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Consumismo

Il consumismo è uno degli aspetti più controversi delle moderne società occidentali poiché coniuga fattori positivi con altri negativi e un giudizio negativo globale non può comunque prescindere da un’analisi approfondita. Prima di esaminarlo, diamo la definizione classica: il consumismo consiste nell’aumento dei consumi, sostenuto in gran parte dalla pubblicità, con effetto espansivo sulla produzione e ulteriore bisogno indotto di nuovi consumi.

Gli aspetti positivi del consumismo

Il consumismo è sicuramente legato al fatto che la società in cui si diffonde è economicamente avanzata. Infatti, una caratteristica di tale fenomeno è che tocca un ampio strato della popolazione e quindi è indice di ricchezza non marginale. Il consumismo è quindi tipico dei Paesi più ricchi. Questa affermazione può non essere condivisa da chi continua a vedere le difficoltà economiche di questi Paesi, ma è indubbio che parlare di consumismo in uno Stato del Terzo Mondo sarebbe abbastanza assurdo.

Sicuramente il consumismo sostiene una parte dell’economia di questi Paesi e va compreso quando e come promuoverlo. L’attuale eccessiva propensione a esso deve essere corretta in base a una valutazione razionale degli aspetti positivi.

Gli aspetti negativi del consumismo

Gli aspetti negativi sono essenzialmente di ordine economico e psicologico.

Dal punto di vista economico, già il marxismo metteva in guardia dal santificare i consumi, ma il fatto che il consumismo interessi ampi strati della popolazione lo rende un pericoloso fattore di instabilità sociale. Se da un lato dovrebbe sostenere la produzione, dall’altro, in momenti di crisi, può deprimere ulteriormente i ceti meno abbienti comunque entrati nella spirale consumistica. Non è difficile notare che molti degli intervistati sulle difficoltà economiche di un Paese sono vittime comunque di una tendenza ai consumi ormai irrinunciabile, per esempio la persona che racconta come sia difficile arrivare a fine mese e poi nell’aspetto rivela un’attenzione a tante costose frivolezze.

Dal punto di vista psicologico, il consumismo amplifica la sindrome del compratore in colui che identifica la soddisfazione esistenziale nell’acquisto e nel consumo di beni materiali.

L’inclinazione allo shopping è l’esempio più classico di questa sindrome che è ampiamente diffusa nella popolazione. Chi, in giro per turismo o per semplice piacere, non prova il desiderio di acquistare comunque e sempre qualcosa, a prescindere dai propri bisogni reali? Chi non si circonda di cose del tutto inutili semplicemente perché “carine”? Chi non ha nel guardaroba abiti messi solo due o tre volte (con un “costo per occasione” stratosferico!)? Chi non ha nella biblioteca libri che non ha mai avuto il tempo di aprire? Sotto questa luce psicologica, il consumismo è l’acquisto di merci che poi non servono a nulla di concreto. Ed è sicuramente negativo.

La correzione di questi problemi consiste quindi nell’indirizzare verso i consumi veramente utili all’incremento della qualità della vita (consumismo qualitativo).

Consumismo

Una caratteristica del consumismo è che tocca un ampio strato della popolazione e quindi è indice di ricchezza non marginale

Consumismo e personalità

Potrebbe sembrare che la personalità degli apparenti sia quella più interessata perché l’acquisto è il primo anello della catena che li fa apparire. Paradossalmente, a loro anche ciò che inutile serve… per apparire. Se è vero che il consumismo è molto diffuso fra gli apparenti, non sempre è così poiché non è detto che un apparente sia vittima della spirale consumistica; se è abbastanza accorto economicamente, per lui l’acquisto non è una droga (in fondo gli basta avere una Ferrari!).

In realtà, la personalità che non sfugge al fenomeno è quella dei sopravviventi; infatti la sindrome del compratore tende a colmare un vuoto esistenziale, a dare un senso alle giornate, rivelando una sostanziale insoddisfazione della vita che, a differenza che negli insoddisfatti (che sono tali per perfezionismo), tendono a colmare con stratagemmi vari, uno dei quali è appunto il consumo immotivato.

Per il resto, la tendenza al consumo è un fenomeno trasversale nelle personalità e tende a essere una conseguenza piuttosto che una causa; per esempio, nell’irrazionale è spesso causata da un’assoluta incapacità di resistere a messaggi pubblicitari ingannevoli (“devo dimagrire? Compro l’ultimo ritrovato!”); nel debole il consumo è spesso provocato o imposto da altri ecc.

Come vivere i consumi

È fondamentale farsi la domanda di San Francesco: serve? A chi è dotato di spirito critico tale domanda consente di evitare le lusinghe della pubblicità più accattivante o più ingannevole (nel senso che crea falsi bisogni per stimolare all’acquisto).

Nell’articolo Quando i soldi non bastano mai viene evidenziata la corretta strategia conseguenza di questa domanda, evitando di cadere vittima dei consumi. Dal punto di vista psicologico è qui interessante notare come il consumismo faccia a pugni con la semplicità del soggetto e quindi predisponga a essere apparenti.

Non si deve invece confondere con il consumismo qualunque propensione all’innovazione tecnologica, purché ragionevole, né quella di voler sostituire a minori costi ciò che è ormai vecchio, guasto o comunque superato.

Cenni storici

Se già Karl Marx aveva individuato nel capitalismo una certa tendenza al consumo (che definì in modo alquanto pittoresco come feticismo della merce), per parlare di consumismo come fenomeno di massa è necessario attendere il termine della seconda rivoluzione industriale; in molti Paesi interessati da questo epocale cambiamento, infatti, le persone iniziarono a comprare, oltre ai beni di prima necessità, anche quelli secondari e superflui.

Fu poi negli anni ’60 del secolo scorso che le economie degli Stati Uniti d’America e dei Paesi dell’Europa occidentale attraversarono un grande periodo di espansione che, unito a leggi che ridussero molte diseguaglianze economiche, fece sì che in questi Paesi si raggiungesse una prosperità che fino a quel momento era praticamente sconosciuta ai più; l’arricchimento generale portò a un notevole incremento della domanda di moltissimi beni di consumo; nel corso degli anni, il consumismo è stato poi aiutato dalla grande diffusione di strumenti che favorivano il credito al consumo, in primis le carte di credito e le vendite a rate.

 

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