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Età mentale

L’età mentale può essere definita come l’età desunta dal comportamento del soggetto a prescindere dalla sua età cronologica.

Con il termine comportamento si intende ogni azione, fisica o psichica. Anche attraverso il senso comune è usuale definire vecchio chi si atteggia come tale, pur avendo un’età cronologica non ancora nell’intervallo della vecchiaia.

Per il Neocinismo esiste invece una differenza fondamentale fra vecchio e anziano, evitando ogni forma di confusione sul termine. Quindi per il Neocinismo,

il vecchio è colui che ha un’età psicologica elevata, a prescindere dalla sua età cronologica.

Età mentale: il test del blocco

L’innalzamento dell’età mentale si attua attraverso una fase di blocco. La frase “ai miei tempi” può sembrare del tutto normale in una persona piuttosto avanti con gli anni; se la si analizza bene scopriamo però che rivela anche un parziale rifiuto del tempo “attuale” che viene visto (e spesso vissuto) come parzialmente estraneo a sé stessi. È pertanto definibile la data di blocco del soggetto adulto (cioè convenzionalmente un soggetto che abbia più di vent’anni) come quella a partire dalla quale si sono rifiutate o accolte solo in parte (e spesso forzatamente) le evoluzioni della società. Per spiegare meglio il blocco consideriamo il fenomeno Internet; molte persone lo hanno accolto perché obbligate per lavoro, altre (senza blocco) lo hanno recepito sino in fondo (assimilato) e lo usano nella piena sua potenzialità: fanno acquisti in Rete, prenotano viaggi, giocano in borsa o controllano il proprio saldo bancario ecc. Il blocco (e quindi l’età mentale) può essere studiato analizzando le scelte esistenziali del soggetto. Vediamo alcuni indicatori fondamentali.

Le innovazioni tecnologiche consolidate – Si tratta di innovazioni che sono entrate a far parte dell’uso comune, senza essere destinate a un’élite tecnologica o economica. In Italia l’auto è diventata un indicatore a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, quando modelli sufficientemente confortevoli hanno consentito lunghi viaggi. Chi ha avuto un blocco negli anni ’70 ha sì la patente da trent’anni, ma usa la macchina il meno possibile, in città e per spostamenti brevi.

La televisione è diventata un indicatore interessante dell’età mentale con l’avvento del colore e della concorrenza fra le reti (negli USA Quinto potere di Lumet è un film del 1976). Chi ha un blocco agli anni ’70 la vede poco e pensa che se ne possa fare a meno. Chi ha un blocco alla fine degli anni ’80 non usa la carta di credito oppure il cellulare. In Italia chi si è bloccato ai primi anni ’80 non usa il personal computer: se lo deve usare per lavoro ci sono dei momenti in cui lo “odia” (perché esso non si adatta all’uomo) senza essere stimolato dalla sfida di possederlo, tipica invece di un giovane. Chi usa il personal e si è bloccato agli anni ’90 non è interessato più di tanto a Internet e via discorrendo…

La musica, i film, i libri – Le scelte culturali per il tempo libero sono particolarmente significative per datare il blocco e valutare l’età mentale. Ci sono persone che da anni non seguono la musica, la letteratura e, guardando per caso un film di oggi in televisione, non ne apprezzano le “novità” nella regia, nella sceneggiatura, negli effetti speciali, nel messaggio che trasmette, nella recitazione ecc.

Età mentale

L’età mentale non si dimostra cercando a tutti i costi di apparire più giovani

La cura di sé – È sin troppo facile segnalarla come indicatore dell’età mentale. Le scelte nell’abbigliamento riflettono lo stare al passo con i tempi o il legarsi a una moda passata. Un adulto al passo coi tempi dovrebbe vestirsi sempre con la moda del momento e non con quella di dieci o vent’anni prima. “Vestirsi con la moda del momento” vuol dire non bocciare ciò che si trova attualmente nei negozi, non tanto seguire i consigli dei migliori stilisti.

Un particolare indicatore è rappresentato anche dalla cura prestata alla propria salute. Non fumare per ragioni salutistiche era cosa già “nota” negli anni ’70 e ’80, mentre la lotta all’obesità e la pratica di un’attività sportiva sono indicatori validi dagli anni ’90 in poi.

Il blocco acuto – I vecchi non sono facilmente suddivisibili in tipologie; è però possibile effettuare una suddivisione in base a “come” sono diventati vecchi.

Spesso il blocco avviene lentamente, il soggetto scivola gradatamente verso la vecchiaia. Altre volte invece è improvviso, conseguenza di una scelta del tutto conscia.

Nel blocco acuto esiste una spia ben precisa trattata nell’articolo sull’invecchiamento.

Provate a scoprire la vostra età mentale con il test (che ci è stato copiato da diversi siti che non hanno riportato la fonte – molti hanno ancora la versione non aggiornata!) Calcola l’età psicologica.


I COMMENTI

Amore per la lirica

Boheme

Come premessa al commento, devo dire che l’amore per la lirica può essere un indicatore esistenziale solo quando è alternativo ad altre forme musicali più moderne. Se invece è affiancato all’amore di tutto ciò che è musica (per esempio amo la lirica, ma amo anche il rock), può essere semplicemente il risultato della musica come oggetto d’amore (e allora nulla si può concludere sulla personalità del soggetto) oppure di una personalità contemplativa che apprezza i vari generi musicali solo perché espressioni culturali.

Consideriamo quindi il solo caso di chi apprezza soprattutto la musica lirica.

A essere franchi, se non ci fossero le sovvenzioni statali, la lirica non sopravvivrebbe, segno evidente che la gran parte della popolazione l’ha ormai superata. Non si tratta delle situazioni descritte nelle opere che rende la lirica superata, quanto proprio il modo di cantare (ben diverso è il caso della musica classica, della quale molte opere hanno ancora una validità contemporanea). Nessuno oggi canta così, con una grande difficoltà di comprensione del testo stesso. Senza le scenografie faraoniche di certe opere e la presenza di VIP, anche certi grandi spettacoli (vedi prima della Scala) sarebbero deserti.

Alcuni, come a suo tempo il compianto Pavarotti (un vero business man), hanno capito che isolando pezzi ancora attuali dalle opere liriche si riesce a esaltare e a mantenere in vita la lirica, con concerti che richiamano moltissime persone. Non a caso Pavarotti utilizzava anche pezzi non propriamente lirici per i suoi concerti che erano veri e propri show e non “opere liriche”.

L’aspetto negativo dell’amore per la lirica è quindi solo quello di rimanere attaccati a qualcosa che è ormai superato. Amare la lirica rende cioè più psicologicamente vecchi; c’è anche il rischio di diventare contemplativi, di ritenere cioè la cultura lirica come un plus rispetto ad altre forme più moderne di musica, viste come banali e/o superficiali.

Di male quindi nell’essere appassionati di lirica non c’è poi molto. È come avere a disposizione tanti vestiti moderni e andare vestiti ancora come 50 anni fa… Che male c’è? Però è preferibile calarsi nel proprio tempo.

Un test – Vorrei suggerirvi di leggere un bellissimo romanzo scritto in dialetto bantu: Obangu zangu.

Purtroppo non capirete nulla, ma è sicuramente un’opera da non perdere, un capolavoro immortale. Impazzito? Non direi, visto che i media ci hanno propinato l’apertura della Scala in mille salse. E che cos’è oggi un’opera lirica se non un’opera artistica che nessuno riesce a comprendere? Certo si può leggere il libretto, ma chi vedrebbe la versione televisiva di Obangu zangu (ripeto, una pietra miliare nella storia della cultura mondiale) con i sottotitoli in italiano? E la lirica farebbe la stessa fine del kolossal bantu se non ci fossero i fondi statali a sostenerla, perché realisticamente è una forma culturale ormai superata dai tempi.

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