Il dissoluto è colui che non vuole gestire al meglio il proprio corpo, arrivando a penalizzare pesantemente la sua salute.
Il termine deriva dal fatto che una delle cause della mancata gestione è proprio la non volontà di porsi dei freni inibitori, non solo di ordine morale. Causa importante, ma non la sola.
La diagnosi differenziale
In teoria, ogni persona potrebbe diventare schiava degli oggetti del dissoluto. Di fatto, una percentuale della popolazione ne è immune. Potrebbe sembrare che sia fondamentale il ruolo svolto dalla forza di volontà nevrotica (FVAN): non possedendo una FVAN sufficiente, il dissoluto cadrebbe nelle catene di uno o più oggetti di dissolutezza. Se così fosse, la gran parte degli svogliati sarebbero persone dissolute, cosa che non è vera. Si potrebbe pensare che funzionino dei condizionamenti al positivo: lo svogliato non diventerebbe dissoluto solo perché la mancanza di FVAN sarebbe sostituita da forti condizionamenti morali.
In realtà, lo svogliato può anche essere dissoluto, ma la correlazione fra le due personalità è debole. Dai dati del test di personalità di Albanesi sembra che il vero problema del dissoluto sia la mancata attivazione della forza di volontà anevrotica, a prescindere dal fatto che ne sia dotato o meno. Lui “non vuole” attivarla.
Ciò spiegherebbe:
- la propensione ad addurre alibi (lo svogliato è più propenso a cercare scorciatoie per risolvere i suoi problemi; per esempio la persona in sovrappeso sostiene che “grasso è bello”; il fumatore ci fa il suo ragionamento, il dissoluto da sesso ci racconta che tutti sono naturalmente poligami ecc.).
- La banale sottomissione al piacere: “mi piace, perché devo smettere?”. Da ciò consegue la propensione a sostenere che un controllo delle pulsioni attraverso la forza di volontà sia una forzatura inaccettabile.
- L’ignoranza che a volte accompagna il dissoluto; consideriamo per esempio il fumo, originariamente non condannato per ignoranza salutistica (si pensi che per buona parte del XX sec. la sigaretta è stata vista come simbolo di virilità e/o di emancipazione).
Dire che la FVAN non viene attivata significa dire che nel dissoluto manca la consapevolezza delle conseguenze esistenziali del proprio gesto: mentre lo svogliato si mette a dieta cento volte e fallisce, il dissoluto liquida il problema dicendo che ha una costituzione robusta, che geneticamente è predisposto al sovrappeso, che ha il metabolismo basso ecc.
Nei dissoluti con un buon quoziente intellettivo gli alibi non funzionano (a meno che non sia possibile elaborare teorie più o meno convincenti), ma può diventarlo la dichiarata mancanza di forza di volontà. Ricordo un noto professore universitario che fumava come un turco e che affermava: “non riuscirei mai a smettere perché non ho la sufficiente forza di volontà”, salvo poi scoprire che reggeva benissimo la fatica fisica, il dolore, i disagi climatici, era praticamente instancabile ecc. Cioè superava gran parte delle prove che, se fallite, indicano una scarsa FVAN.
Le tipologie
Per rendere carente la gestione del proprio corpo il dissoluto usa, volontariamente o involontariamente, una serie di oggetti. Principalmente si tratta di:
- droghe
- cibo (alcol compreso) e sedentarietà
- farmaci
- sesso (vissuto come una droga naturale).
Le droghe – Fra le sostanze che creano dipendenza, l’oggetto più diffuso nella popolazione è sicuramente il fumo, seguito da alcol e stupefacenti vari. È interessante come i dissoluti con forte personalità tendano a giustificare come non pericoloso l’uso dei loro oggetti. Il ragionamento del fumatore ne è un esempio classico. Ogni adesione (anche parziale) a tali giustificazioni (come la distinzione fra droghe leggere e pesanti) è il modo migliore per consentire al dissoluto di rimanere tale: una droga pesante fa più danni, ma una droga leggera resta comunque inaccettabile perché inquadra la vita del soggetto in una situazione in cui lui non ha il pieno controllo della propria esistenza. Poco pregio ha anche il fatto che una droga leggera dà meno dipendenza e il soggetto può smettere “quando vuole”: anche il fumo è una droga leggera e si è visto che danni ha fatto nella popolazione! Ovviamente questo ragionamento non rientra tanto nell’ambito “legale” (nel senso di emanazione delle leggi che gestiscono il problema droga nella società), quanto in quello esistenziale: è inutile girarci intorno,
non esiste un motivo logico per cui una persona che fumi o assuma droghe leggere abbia più probabilità di vivere meglio di una che non lo fa,
mentre, ovviamente, di motivi per la situazione contraria ne esistono svariati e inoppugnabili.
Il cibo – Fumo, alcol e droghe sono oggetti che molte persone rifiutano (o sanno essere dannosi); grande è pertanto il loro stupore quando vengono giudicati dissoluti per esempio perché sono in forte sovrappeso. Il sovrappeso è assolto esistenzialmente in molti strati della popolazione esattamente come cento anni fa era assolto il fumo (pensiamo a tutti coloro che molto superficialmente concludono che “grasso è bello”). In realtà, è ormai chiaramente dimostrato che questo fattore fa danni esattamente come il fumo e/o l’alcol. Quindi, in termini molto franchi, ma concreti, chi non vuole mettersi a dieta per eliminare i chili di troppo è nella stessa situazione di chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno.
I farmaci – La dipendenza da farmaci è presente in tutti coloro che non sanno gestire il dolore e pensano che la pillolina possa risolvere ogni problema e che per ogni problema ci sia una pillola. Sonniferi, antidepressivi, tranquillanti, antidolorifici ecc. sono vere e proprie droghe quando il soggetto li usa senza porsi minimamente la questione di come risolvere il problema e sospenderli.
Il sesso – Abbiamo lasciato per ultimo questo oggetto del dissoluto perché nel linguaggio comune il termine dissoluto è spesso associato al termine lussuria e quindi al sesso. Rimandiamo al tema corrispondente per un’analisi approfondita. Ricordiamo solo che la dipendenza dal sesso visto come scopo dell’esistenza può portare a vivere una vita sregolata, fortemente condizionata dalla necessità di trovare partner che rispondano alle proprie necessità, senza considerare che chi ha vissuto di sesso si predispone a vivere la seconda parte della propria vita in maniera penosa.
Un visione equilibrata della sessualità consente invece di avere una soddisfazione sessuale, senza essere schiavi del sesso.
Per approfondire: Il sesso – Il tradimento.
La qualità della vita
La qualità della vita del dissoluto è strettamente correlata con l’oggetto o gli oggetti che lo rendono tale. Se un tossicomane, o un alcolizzato, ha una qualità della vita pessima, un dissoluto incapace di gestire il cibo o il sesso può avere una buona qualità della vita in presenza di condizioni facilitanti, soprattutto in giovane età.
A prescindere dall’oggetto, il risultato è che il dissoluto accorcia quasi sempre la sua esistenza, peggiorandola decisamente nella parte finale di essa: un dissoluto vive la vecchiaia (se ci arriva) in condizioni veramente precarie.