La definizione classica di destino fa riferimento a quegli eventi che ci accadono inevitabilmente. A prescindere dalle implicazioni filosofiche del temine, dal punto di vista psicologico il destino è sicuramente un concetto caro agli irrazionali e, in misura molto minore, ai semplicistici (a quelli che lo prendono come facile spiegazione di tutto, descritti con il termine comune di fatalisti).
Non comprendendo la realtà, trovano comodo inquadrarla in un supposto ordine superiore prefissato nell’universo. In genere
chi crede al destino ha una coscienza statistica molto scadente,
non conoscendo o non maneggiando facilmente le basi del calcolo delle probabilità. La cosa assurda è che ci sono persone che ricercano stringhe del tipo “cosa dice Google del tuo destino”.
La rimozione
Alcuni arrivano persino a rimuovere (o a reinterpretare) i concetti conosciuti pur di vivere attività gradite, ma particolarmente rischiose. Un amico, laureato in una materia scientifica, per recarsi a piedi al lavoro era solito fare una strada non particolarmente sicura. Interrogato su quale fosse la probabilità di essere aggredito per una semplice rapina, liquidò la risposta con la banale risposta: “di giorno, una su mille!”. Peccato che non si fosse accorto di quello che un qualunque studente poteva spiegargli e cioè che, facendo ogni giorno quel tragitto, in circa tre anni aveva quasi la certezza di subire un’aggressione. Cosa che capitò di lì a poco, liquidata frettolosamente con un “mah, era destino…”.
Il concorso di colpa esistenziale
Molti non riescono a vedere le proprie colpe dietro certe situazioni problematiche e il richiamo al destino è un facile alibi.
Per approfondire nel dettaglio questo specifico tema, rimandiamo all’articolo Concorso di colpa esistenziale.

Chi crede al destino ha una coscienza statistica molto scadente
Ognuno è artefice del proprio destino
Molti cacciatori hanno iniziato a dedicarsi a una selvaggina, le minilepri, in forte espansione sul territorio. Come dice il nome, si tratta di piccoli roditori simili alle lepri, ma molto più piccole, vanno dal mezzo chilo al chilo. I veri cacciatori non le considerano neppure (al più le cacciano per evitare il fastidio che altri cacciatori invadano i loro territori alla ricerca della “pregiata” preda), ma altri le usano per soddisfare il loro ego venatorio (un po’ come nella corsa il numero di maratone corse viene equiparato a una grande prestazione cronometrica); con personalità molto apparente cercano di sembrare agli occhi di amici e conoscenti grandi seguaci di Diana.
La minilepre schizza via fra i cespugli e in genere il tiro non è facile, anche se l’animale non è velocissimo, tant’è che alcuni cani molto veloci lo prendono.
Un mio amico iniziò qualche anno fa a occuparsi di mini, perché “si stufava a non trovare mai fagiani o lepri”. Quando ci trovavamo e gli raccontavo dei fagiani che avevo preso, lui ribatteva a minilepri; io gli indicavo i posti dove ne avevo trovate tante e lui si stupiva sempre che io non le prendessi. “È troppo pericoloso per il cane, non sparo mai”. “Lo so, ma io caccio con un cane solo e sto molto attento. Ci sarà una probabilità su 10.000…” mi rispondeva.
Poi un giorno ammazzò il suo cane, una cocker buonissima e affettuosa, sicché io, nonostante lui fosse distrutto, cessai di essergli ancora amico. La sua compagna ha sentenziato in modo molto irrazionale che “è stato il destino!”. Dove hanno sbagliato?
Il loro errore è che non conoscono, nemmeno intuitivamente (molti concetti del calcolo della probabilità appartengono al semplice buon senso, al senso statistico), il concetto di probabilità totale.
La percentuale di 1 su 10.000 è sostanzialmente esatta, ma se cacci le mini e ne spari 100 all’anno, in 10 anni ne spari 1.000, cioè hai una probabilità totale di 1 su 10 di uccidere il cane*. E io dovrei praticare un tipo di caccia nella quale ho una probabilità su dieci di ammazzare il mio cane?
Ci sono molte persone che sono propense a credere al destino. A questa parola una persona razionale dà un significato ben preciso: un evento veramente poco probabile. Chi razionale non è, non riesce nemmeno a esaminare la probabilità di un evento e scambia per destino eventi che, con un po’ di acume, sarebbero stati facilmente evitabili.
Destino – Frasi famose
Ciascuno è artefice del proprio destino (Faber est suae quisque fortunae, frase attribuita da Sallustio al console Appio Claudio Cieco)
Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino. (Carl Gustav Jung)
Nessuno può eludere il proprio destino: i buoni muoiono presto, e i cattivi muoiono tardi. (Daniele Defoe)
Che cosa so del destino dell’uomo? Potrei dirvi di più a proposito dei ravanelli. (Samuel Beckett)
Chi crede nel destino giustifica l’inerzia (Marco Tullio Cicerone)
Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi. (spesso attribuita a William Shakespeare)
Sono convinto che anche nell’ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino. (Anonimo)
Il destino può mutare, la nostra natura mai. (Arthur Schopenhauer)
Il destino mescola le carte e noi giochiamo. (Arthur Schopenhauer)
Il destino non invia araldi. È troppo saggio o troppo crudele per farlo. (Oscar Wilde)
Il destino, quando apre una porta, ne chiude un’altra. Dati certi passi avanti, non è possibile tornare indietro. (Victor Hugo)
Non c’è destino che non si vinca con il disprezzo. (Albert Camus)
Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo. (Jean de La Fontaine).
* Questo intuitivamente; matematicamente la probabilità è di 0,095 anziché di 0,1; ovviamente il discorso non cambia!