La frugalità è spesso confusa con la semplicità, ma, come vedremo, essa non rientra fra i valori di una persona Top perché, di fatto, è penalizzante.
Non confondiamo semplicità esistenziale (non aver bisogno del massimo) con frugalità esistenziale (vivere con il minimo).
Nella frase sopra riportata, massimo significa ambire sempre a qualcosa in più (macchina più grande, casa più grande, più soldi ecc.) e ciò, di fatto, porta a una personalità apparente, mentre minimo significa accontentarsi di qualunque condizione senza sentire la necessità di dare il meglio di sé stessi per migliorarla.
Sul piano lavorativo vivere con il minimo vuol dire attuare una strategia del barbone o esasperare quella della libertà o del posto fisso (vedasi l’articolo sulle strategie nel lavoro); sul piano esistenziale vuol dire, sostanzialmente, minimizzare sempre e comunque l’importanza della qualità, arrivando così a minimizzare la qualità della vita.
Dal punto di vista economico la persona semplice risparmia su tutto ciò che non riguarda la sua qualità della vita, la persona frugale su tutto, anche a scapito della qualità della sua esistenza.
Si consideri per esempio chi ha come oggetto d’amore uno sport, la corsa. La persona semplice sceglierà comunque scarpe di buona qualità perché sa che sono molto utili per non incorrere in fastidiosi infortuni, magari cercando le offerte più convenienti; la persona frugale, invece, sceglierà sempre e comunque quelle che costano meno (un novello San Francesco correrebbe a piedi nudi!).
Si noti quindi la differenza con chi non è particolarmente abbiente: chi ha pochi soldi può accontentarsi di quello che ha (saggio) e cercare comunque la felicità, ma il frugale ha “scelto” quella vita, la ritiene, più o meno implicitamente, la migliore e ritiene che non valga la pena darsi da fare per migliorarla.

Frugalità, semplicità e moderazione sono tre concetti diversi che riguardano gli stessi ambiti esistenziali