Le varie definizioni di egoismo si soffermano su:
- le azioni che hanno come fine esclusivo l’interesse del soggetto egoista.
- il danno che il prossimo subisce mentre l’egoista cerca di arrivare al suo interesse.
In realtà, questi due punti, che sembrerebbero del tutto plausibili ai più, sono utopistici e scorretti.
In base al primo punto molte nostre azioni sarebbero da bollare come egoiste: pensiamo agli affari o alle relazioni interpersonali; chiunque rifiuti l’amore di un’altra persona perché “non gli interessa” sarebbe egoista. Anche il secondo punto appare censurabile, se si pensa che qualunque azione noi facciamo per vincere danneggia chi ci arriva dietro!
Per evitare tante contraddizioni molti si rifugiano in angolo e ci dicono semplicemente che “l’egoismo è il contrario dell’altruismo“. Se leggete la pagina sull’altruismo scoprirete che ne esistono due forme, quello irrazionale e quello equilibrato. In particolare, questo si ha “quando si dà agli altri quanto si riceve da loro in termini di qualità della vita.”. Con questa definizione il Personalismo arriva velocemente alla definizione di egoismo:
l’egoismo si ha quando non si dà agli altri quanto si riceve da loro in termini di qualità della vita.
Tutto diventa chiaro, concreto (non utopistico!) e pratico.
Occorre applicare bene la definizione. Notiamo che il verbo è al presente. Non è al passato, né al futuro, altrimenti per non essere egoisti si finisce per essere schiavizzati. Quanto ci è stato dato in passato non giustifica la “riscossione”, non siamo in debito. Caso classico i “genitori che hanno dato la vita la figlio, hanno fatto sacrifici per farlo studiare ecc.” non possono poi chiedere la restituzione delle risorse spese (che, se spese per amore, non sono un credito). Quanto ci verrà dato non giustifica una sottomissione presente. Caso classico sempre quello dei genitori che “lasceranno un grande patrimonio ai figli”; anche in questo caso pretendere che i figli siano sempre a loro sottomessi è l’indizio più evidente di acquistare la libertà del figlio che, più che amato, è asservito a sé.

Il termine “egoismo” deriva dal latino “ĕgo”, io.
Posso dare poco o tanto a una persona, dipende quanto questa dà alla mia qualità della vita. Ecco spiegato perché
- per molte persone il proprio cane vale di più di un bambino sconosciuto;
- se non si è patosensibili, si può rimanere indifferenti di fronte alle vicende negative di sconosciuti;
- un figlio equilibrato che ormai si è staccato dai genitori li ama meno di quanto loro continuino ad amarlo e sicuramente a loro antepone la propria nuova famiglia.
Facciamo un esempio pratico che ai molti sembrerà banale, ma che spiega il concetto in modo chiaro. Mario sta passeggiando per la città, viene accostato da una coppia che gli chiede l’indicazione di una via. Mario per gentilezza (non per altruismo) fornisce le indicazioni del caso, in questo caso Mario non ha avuto nessun deperimento della sua qualità della vita. Secondo scenario: Mario si sta allenando, si sta impegnando seriamente; un’auto si accosta e chiede indicazioni su come raggiungere un paese. Mario non si ferma e continua il suo allenamento. Chi pensa che Mario si sia comportato male ha seri problemi con il concetto di altruismo/egoismo. Se non ne fosse convinto, poiché ciò è giusto una volta è difficilmente condannabile se ripetuto, supponiamo che ogni 500 m un’auto si fermi per chiedere indicazioni. L’allenamento di Mario (magari era uscito prima dal lavoro proprio per allenarsi!) salterebbe e, checché se ne dica, quel giorno la sua qualità della vita sarebbe compromessa.
Come si concilia la precedente definizione con la legge e con l’etica quando le nostre azioni provocano un danno ad altri? Se si rispetta la legge e se le nostre azioni non mostrano contraddizioni (sono “etiche“), si deve ritenere il danno come una normale conseguenza delle interazioni con altri. Nessuno direbbe che un professore che boccia uno studente sia “egoista”, anche se nel fare il suo lavoro (il suo interesse, visto che con l’insegnamento porta a casa lo stipendio) è molto più severo di altri suoi colleghi.
La legge serve proprio per gestire i danni che altrimenti trasformerebbero la società in una giungla; analogamente una coerente etica individuale (il professore sopraccitato non fa favoritismi, né ha pregiudizi sui suoi allievi) evita di agire in modo emotivo verso persone che non sono nel suo mondo dell’amore.