La saggezza è una qualità che non può essere locale a una determinata situazione, ma deve essere globale, riguardare tutto l’individuo.
Purtroppo uno dei modi in cui pseudo-saggi, guru della domenica e pseudo-intellettuali cercano di attrarre la persona di modesto spessore razionale è la frase a effetto (pseudo-perla di saggezza, ovvero l’errore razionale di risonanza sentimentale), quella che in un certo contesto sembra superlativa, salvo poi portare a gravi incoerenze e disastri se applicata costantemente in tutta la propria esistenza.
Per esempio, tempo fa, in un’intervista, un intellettuale mostrò tutta la sua gratitudine a una nota poetessa in quanto, con le sue poesie, “maestra di vita”: peccato che la poetessa in questione avesse avuto una vita talmente drammatica da far dubitare fortemente che avesse capito come si vive veramente alla grande!
Le “false perle di saggezza” sono espressioni a effetto che non reggono una, persino superficiale, analisi critica. A chi invece non è dotato di spirito critico però suonano benissimo, ideali per essere adottate su tutta la linea; ovviamente chi le ha pronunciate diventa un dio. Vediamo un esempio.
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te
La “bellissima” frase “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” suona magica e saggia, salvo poi dimostrarsi la prima porta verso la patosensibilità e verso un altruismo di facciata (l’amore si dimostra con le azioni, “non fare del male” al più dimostra il “non odio”).
Dal punto di vista razionale, l’errore è che dà per scontato che io e gli altri siamo sullo stesso piano.
Avevo 14 anni e tornavo dall’oratorio dove mi avevano fatto riflettere sulla massima. Ero contento di aver imparato qualcosa di importante. A ogni passo però la costruzione logica della massima scricchiolava. Il crollo fu più o meno questo:
- Ok, diamo per scontato che sia giusta (una delle mie prime applicazioni del Ma se…).
- Io non voglio che mi sparino.
- Applico la massima e io non sparo a nessuno.
- Quindi nemmeno a uno che sta sparando per uccidermi.
- Il punto 4 è disumano e sicuramente sbagliato perché non ho nessuna intenzione di farmi ammazzare.
- Quindi la massima è una falsa perla di saggezza, la butto a mare e tolgo cento punti a chi me l’ha propinata. La sostituirò con la razionale, “ama il prossimo tuo come te stesso, ma non più di te stesso”.
IL COMMENTO
I danni del falso saggio
Sono tanto maggiori quanto più incontra l’ignoranza e l’assenza di spirito critico delle persone. La persona ignorante in materia viene affascinata dalla verosomiglianza della frase, della teoria e “dimentica” di verificarne una coerenza globale.
Già al mattino, prima del telegiornale delle 7, mi tocca sentire su Rai Uno una certa Gisela che in un minuto spiffera massime senza nessuna valenza, ma molto a effetto, tipo:
- l’amore smuove anche le montagne
- i puri di spirito trionfano sempre
e sciocchezze simili.
Le chiamo sciocchezze perché sono le massime con cui esseri mediamente dotati infinocchiano persone poco dotate o cercano di spiegare i loro problemi, lenendoli con una finta saggezza. Sono sciocchezze perché una persona intelligente ci mette un nanosecondo a trovare un caso in cui non sono vere.
Se il procedimento sembra difficile, pensiamo a una persona che dice “sarebbe una bellissima città, peccato però che a Napoli ci sia spesso la nebbia”. Non è difficile o stressante concludere che sta dicendo una fesseria. Così per la persona razionale è facile capire quando un concetto non aderisce alla realtà. Se un concetto non aderisce totalmente alla realtà, il suo uso porterà a una realtà distorta.
Questo sito non ospita né dà nessun appiglio a chi non inquadra una sua idea o una sua teoria nella realtà, infischiandosene del quadro globale. Un esempio di falsa saggezza è rappresentato dalle molte medicine alternative, in cui un’affascinante teoria viene esposta andando contro i principi basilari che regolano le conoscenze attuali sull’uomo. Tali conoscenze sono errate? Sono ormai superate? Va bene, ma prima occorre far quadrare tutte le nuove conoscenze, non, con un classico errore di partigianeria, limitarsi a spiegare ciò che non si sa con la “propria” spiegazione.
Esempio – Tizio guarisce da una malattia e racconta al mondo che è merito di X; tanta gente è pronta a credere nell’efficacia di X, ma magari non crede ai miracoli; in realtà il processo logico che porta a credere in X è lo stesso che porta il credente a credere al miracolo: non si sa spiegare un fatto (molte malattie terribili hanno per esempio una percentuale, seppur minima, di remissioni spontanee) e lo si attribuisce alla propria interpretazione, infischiandosene di indagare se la cosa regge in un contesto generale (cioè se per esempio X guarisce molte altre persone).
Ovvio che, se su questo atteggiamento ci mettiamo anche interessi personali come visibilità, vantaggi economici ecc., si comprendono i danni della falsa saggezza, della falsa razionalità, della falsa scienza.