Una delle prime cose che ho imparato nella vita è che non si deve essere inadeguati. Per spiegarmi meglio, capii che
non dobbiamo pretendere che il mondo si adatti a noi, ma siamo noi che dobbiamo adattarci al meglio a ciò che ci circonda.
Niente di rivoluzionario, solo la teoria darwiniana dell’evoluzione applicata un po’ rozzamente all’uomo: chi non si adatta muore.
Purtroppo, con l’aumentare del benessere, oggi assistiamo a una forte incomprensione di questa banale legge con tanti individui che pretendono che il mondo sia schiavo dei loro sogni senza capire che questa strategia è il miglior modo di finire stritolati, se non si possiedono condizioni di vita decisamente facilitanti.
L’inadeguatezza del giovane
Come caso classico useremo la tragica situazione del lavoro giovanile in Italia.
Nessuno nega che la situazione economica e politica dell’Italia non sia la migliore, ma non tenerne conto e “pretendere” che diventi subito ottima è irrealistico! Se analizziamo la condizione di uno di questi giovani è molto probabile che troveremo questi tratti:
- Manca di una solida preparazione culturale oppure, se l’ha, manca totalmente di concretezza.
- Pretende non un semplice lavoro, ma il lavoro dei suoi sogni che dia soddisfazione professionale ed economica.
- Non fa nulla per capire il mondo, ma pretende di essere capito da esso.
La prima parte del primo punto riguarda i tantissimi ragazzi che hanno in mano un titolo di studio, ma non sanno scrivere in un italiano decente o addirittura non sanno le tabelline (basta seguire qualche programma di quiz pseudoculturali per scoprire che laureati in questo o quello non sanno il congiuntivo di sorreggere oppure ti sparano un 7×8 = 66!): dov’erano quando alle elementari o alle medie si spiegavano queste cose?
La seconda parte del primo punto è tipica di colui che ha sempre studiato senza porsi il problema di come “vendere alla società” ciò che studiava; troviamo il ricercatore che concepisce la vita come un’eterna scuola dove la società lo paga per tentare di scoprire questo o quello. Ovvio che se il ricercatore non è eccellente (e probabilmente, data la situazione italiana, andrà all’estero) morirà di fame.
Il secondo punto è tipico di chi unisce una personalità svogliata (perché fare fatica per conquistarsi qualcosa?) a una personalità romantica (i sogni sono il sale della vita; senza capire che si deve vivere di obiettivi e non di sogni!); ci possono anche essere venature di apparenza (il tenore di vita prima di tutto, anche se non so fare nulla).

L’inadeguatezza è una delle prime cause di diseguaglianza sociale
Alcuni ritengono che la disoccupazione non possa mai essere volontaria, ma qui la volontarietà sta nel non accettare lavori se non sono quelli sognati: nel mondo ci sono tante ingiustizie, ma pretendere che il mondo si adatti a sé non è il miglior modo di capirlo! Del resto, perché tanti lavori sono ormai solo eseguiti da extracomunitari, snobbati dai giovani italiani che li trovano squalificanti o con una paga misera per le loro (tutte da provare) capacità.
Il terzo punto è quello che più caratterizza gli inadeguati. Ho chiesto a 100 giovani (18-25 anni):
- Chi è ministro degli esteri?
- Quant’è lo spread?
Solo 6 hanno risposto alle 2 domande! 94 inadeguati a questa società che ti sparano due “boh” che fanno rabbrividire: non fanno nessuno sforzo per conoscere ciò che hanno attorno, ma pretendono di essere accettati. Si difendono con alibi risibili del tipo:
- i ministri degli esteri cambiano ogni giorno (ovviamente non è vero!)
- l’economia politica non mi interessa (come ha sottolineato R. Esposito, possono anche non interessarsi di economia e politica, ma esse si interessano in ogni caso a loro! Saranno le prime persone che contrarranno mutui disastrosi o sperpereranno i loro esigui risparmi in investimenti poco intelligenti)
- lo spread cambia sempre (basta rispondere: questa settimana era circa…).
La loro ignoranza dimostra che non leggono giornali, non seguono le news in tv ecc., insomma, sanno tutto del Grande Fratello, di X Factor, del campionato di calcio, ma non sanno nulla delle cose che contano per entrare nel mondo del lavoro! Ma ovviamente vogliono il lavoro dei loro sogni.
In un momento di economia positiva questi giovani un lavoro (comunque di serie B) l’avrebbero e farebbero parte della schiera dei sopravviventi. Triste, ma, con le loro scelte, hanno smesso da tempo di aspirare a vivere veramente.
L’inadeguatezza del vecchio
Che i vecchi (non gli anziani!) siano inadeguati è più facile da capire, basta pensare che la personalità del vecchio e quella dello statico sono bloccate “ai loro tempi”. Così il cinquantenne licenziato non trova più lavoro perché ormai è inadeguato, non sa più essere competitivo con un bravo giovane molto motivato.
Prima il computer e poi Internet sono esempi dell’inadeguatezza dei vecchi che sono rimasti bloccati a tanti anni fa e non capiscono perché la gente non debba più leggere sulla carta o pagare con tante banconote contanti.
Ovviamente fra i giovani e i vecchi ci sono i trentenni e i quarantenni che, nella peggiore delle ipotesi, si prendono i difetti delle due categorie appena studiate: si può essere inadeguati a ogni età!
Max Pezzali cantava “sono un ragazzo inadeguato però tutto sommato è il mondo che è un po’ complicato”. Ovvio, ma non far nessuno sforzo per capirlo non assolve.
Inadeguato? Cosa fare…
Semplice: migliorando la propria predisposizione a cambiare!