Molti genitori mi chiedono come sviluppare nei figli gli oggetti d’amore, così fondamentali per diventare adulti positivi. Esistono sostanzialmente due strade, non necessariamente in competizione fra loro. Prima di illustrarle è importante smontare una soluzione adottata da molti genitori, soluzione che può dare risultati molto modesti. La soluzione sarebbe quella di “far provare al bambino tante cose, poi sarà lui a decidere”. Come sarà chiaro dalla spiegazione delle due strade proposte, questa soluzione dà risultati del tutto casuali, risultati che derivano dal coinvolgimento che il bambino riesce a ottenere con i vari tentativi. Se per un qualunque motivo, gli ambienti dove avvengono i tentativi non sono ottimali, l’unico risultato sarà quello di un coinvolgimento molto tiepido e nessun vero oggetto d’amore.
La strada diretta
La prima, quella più facile, è di insegnare al figlio ad amare qualcosa che il genitore ama. Il genitore ama X, insegna al figlio ad amare X. Facile? Beh, vedendo i risultati, dire che proprio facile non lo è. Vediamo gli errori possibili.
Il genitore non è equilibrato – Per capirci un aneddoto. Quando mi allenavo al campo, un runner della nostra squadra portava la figlia di 8-9 anni e la faceva corricchiare, probabilmente sperando che avrebbe seguito le orme del padre. Si capiva che alla bambina la corsa non piaceva, l’approccio del padre non era equilibrato, non riuscendo a vedere nella corsa un divertimento (come deve essere per un bambino), ma solo tempi e risultati, neanche aspirasse a diventare campionessa olimpica. La bambina confessò a mia moglie: “a me la corsa non piace, a me piace la pallavolo!”. Morale: troppi genitori dimenticano che il bambino non è un adulto e che deve innanzitutto divertirsi e farlo insieme al genitore. Se il genitore è il primo a non divertirsi, dubito che riuscirà a coinvolgere il figlio.
Il padre che va alla partita del figlio e lo sgrida se gioca male, quello che si mostra deluso se il figlio non ottiene risultati non trasmettono nulla al figlio se non la loro frustrazione di aver al loro tempo fallito dove ora il figlio spererebbero sfondasse. Patetico.
Il figlio non gradisce l’oggetto d’amore – Si supponga che il genitore sia equilibrato e che si accorga che il figlio non gradisce la proposta che gli è stata fatta. In questo caso è inutile insistere, anche se è opportuno sondare le cause del problema e poi, eventualmente, passare alla strada indiretta. Di solito, il problema nasce quando l’educazione ricevuta dal figlio è in controtendenza a quella gradita al genitore che sceglie l’oggetto d’amore. Spesso il problema è l’altro genitore e tutti coloro che hanno influenza sul figlio (nonni, asilo ecc.). In questo caso occorre una seria riflessione su chi deve avere l’educazione del figlio!
Il genitore non ha oggetti d’amore – Si tratta di un caso comune dove il genitore ha diversi hobby, ma nessun reale oggetto d’amore. Come può sperare di coinvolgere il figlio, se lui stesso è coinvolto in maniera tutto sommato marginale? Il bambino si aspetta un’avventura divertente e per costruirla occorre che il genitore abbia un’ottima conoscenza (uno dei requisiti del vero amore) di ciò che propone per permettere al figlio di gioire delle sfumature.
Un giorno passeggiavo con degli amici in campagna. Avevano con loro un bambino di 5-6 anni. Il bambino si annoiava, noi adulti parlavamo del più e del meno, tutte cose che per lui erano noiosissime, anche se appariva un bambino piuttosto vitale. Vista la tragedia che si stava per consumare (la passeggiata era ancora molto lunga…), cercai di rendere partecipe il bambino indicandogli gli uccelli con i loro nomi, feci una piccola deviazione per mostrargli delle orme di cinghiale, gliene lasciai scoprire altre; mentre gli altri del gruppo continuavano sul facile sentiero, noi deviammo costeggiando un canneto. Feci presente al piccolo scout (ormai doveva sentirsi tale) di non impaurirsi se si fosse levato un fagiano; infatti di lì a poco, proprio sotto ai nostri piedi, si alzo un maschio di fagiano, enorme con un battito d’ali fragoroso e un canto possente. Continuammo ancora per un’oretta e il bambino s’impossessò, divertendosi, di tante di quelle cose che mai avrebbe imparato con un genitore interessato solo all’estetica della bella giornata. Ogni passo nascondeva un segreto (che gli altri non vedevano), era come se noi fossimo in un mondo parallelo, decisamente più colorato.
La strada indiretta
Può essere associata a quella diretta, ma diventa un obbligo quando il genitore non ha veri oggetti d’amore o quelli che ha non sono graditi al figlio. In questo caso è fondamentale la figura dell’istruttore che, di fatto, diventa un genitore alternativo. L’istruttore deve essere equilibrato e deve amare ciò che fa. Sono da scartare istruttori nevrotici che per esempio vedono solo il lato agonistico di ciò che insegnano: sia che si tratti di suonare il pianoforte, di danzare o di giocare a scacchi, è fondamentale che l’istruttore non badi al risultato quanto a trasmettere valori. Per questo l’istruttore severo può andar bene con l’adolescente, ma non certo con un bambino. L’istruttore deve amare ciò che fa; se lo fa solo come “lavoro”, è meglio lasciarlo perdere.
Un esempio di valido istruttore (purché abbia i due requisiti richiesti) è dato dai nonni; come spiegato nell’articolo sui nonni, la funzione moderna dei nonni non è quella di fare da baby-sitter quanto quella di educare i nipoti agli oggetti d’amore, visto che hanno tutto il tempo per farlo e per farlo al meglio. Ovviamente devono avere gli stessi requisiti richiesti a un genitore per la strada diretta. Ricordo che mio nonno mi portò qualche volta a pescare, ma per lui, che era da poco andato in pensione, era solo un hobby: infatti a me la pesca annoia a morte.