Il titolo di questo articolo indica che tratteremo tutte quelle situazioni in cui i figli sono arrivati senza una scelta pienamente consapevole.
Se da un coniuge si può divorziare, dai figli non si può, per cui avere problemi dai figli è molto più complesso che averli dal partner! I figli dovrebbero essere stati fatti per amore e non per uno dei tanti scopi sbagliati (per esempio “per realizzarsi”, “per avere un bastone per la propria vecchiaia” ecc., La felicità è possibile).
Cosa accade quando, per un qualunque motivo, ci si trova con figli generati un po’ per caso (senza cioè una precisa volontà e senza l’amore come unica causa dell’atto) e si è costretti a convivere con una situazione che sembra limitare la nostra vita? Nella stragrande maggioranza dei casi, verso i figli si ha comunque una dose “naturale” d’amore, a prescindere da come sono venuti al mondo (per esempio una gravidanza inattesa). Si tratta di non limitarsi a usare questo amore innato, ma di svilupparlo in modo consapevole attraverso due sostanziali passi: la consapevolezza e l’educazione dei figli.
La consapevolezza
Come detto, molti diventano genitori per caso, spinti dalle convenzioni sociali, dal perché “si deve”. Deve essere evidente (consapevolezza) che questo è stato un errore perché solo una scelta consapevole (come del resto tutte quelle della vita), libera e sostenuta dall’amore può essere vincente. Una volta capita l’unica strada per diventare “genitori moderni” (ripeto, l’amore) si può scoprire (e non c’è nulla di male) che non si è particolarmente portati a essere genitori, perché sostanzialmente la realtà ci ha fatto capire che non si desiderano fortemente altri figli. Questa è la situazione di molte coppie che si fermano (e non solo per motivi economici) al primo figlio. In cosa si traduce la consapevolezza? In un attento controllo delle nascite. Nel terzo millennio non è intelligente avere un figlio per caso. Anche se siete favorevoli all’aborto, è comunque sciocco che in una famiglia moderna non ci sia un accordo chiaro e preventivo su quanti figli si desiderano: zero, uno, due… dieci! E il controllo delle nascite deve implementare questo desiderio perché solo così c’è libertà, un accordo completo fra realtà e desideri, con la massima realizzazione della famiglia.

Sono 420.084 i nati in Italia nel 2019 (dati definitivi Istat)
L’educazione dei figli
Il secondo passo consiste nella gestione dei figli avuti senza consapevolezza. L’errore tipico di chi è in questa situazione consiste nel dar loro una vita sufficiente. Abbiamo già parlato dell’educazione dei figli, ma in questa sede è necessario dettagliare cosa si intende per sufficienza. Molti genitori si accontentano di avere figli normali, nella media. In tal modo conservano una parte di libertà (magari demandando pesantemente ad altri una parte dell’educazione dei figli, vedi il caso classico dei nonni) e si illudono che un figlio “normale” sia il giusto compromesso fra investire moltissime energie e non dargli nulla, trascurandolo.
In realtà, un figlio “normale” avrà i problemi di tutti, da quelli scolastici, a quelli adolescenziali, a quelli dell’età adulta (lavoro, affetti ecc.) e probabilmente i “suoi” problemi continueranno a cadere a lungo sulle spalle dei genitori.
Un po’ a sorpresa,
la strategia migliore per un figlio avuto “non consapevolmente” è quello di farlo diventare un oggetto d’amore, dandogli il massimo.
Ricordate che, se sarà un figlio super, tutta la vita della famiglia migliorerà, se sarà “normale”, la famiglia “sopravviverà”.
Purtroppo la dose naturale d’amore che si ha per i figli porta spesso a ritenere che un figlio “normale” sia in realtà un figlio “eccezionale”. La mancanza di oggettività nel valutare i propri figli è uno degli errori più grandi che si commettono nella loro educazione. Come una sottostima (“Come? Vuoi studiare? Nella nostra famiglia nessuno è un genio, meglio che tu vada a lavorare!”) può rovinare una vita, così una sovrastima (“Mio figlio non riesce a trovare lavoro. Certo, con questo Governo com’è possibile che i giovani possano trovarlo?”) attua un’educazione troppo permissiva.
Avete mai visto i genitori che assistono a una partita di calcio dei loro figli? Una buona percentuale se la prende con l’arbitro, con gli avversari, con gli inetti compagni di squadra. Uno spettacolo penoso per un adulto, non certo giustificabile con l’amore genitoriale.
Quindi, primo fattore importante è l’oggettività di giudizio. Ovviamente non basta; se serve per evitare di prendere abbagli e ritenere la “propria” educazione sempre come la migliore, è opportuno trovare strategie per realizzare veramente bene tale educazione. Rimandando all’articolo che illustra tali strategie, esiste un semplice e spietato test per capire se si è o no sulla buona strada: la scuola (che dovrà essere scelta in base alle potenzialità del giovane, ecco che torna la necessità di essere oggettivi!).
Prendiamola alla lontana, con un’analogia. Molti di voi seguono la sezione Alimentazione e sono magri (e forti); altri seguono la sezione Corsa e superano facilmente il test del moribondo.
Consideriamo un quarantenne che curi la sua alimentazione e sia in perfetto peso forma; scegliamo a caso altri 25 quarantenni e mettiamoli con il nostro in ordine di magrezza. Vista la situazione italiana, il nostro “campione” ne sono sicuro, sarà nei primi posti.
Consideriamo ora un maratoneta quarantenne da 3h30′ (un buon tempo, ma non certo da Olimpiade); anche in questo caso scegliamo 25 quarantenni e proviamoli con il nostro in un test di 10 km. Il nostro farà un figurone e probabilmente si piazzerà in prima posizione o in seconda, se proprio è stato sfortunato e nei 25 c’è un altro valente runner.
Metabolizzati gli esempi? Siete convinti? Bene ora torniamo alla valutazione dell’educazione di vostro figlio. Supponiamo che faccia le medie (ma il discorso vale anche per le elementari o per le superiori, anche se qui c’è già stata una selezione); scegliamo 25 ragazzi a caso, cioè la sua classe. Vediamo come è piazzato. È il primo della classe? È fra i primi? No? E allora come potete dire che la vostra educazione è molto sopra la sufficienza?
Se è a metà, è “in sovrappeso cerebrale” oppure è “un sedentario cerebrale” (cioè il suo cervello è fermo!) come nelle nostre analogie alimentare e sportiva. Si predispone già a guardare i reality, a impazzire per questo o quel cantante, a vivere di futilità, a cercare scorciatoie, a “non fare fatica”, a non avere spirito critico, ad avere una vita sufficiente, ma ben lontana da quella che dovrebbe essere quella di un “ragazzo bravo”. Al più, se ha saldi principi morali, diventerà un “bravo ragazzo” e scoprirà da grande che, se vuole vivere veramente, dovrà fare una grande rivoluzione…
I COMMENTI
Figli: volerli non basta
In Italia la popolazione resta stabile ormai grazie agli immigrati e da una decina d’anni persino al Sud le nascite sono in diminuzione.
Questi dati sicuramente dicono sicuramente che l’Italia è sempre meno italiana, ma soprattutto ripropongono un’interpretazione che nessun media ha il coraggio di dare. Come dire: anche i media subiscono il condizionamento sociale perché in fondo sono gestiti da uomini condizionati.
L’interpretazione è chiara: più si sta meglio e meno si fanno figli. La spiegazione (falsa) che in genere politici e sociologi incapaci di “essere moderni” danno a questa situazione è che le “difficili condizioni economiche della famiglia e la difficoltà della condizione femminile portano a un calo delle nascite”. Ma se questo fosse vero, il calo dovrebbe riguardare le fasce meno abbienti e non il ceto medio, le persone “normali”, dovrebbe riguardare soprattutto il passato quando le condizioni erano peggiori, non il presente. Invece si vede che proprio i più poveri prolificano e hanno prolificato di più! Da notare che per la prima volta al Sud le nascite sono diminuite, in linea con l’interpretazione che il tenore di vita medio è comunque aumentato rispetto per esempio a 10-20 anni fa.
Ovviamente in un Paese il numero di figli in sé non conta perché dipende da molti fattori; quel che conta è la tendenza, aumento o diminuzione. Tendenza alla base del quale stanno semplici ragionamenti che, nonostante i condizionamenti, molti incominciano a fare.
Ecco una conversazione fra due donne. La prima sosteneva che aveva (e amava) un solo figlio perché così gli si poteva dare il massimo; l’altra di rimando diceva che non era vero, che tutti i suoi amici ne avevano due o tre… Rispondeva a una verità incontestabile (dividendo attenzioni, patrimonio ecc. fra n figli si ottiene una quantità minore che per uno solo) con un dato scorrelato dalla questione, non accorgendosi che né lei né i suoi amici avevano fatto il ragionamento del Personalismo: i figli si fanno per amore, se non ho le risorse economiche, né il tempo (lavoro e hobby) per amarne 3 o 4 mi limito a farne uno.
Banale distruzione dell’idea romantica (romantica perché “assoluta”, in realtà nel nostro Paese è soprattutto cattolica) che i figli si devono comunque fare e più ne vengono meglio è.
Chissà se prima o poi qualche media avrà il coraggio di diffondere questa facile verità.
No kid in town
Qualche anno fa la celebre psicanalista francese Corinne Maier scalò le vette della classifica dei libri francesi con No kid. Quarante raisons de ne pas avoir d’enfant (No Kid. Quaranta motivi per non avere figli). Leggiamola.
Se non avessi avuto dei figli, sarei stata libera di girare il mondo con i soldi guadagnati dai miei libri, invece sono costretta a rimanermene a casa, ad alzarmi alle 7 del mattino, a cucinare per tutti e a fare lavatrici. Ci sono dei giorni in cui mi pento di avere dei figli e ho il coraggio di dirlo, al contrario di molte mie amiche, che pensano la stessa cosa, ma non la confesserebbero mai.
I responsabili?
Lo Stato teorizza l’idea di un certo tipo di famiglia come modo per difendere il nostro nazionalismo mentre il capitalismo incoraggia le persone a spendere un sacco di soldi, perché fare figli significa creare nuovi consumatori, che hanno bisogno di case più grandi, di macchine più grandi… E tutto questo crea miti fasulli e, soprattutto, ha effetti devastanti sulle donne.
Ovviamente siamo in Francia, un Paese decisamente laico; nei Paesi dove la religione è più forte, si può aggiungere in primis anche la religione.
Fra le 40 ragioni ritenute più importanti nell’articolo sul Times per le quali secondo la Maier non si dovrebbero fare figli, ecco quelle più pesanti.
1 – Lotterete per continuare a divertirvi.
Se i figli non sono stati fatti per vero amore, la penalizzazione è notevole.
2 – Perderete i contatti con gli amici.
Questo punto è controverso. Spesso i figli sono un comodo alibi per nascondere il proprio invecchiamento e diminuire i contatti sociali.
3 – I figli uccideranno il vostro desiderio.
Può essere vero. Sicuramente i figli diminuiscono (se non altro per mancanza di intimità appena crescono) la qualità della propria vita sessuale.
4 – I figli suonano la campana a morto della vostra vita di coppia.
Anche questo statisticamente è vero. Fra l’altro, una risorsa comune aumenta la necessità di essere in sintonia su di essa. Se manca la sintonia, i dissapori e i litigi sono all’ordine del giorno.
5 – Fare figli è da conformisti.
Questo è sicuramente vero, io direi “da bravi ragazzi“.
6 – I figli costano.
Verissimo. Ma nulla vieta di farne un numero commisurato alle proprie possibilità economiche. Ogni oggetto d’amore costa. È da irresponsabili fare 3 o 4 figli quando uno è il massimo che ci permettono le nostre finanze. I dati che circolano non sono concordi; sembra comunque che in Italia in media per portare un figlio alla laurea (quindi diciamo fino ai 25 anni) ci vogliano (per una famiglia dal tenore di vita medio) dai 200 ai 300.000 euro.
7- Verrete ingannati pensando che non esista niente come un figlio perfetto.
Anche questo per molte donne è vero. Un ideale romantico come il principe azzurro.
8 – Tutti si aspetteranno che voi siate una madre prima che una professionista e una donna.
Infatti una donna che aspira a una brillante carriera sarà probabilmente una madre non ottimale. L’amore si dimostra con le azioni e, se la madre non c’è mai o è stanca, non basta il suo desiderio di amare il figlio perché questi recepisca amore.
9 -Non smetterete di desiderare la completa felicità per la vostra prole.
Questo è statisticamente vero. Per questo è importante il distacco.
10 – Dovrete scegliere fra maternità e carriera.
Vedasi punto 12.
11 – Quando arriva un figlio, di solito scompare il padre.
Statisticamente è vero, ma solo quando la madre si attacca troppo alla prole, dimentica la sua femminilità e diventa da moglie “solo” una mamma.
12 – Ci sono già troppi bambini sul pianeta.
Vero. Il problema della limitazione dell’antropentropia prima o poi dovrà essere affrontato se non si vuole distruggere la natura come la conosciamo ora.