La famiglia dovrebbe essere il pilastro della società. In realtà, si trasforma spesso in una prigione dove, come nei peggiori istituti carcerari, predominano la violenza, i soprusi e gli abusi. Penso che siano tutti d’accordo nel condannare la violenza sui minori (un genitore che picchia un figlio è un genitore fallito che non riesce a educare con le parole) o gli abusi sessuali che si verificano in molte famiglie (lo sapete che il 90% delle azioni di pedofilia avviene in famiglia?).
Il grave problema sono invece i condizionamenti subiti all’intero della famiglia, spesso considerati dalla società come addirittura “normali” o “positivi”, quando per il Personalismo sono veri e propri macigni esistenziali.
L’educazione ricevuta e l’esempio dei genitori possono portare il soggetto a un’adesione acritica a modelli di comportamento e a ideologie. Un padre che vuole che il figlio eccella a scuola potrà crescere un figlio contemplativo, per il quale la cultura è tutto; analogamente un padre debole potrà crescere un figlio altrettanto debole e timoroso nei confronti del mondo ecc. Purtroppo, gran parte della popolazione equilibrata non è e la coppia dei genitori può riversare sui figli i loro difetti esistenziali. Per fortuna, “può”, non è detto che ciò avvenga automaticamente!
Per liberarsi dal condizionamento familiare, è necessario che ci sia il distacco:
- dai genitori
- dai parenti
- dai suoceri
- dai nonni.
Di solito cosa accade quando i quattro punti sopraccitati non vengono rispettati? Vediamo alcune situazioni, classici per il Personalismo.
Famiglia: i problemi
1) I genitori pretendono di cambiare la vita dei figli ormai adulti, di scegliere per loro gli studi, la moglie, il marito, il lavoro. Tutto questo per “il loro bene”. Ma cosa è meglio della libertà, anche di sbagliare? Non è amore trattare i figli già grandi (maggiorenni) come robot, manipolarli, predisporre la loro vita:
se rinchiudessi un usignolo in gabbia, lui ti direbbe che non lo ami.
Forse alcuni genitori sosterranno che i loro figli non sono usignoli, ma canarini che non sanno volare da soli e lasciarli liberi vuol dire farli ingoiare dal mondo. Ma se in diciotto anni non sono stati capaci di renderli autosufficienti, vuol dire essere genitori falliti. Con che diritto vogliono continuare a sbagliare ancora?

Secondo recenti dati ISTAT il “numero medio di componenti della famiglia è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018).
Basta verificare quanti guai combinano i genitori che vivono con le coppie sposate. Un genitore dovrebbe avere il buon senso e la discrezione di non vivere con la nuova famiglia.
Del resto, c’è un test facile facile. Considerate i suoceri. Sareste disposti ad andare a vivere con loro? La risposta equilibrata è “ovviamente no.”
2) I figli devono sempre onorare i genitori (spesso anche suoceri compresi o gli anziani in genere): il rispetto per l’anziano è classico e la frase di rito è “io sono tuo padre (tua madre)!” che dovrebbe tacitare ogni ribellione, ma che in un giovane ormai adulto ed equilibrato dovrebbe generare la risposta “E allora? Il mio amore per te dipende da quanto tu ora sei importante per la qualità della mia vita, non puoi possedermi come se fossi ancora un bambino. Mi hai donato la vita, ma un dono si fa a fondo perduto, non per maturare crediti. C’è gratitudine, ma questa non può significare sottomissione acritica”.
3) I genitori pretendono di avere nei figli il bastone della loro vecchiaia. Quante giovani coppie hanno la vita avvelenata dall’assistenza a genitori che, non avendo saputo invecchiare bene, non riescono a vivere la loro vecchiaia! È impressionante il numero di anziani ipocondriaci che, lamentando malattie non vere (di solito si parla di esaurimento o di depressione), attirano continuamente l’attenzione dei figli, distruggendo loro la parte più bella della vita. La risposta dei figli è: “E cosa ci devo fare? È mia madre”. Risposta schietta e sincera: “metterla nel miglior ricovero possibile”.
Se una persona non è autosufficiente, non serve di certo andare a trovarla tutte le sere, facendosi magari un’ora di macchina nel traffico del dopolavoro; non si migliora la sua situazione, anzi la si abitua a diventare sempre più dipendente. Molto spesso l’anziano non ha curato il suo invecchiamento, non si è scelto degli hobby da coltivare, ha trattato malissimo il suo corpo. È cioè responsabile della sua vecchiaia. Del resto, si vedono ottantenni ancora pieni di interessi, in forma e pieni di gioia di vivere. Ciò che manca ai nostri anziani è la dignità della vecchiaia. Non dico di fare come i vecchi capi indiani che quando sentivano approssimarsi la fine se ne andavano a morire sulla montagna, ma occorre avere almeno un’autosufficienza che permetta di non coinvolgere la vita degli altri. Quando non c’è dignità cadono tutti i sentimenti. Non si può parlare di amore dei figli verso i genitori, quando l’assistenza è vista come un peso. Se è un peso, ditelo e uscite dalla prigione.
A dire il vero, c’è anche il caso in cui i figli diventino un boomerang per i genitori. Ecco due casi classici.
1) I genitori arrivano ad autoannientarsi, a privarsi di tutto per tentare di salvare figli che da grandi hanno imboccato strade sbagliate. In Germania una madre fa regolarmente pagare l’affitto di casa a una figlia che è uscita dalla famiglia ed è autosufficiente. In Italia va sui giornali la madre che denuncia il figlio drogato che le rubava i soldi. La nostra supervalutazione dei figli è anche diseducativa. Come sono patetici i padri che vedono nel loro piccolo un nuovo Maradona (anche se non segnerebbe nemmeno a porta vuota) o le madri che esaltano le doti scolastiche dei pargoli, descrivendoli come nuovi Einstein o Montalcini! Questi genitori dovrebbero capire che:
se scambi un sasso per pane, non puoi lamentarti se quando lo mangi ti rompi un dente.
2) I figli pretendono, una volta maggiorenni, di farsi mantenere a vita (e la legge italiana in questo li aiuta). La realtà americana è molto diversa: anche studenti di famiglie agiate lavorano per mantenersi gli studi e iniziare a “capire” la vita. Non c’è nulla di male se una famiglia mantiene un giovane che studia, ma quando questi è un fannullone, allora è sfruttamento.
Famiglia allargata
Altro punto dolente è la famiglia “allargata”, quella morbosa convenzione che esiste fra chi ha con noi rapporti di sangue (non importa se è un cretino, un violento, un inetto o altro) e gli altri. Ho un amico che passa ormai le sue giornate ad andare ai funerali di parenti che vede solo un paio di volte all’anno, “perché è un lutto di famiglia”. Con questa mentalità si intrecciano rapporti falsi e si vive una vita falsa. Generazioni diverse con idee diverse sono costrette a convivere, secondo un galateo che pesa a tutti. La “raccomandazione della famiglia” è una prigione in cui si deve vivere. Di fronte a un parente, fatevi questa domanda: se non ci fossero legami di sangue, sarebbe mio amico? Probabilmente vi accorgerete che trattereste lo zio come un vostro vicino (con cortesia, ma nulla più). Ricordatevi che da un’esagerazione del concetto di famiglia nasce la mafia. Non pretendo che i vecchi capiscano, ma almeno i giovani dovrebbero farlo! Passare le domeniche a pranzo con i parenti anziché con gli amici è il miglior modo di sprecare la propria giornata.
Che dire poi dell’onore della famiglia? Quando non basta la pressione di un congiunto stretto, ecco che scende in campo l’intera coalizione, tutto il corpo delle guardie carcerarie della prigione che per salvare l’onore familiare provvede a circondare il malcapitato e a riportarlo nella sua cella.
Farsi una propria famiglia
Il condizionamento più grave riguardante la famiglia si ha quando i giovani ne formano una propria, subendo non solo condizionamenti familiari (“quando ti sposi?”, “quando ci dai un nipotino?”), ma anche sociali (“il matrimonio è la base della società”, “fare figli è un dovere sociale” ecc.).
Per vincere questi condizionamenti sulla famiglia non c’è che un modo: rendersi conto che non è detto matrimonio/convivenza e i figli che siano positivi. Alcune considerazioni:
- Se il single si sentisse oppresso dalla solitudine, dovrebbe capire che, per star bene insieme si deve prima star bene da soli, altrimenti i due coniugi sembrano il gatto e la volpe di Pinocchio, due anime che si sostengono a vicenda per non cadere in un mondo che comunque non hanno compreso.
- 9 matrimoni su 10 non sono felici: 4 finiscono in un divorzio e altri 5 vivacchiano perché una separazione è fuori luogo per tanti motivi (età, risorse economiche, figli piccoli, paura della solitudine ecc.); spesso, si autoconvincono che per tutti è così!
- I figli mediamente abbassano la qualità della vita. Un’affermazione che molti contesteranno per due motivi: non hanno capito il termine “mediamente” e stanno vivendo l’età dell’oro con i propri figli, quell’età dove tutto riluce, prima di eventuali problemi. Che fare figli sia un condizionamento è ormai dimostrato dal fatto che molti fanno figli over 35: possibile che non siano riusciti a trovare qualcosa da amare che li coinvolga pienamente nei primi 35 anni? C’è comunque un domandone che boccia l’82% dei genitori (test fatto su 124 coppie): se volete scoprirlo rimando agli articoli che completano questo discorso sulla famiglia.
Per una visione di come il Personalismo concepisce la famiglia moderna, di seguito gli articoli che consigliamo.
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