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Eroismo

Nell’era moderna il concetto di eroismo, la figura dell’eroe appartengono a una certa tradizione romantica che ha dato una valenza sempre positiva al termine. In realtà, occorre analizzare le due facce dell’eroismo.

Il termine è un derivato di eroico, secondo il francesie héroïsme.

La prima è quella involontaria in cui l’eroe è praticamente costretto a esserlo, pena danni maggiori. In campo militare si pensi per esempio al soldato che riesce a respingere l’attacco di un gran numero di nemici fino all’arrivo dei rinforzi, salvando i compagni feriti che altrimenti non avrebbero avuto scampo.

La seconda faccia è quella dell’eroismo volontario, quella in cui si sceglie una strada che non è l’unica possibile (le altre potrebbero essere l’inazione, la fuga, la richiesta d’aiuto ecc.) e che comporta rischi non indifferenti. Anche in questo caso ci sono due situazioni da analizzare: l’eroe si trova in quella situazione per caso oppure per lavoro (pensiamo a un poliziotto, a un pompiere, a un militare ecc.). La seconda situazione è importante perché modula la variabile che più ha importanza: la probabilità di sopravvivenza (intesa un po’ in senso lato, come riuscita dell’azione senza gravi danni per chi ha compiuto l’atto eroico).

eroismo

Il concetto di eroismo (derivato dal franesese héroïsme) appartiene al romanticismo che ha dato una valenza sempre positiva al termine

Consideriamo dapprima un eroe “non di mestiere”, che cioè non era lì perché stava adempiendo un suo dovere. Dal punto di vista esistenziale, ci sono solo due possibilità:

  • ha grandi, grandissime probabilità di riuscire e allora non è un eroe, è una persona normale che si è trovata nel posto giusto al momento giusto. Esempio classico quello del provetto nuotatore che, visto un ragazzo che sta annegando lo salva: rifacesse 100 volte quel gesto, almeno in 99,99 volte gli andrebbe bene. La modestia di molti eroi di questo tipo nasce dal fatto che per loro è stato “normale” quello che hanno fatto.
  • Ha possibilità buone, ma lontane dalla certezza; allora, sia che riesca sia che non ci riesca, non è un eroe, è uno stupido, mosso solo dai condizionamenti ricevuti. Per capire quest’ultimo punto si pensi al caso in cui la possibilità sia dell’1%. Il soggetto sa giusto stare a galla, si butta per salvare il ragazzo e muore annegato; conoscendo la probabilità nessuno direbbe che l’azione sia stata saggia, è stata solo stupida. Adesso alziamo la probabilità, ma ricordiamo che il soggetto avrà a casa qualcuno che lo ama o comunque lui stesso dovrebbe amarsi. Anche con una probabilità del 50% il suo gesto risulta completamente irrazionale, esistenzialmente parlando (ha dato più importanza alla vita di uno sconosciuto che al futuro di quello dei suoi cari che dovranno andare avanti senza di lui). Quindi non eroismo, ma stupidità.

Diverso è il caso in cui l’eroe lo sia di mestiere; in questo caso la società “paga” il soggetto perché rischi qualcosa e quindi si viene a creare una situazione intermedia in cui il soggetto deve agire senza la certezza di riuscire. Premesso che anche in ambito lavorativo viene distinto il coraggio da un’insulsa temerarietà, si può parlare di eroismo quando ci sono comunque probabilità decenti di riuscire. L’eroismo è quindi un concetto che può applicarsi solo a chi opera di mestiere in situazioni difficili, per esempio il caso del pompiere che si lancia fra le fiamme per salvare una persona che era rimasta intrappolata, sapendo che l’impresa non è impossibile, ma non certo facile.

Esistono anche casi complessi in cui lo scenario non è così chiaro. Storicamente è il caso dei partigiani: un giovane poteva essere arruolato fra i fascisti, essere deportato in Germania, cercare di nascondersi sui monti oppure diventare partigiano; non esistevano soluzioni sicuramente “indolori” e che sopratutto prescindessero dalla soluzione finale del conflitto. Il partigiano era quindi a tutti gli effetti un soggetto cui si poteva applicare l’eroismo di mestiere e, in effetti, molti furono eroi. Fra l’altro, lo furono anche perché entrarono nel conflitto non in modo folle (come lo sarebbe stato chi avrebbe costituito una brigata partigiana agli inizi del 1941), ma quando la probabilità di successo non era certa, ma era comunque decente.

Concludendo, impariamo a distinguere normalità, eroismo e follia!

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