Il fobico è un soggetto che ha un’esagerata, stabile e pseudorazionale paura verso qualcosa o qualcuno che entrano o possono entrare nella sua quotidianità. Spesso sono molte le cause della paura, tutte più o meno “quotidiane”.
Infatti, la strategia preferita è quella della fuga. Il fobico è un soggetto che, in previsione di un pericolo potenzialmente grave, anziché valutare tutte le soluzioni, i rischi contro i benefici ecc. opta quasi immediatamente per quella soluzione che “evita” il pericolo. Ma non basta. Il vero fobico pone alla base della sua scelta un’analisi razionaleggiante della situazione in cui i pericoli sono ampliati; in altri termini, c’è un “pessimismo razionale” dietro alle sue scelte. Inoltre, le sue paure non sono occasionali (come chi ha paura di volare in aereo), ma sono “quotidiane”: caso classico l’ipocondriaco.
Le tipologie
Semplificando, agli estremi esistono due tipi di fobico: quello debole in cui è presente anche parallelamente una forte componente debole e quello forte, in cui la personalità “debole” è marginale.
Il fobico forte applica il principio di precauzione solo su grandi temi che sfuggono al controllo del singolo, mentre quello debole lo applica anche a molte situazioni che potrebbe facilmente controllare (per esempio la guida della macchina o la sicurezza della propria casa).
Se non è abbastanza forte, nei rapporti umani il fobico teme ogni situazione in cui c’è rischio, soprattutto legato alla violenza e alla criminalità. Ciò si trasforma spesso in un’insicurezza esistenziale nell’ambiente in cui vive e/o lavora perché la paura di furti e aggressioni avvelena tanti suoi momenti.
La diagnosi differenziale
La personalità fobica richiama immediatamente il concetto di fobia, ma sarebbe un errore stabilire una frettolosa equivalenza, perché, quando la fobia è patologica occorre cedere il passo alla psichiatria.
Rispetto a un soggetto patologico, i fobici comunque non assolutizzano la loro strategia di fuga. Per esempio, l’ipocondriaco psicotico/nevrotico dà per scontato che si ammalerà, vedendo un’altissima probabilità che ciò accada, praticamente una certezza. Nel fobico tale probabilità è (a livello razionale ) decisamente sovrastimata, ma comunque non c’è “certezza”.
Lo svogliato fugge semplicemente perché la strategia di fuga è motivata da una bassa forza di volontà anevrotica.
La diagnosi con l’irrazionale è facile perché l’irrazionale non fa nessuna analisi razionale del problema, preferendo affidarsi ad altre strategie. Spesso il fobico usa razionalmente il principio di precauzione, mentre l’irrazionale lo trasforma nella massima “se una cosa può far male, evitala”! Nell’irrazionale non c’è un’elaborazione razionale dei dati, nel fobico tale elaborazione c’è anche se sovrastima grandemente gli aspetti negativi. Sostanzialmente il fobico vuole “dimostrare” il pericolo; nel caso di una patologia come quella della mucca pazza o dell’influenza aviaria l’irrazionale si asterrà tout court dal comprare carne bovina o di pollo, mentre il fobico s’informerà sui dati e li interpreterà con pessimismo razionale.
Anche un debole può apparire fobico, ma tenderà a utilizzare più la strategia del compromesso che quella della fuga. Ovviamente una persona può essere debole e fobica a un tempo.
Infine, nell’insofferente la strategia di fuga non è conseguenza di una paura quanto della gestione di un’aspettativa mancata (ved. la celebre favola della volpe e l’uva).
La qualità della vita dei fobici
La vita del fobico può essere più o meno positiva. Dipende sostanzialmente da:
- il grado di forza. Quanto più è alto, tanto più il fobico vivrà poche situazioni di fuga perché saprà “dominare” tante situazioni.
- La facilità della fuga. È vero che prima o poi le paure saldano il conto (in altri termini: non si può sempre fuggire!), ma è pur vero che anche per quelle quotidiane, ci sono meccanismi di fuga “razionalmente” validi. Se non può evitare il pericolo, ecco che scatta l’ansia generata dalla paura.
In altri termini, quanto più il fobico è forte, tanto più saranno ristretti gli ambiti e le occasioni della sua paura. Per esempio, un soggetto apparentemente normale, già adulto, un giorno, al ritorno dal lavoro, passando su un lungo ponte sul Po viene colto da un attacco di panico perché “potenzialmente” il ponte potrebbe crollare. S’informa e scopre che i lavori di ristrutturazione sono stati differiti, che il ponte risale a 70 anni fa ecc. Per un lungo periodo ogni ritorno a casa per lui diventa un incubo, finché con un’ottima strategia di fuga decide di cambiare casa, evitando così il passaggio del fiume.
Alcuni fobici avvertono come pericolo “potenziale” la circolazione stradale e infatti non prendono la patente o (vedasi mamme apprensive) sono in ansia se loro o i loro cari devono intraprendere un lungo viaggio in macchina. Anche in questo caso, a sostegno della sua tesi, il fobico porta dati e scenari interpretati con il suo pessimismo razionale.
Il Covid ha evidenziato come molti fobici vivevano o sopravvivevano tutto sommato bene prima della pandemia. Non potendo fuggire del tutto (soprattutto se lavoravano a contatto con altri), ecco che la loro qualità della vita improvvisamente era peggiorata.
La demolizione della personalità fobica passa attraverso l’esame della fattispecie (cioè del caso particolare), demolendo il suo pessimismo razionale con la stessa razionalità che il fobico dice di usare. Ovviamente quanto più il fobico è debole tante più occasioni ci saranno di mostrare la sua natura e tanto più difficile diventerà ragionare sui singoli casi particolari.
* L’ipocondriaco è il soggetto affetto da ipocondria ovvero:
- 1 (med.) manifestazione nevrotica caratterizzata da una preoccupazione morbosa per la propria salute
- 2 (lett.) depressione, grave malinconia.
(Fonte: Dizionario Garzanti online)