’acquisto di una macchina “normale” poteva essere investito in cose e/o azioni che migliorano veramente la qualità della vita. In questo caso la risposta più gettonata alla critica è che “comunque l’oggetto dà soddisfazioni”. Premesso che la soddisfazione non è la felicità, vivere di soddisfazioni vuol dire avere una vita un po’ vuota che si cerca di riempire con il proprio portafoglio (situazione analoga alla sindrome del compratore, così frequente in chi ama lo shopping).
La situazione è analoga a quella di chi ha qualche hobby, ma non ha dei veri oggetti d’amore.
Estetica – Ricordatevi che l’estetica verso una griffe è spesso indice del condizionamento che quella griffe ha esercitato sulla società. Per esempio, consideriamo il classico disegno della Louis Vuitton, nulla di particolarmente eclatante. Eppure c’è chi acquista borse false con quel disegno per far credere, sotto sotto, che siano vere (sarebbe molto più conveniente acquistarne una di una buona marca, durevole e affidabile che una copia di sicuro non eccelsa come fattura e durata). Chi si fa condizionare da una griffe, come può essere immune dai tanti condizionamenti che gli piovono addosso?
Il falso bisogno – Un altro alibi è il falso bisogno. Oggi ci sono gli smartphone; solo a pronunciare il termine ci si sente più importanti, soprattutto se la nostra dizione inglese è perfetta. Okay, uno smartphone ti consente di fare tante (utili) cose, ma che senso ha comprare quello più costoso se navighi male in Rete e lo usi solo per messaggiare o per consultare la tua pagina Facebook?
Se compro un Baume & Mercier perché “ha una meccanica eccezionale”, ma non so nemmeno compararlo con il livello di precisione di un ottimo orologio digitale (se odio il digitale probabilmente ho una personalità “vecchia“), se non so spiegare perché questa precisione mi serve, allora sono un apparente.
La motivazione
Esistono eccezioni a quanto finora detto? In linea del tutto generale occorre sempre arrivare alla “vera” motivazione che spinge alla fruizione di un i.s.s. Infatti, esistono motivazioni diverse dall’apparenza e del tutto plausibili, anche se sono di solito piuttosto occasionali, poco comuni. Vediamo alcuni esempi.
Il collezionismo – L’esperto e amante di orologi può collezionarne anche di molto costosi. Stessa cosa dicasi per certi tipi di gioielli. Ovviamente la “passione” non deve essere un alibi per nascondere l’apparenza. Il collezionista di gioielli che non sa distinguerne uno vero da uno falso non può considerarsi un esperto e la vera motivazione che c’è dietro al suo collezionismo è la voglia di evidenziare il fatto che può collezionare oggetti costosi.
Il lavoro – Chi usa costosissime auto aziendali date come benefit oppure per lavoro soggiorna in hotel a 5 stelle non è certo responsabile delle azioni dell’azienda. Ovviamente, se poi si abitua a quello stile di vita e, quando va in vacanza, non riesce a rinunciare al lusso, allora ecco che scatta il giudizio di apparenza. In questo caso il lavoro ha fatto un buon lavaggio del cervello a una persona che magari prima era molto semplice.
Analogamente si può acquistare un cellulare di fascia alta perché “serve”.
Le prestazioni – Molti oggetti sono molto costosi perché offrono prestazioni che per determinati soggetti sono importanti. Le prestazioni di una Ferrari (o semplicemente di una macchina sopra i 50.000 euro) non sono giustificate se non vengono usate. Così il pilota che fa rally può acquistare una macchina molto costosa, ma il professionista dai riflessi un po’ lenti e avanti con l’età che va in giro con una fuoriserie, agli occhi della persona semplice, non può che apparire ridicolo. Così l’amante della bici che ne acquista una da 12.000 euro è giustificato se è un amatore agonista di alto livello, ma se si limita alla gita domenicale con gli amici, è ovvio che la bicicletta diventa solo uno sfoggio delle sue potenzialità economiche.
La qualità della vita – Un i.s.s. molto interessante da studiare è il turismo. Andare in un Paese esotico può essere segno di apparenza o semplicemente un modo per usare i propri soldi per vivere meglio. Come si può capire se il soggetto è apparente? La regola generale consiste nel valutare il suo grado di soddisfazione per scelte molto meno appariscenti. Se una persona va “solo ed esclusivamente” in hotel a 5 stelle e si sente sminuita se per necessità non trova che un normale tre stelle, allora c’è poco da discutere. Se le scelte “a minore qualità” sono sempre evitate, allora il soggetto è apparente.
La classifica
Come detto è necessario arrivare alle motivazioni vere prima di affermare qualcosa di sensato, ma, dopo aver compreso le eccezioni al discorso generale, si può stilare una classifica dell’indice di superfluità di oggetti costosi; tale indice grossolanamente dà la probabilità che il soggetto che possiede il costosissimo oggetto sia un apparente. In cima ci sono per esempio le pellicce con un indice di superfluità vicino a 100: con esse si spara sulla Croce Rossa perché oggi una donna che acquista una pelliccia difficilmente riuscirà a rispondere in modo adeguato alle critiche degli animalisti e di tutte le persone semplici che non sentono il bisogno di andare in giro vestiti come orsi solo per dire che “ce lo si può permettere”.
- Pellicce
- Gioielli
- Orologi
- Barche da diporto
- Abbigliamento (vestiti, scarpe, borse ecc.)
- Auto
- Turismo (hotel, viaggi ecc.)
- Tecnologia (cellulari e gadget vari)
- Casa
COMMENTI E MAIL
Se questo è amo(to)re…
Se avesse la disponibilità economica, acquisterebbe mai una Ferrari o una qualsiasi altra macchina dello stesso livello? Come reputa chi, queste auto ce le ha? Ultimamente due miei amici sono andati a Maranello ed hanno affittato, per non so quanto tempo, una Lamborghini ed una Ferrari. Se non erro per 200 €. Come reputa questa scelta? N.
A Cannes, davanti al Carlton, si noleggiano Ferrari, un noleggio per 15′ di guida costa 100 euro, 30′ come passeggero costano 50 euro. La cosa in sé è penosa e mostra come la gente sappia essere così stupida da desiderare cose che non avrà mai (il vero saggio è chi desidera “naturalmente” ciò che ha). Se vogliamo, chi fa un noleggio del genere è simile a chi va con una prostituta e si illude di essere amato per 5′.
Personalmente non acquisterei mai una Ferrari perché non saprei cosa farmene; non sono un apparente e mi riterrei un perfetto idiota a comprarla solo per farmi vedere in giro con essa. Il giudizio su chi le ha? Bocciatura totale, se non c’è una motivazione eticamente accettabile. Probabilmente su 100 possessori, solo 2, o 3 sarebbero “assolti”.
Uomini semplici
Devo tanto alla caccia, ma la cosa più importante è che mi ha consentito di restare una persona semplice. Quando la gente diventa pseudoimportante, per esempio un professionista che lavora al 120% del suo tempo (come ero io ai tempi in cui vendevo personal computer), dimentica i contatti con la gente semplice. Al più si scambiano quattro parole, sempre di fretta, ma è come se si creasse una barriera che ti impedisce di “perdere tempo”. Dai la mancia al cameriere, paghi il tassista, chiedi informazioni a un portiere, ma non hai tempo per parlare della vita con loro; anzi se il tassista vuole scambiare quattro chiacchiere, ti infastidisce perché ti distoglie dai tuoi “gravi problemi”. Le chiacchiere le scambi con gente da salotto (mi è capitato una sola volta di partecipare a un salotto milanese, una delle serate più inutili della mia vita, resa divertente solo dallo studio delle caricature dei personaggi che lo frequentavano), tutta gente di un ambiente dove i valori passano attraverso filtri complicati e artificiosi.
Ieri è stata una giornata fortunata anche perché ho avuto tutto il tempo di godermi una chiacchierata con il Giorgi, grande cacciatore di quelli che non ce ne sono più (checché ne dicano gli animalisti, il numero dei cacciatori è diminuito solo perché è drasticamente diminuito il numero delle persone che “vivono la campagna”, persino molti agricoltori lo fanno solo come secondo lavoro!). Se mi chiedessero con chi passare mezz’ora del mio tempo, fra lui e il presidente della Repubblica, io sceglierei sempre lui.