Se invecchiare è inevitabile, invecchiare bene è un’arte! Infatti la qualità dell’invecchiamento è veramente molto variabile a seconda delle strategie che si sono usate per gestirlo. Se andate in una residenza per anziani, troverete che la stragrande maggioranza dei ricoverati o ha un deficit cognitivo o ha un deficit fisico.
Questa constatazione ci porta già a concludere che:
- esistono un invecchiamento fisico e un invecchiamento psichico
- non è possibile invecchiare bene gestendo solo una delle due componenti.
Invecchiare fisicamente
Un errore comune è di pensare che l’invecchiamento fisico sia correlato solo al concetto di salute. Sempre dall’analisi degli ospiti della nostra residenza per anziani, scopriamo che ci sono soggetti senza deficit psichico, con una buona salute, ma con gravi problemi fisici che li fanno giudicare “vecchi”. Non avere particolari malattie, ma avere seri problemi fisici è una condizione che i più associano inevitabilmente all’età: “non riesce più a fare le scale”, “non riesce a farsi un bagno da solo/a” ecc. La situazione sarebbe comprensibile se il soggetto avesse 100 anni, ma spesso si scopre che ha 70 anni! Molti suoi coetanei sono ancora molto vitali.
La salute non è quindi l’unico fattore da considerare nell’invecchiamento fisico, occorre anche considerare lo stato di forma del soggetto. La persona che a 40 anni “non può fare sport per un ginocchio malandato” probabilmente a 70 non riuscirà più a salire le scale; quello che a 40 è in forte sovrappeso a 70 non avrà più nessun interesse a farsi una passeggiata ecc.
Quindi l’invecchiamento fisico si può suddividere nelle due componenti:
- salute
- forma
Circa la prima, lo stile di vita del soggetto può essere una notevole condizione facilitante; se non rispettate tutti i dieci punti del buon stile di vita, state già accorciando la vostra vita in buona salute. Lo stile di vita però non basta perché certe patologie possono capitarci addosso anche se abbiamo fatto tutto per bene. Ecco allora che ci viene in aiuto la prevenzione. Quando si parla di prevenzione in genere i medici parlano di esami periodici; purtroppo le specialità mediche sono talmente tante (tante sono le malattie) che dopo i 50 anni si dovrebbero passare troppi giorni negli studi medici. Una prevenzione moderna che veda il soggetto come primo medico di sé stesso passa attraverso la coscienza medica del singolo che permette di evitare di diventare un ospite fisso degli ambulatori medici. Coscienza medica vuol dire avere le basi mediche necessarie per riconoscere i sintomi delle malattie più critiche; non è difficile, basta semplicemente la voglia di informarsi. L’articolo che abbiamo nel sito sulla prevenzione illustra proprio questa “prevenzione moderna” che minimizza gli esami, dando per scontata una coscienza medica del soggetto.
Sulla forma non si può barare, tanto che nel sito sono descritti alcuni semplici test che ogni over 40 dovrebbe provare per capire se invecchierà bene:

Un errore comune è di pensare che l’invecchiamento fisico sia correlato solo al concetto di salute.
Invecchiare psichicamente
Anche l’invecchiamento psichico ha due componenti:
- l’invecchiamento cognitivo
- l’invecchiamento psicologico.
Quando parliamo di declino cognitivo possiamo parlare di vere e proprie patologie (Alzheimer, demenza senile ecc.) oppure semplicemente quello causato da un normale invecchiamento, tale da non compromettere la normale vita di relazione degli individui.
Il problema è che anche questo declino normale può essere critico, sia perché si parte da una base cognitiva non eccelsa sia perché la velocità del declino è sì normale, ma comunque troppo elevata. Questo comporta che persone con scarso QI (quoziente d’intelligenza) a 30 anni, a 60 possano averlo sotto una soglia di sicurezza a causa di un declino che non sarebbe critico per chi partisse da un alto QI. Questo spiega perché molti anziani vengono truffati con trucchi che da giovani avrebbero facilmente rigettato.
Purtroppo il concetto di quoziente d’intelligenza non è certo oggettivo e dire che un soggetto ha un QI di 120 ha senso solo in campo accademico (una volta descritto esattamente il test); però il discorso può essere comunque valido se diciamo che “l’età riduce le capacità cognitive del soggetto, potendo nei casi peggiori, portarle sotto una soglia di sicurezza, anche in assenza di malattie mentali”. Per capirci, userò un esempio scacchistico. V. Korchnoi è stato candidato al titolo mondiale e a 40-45 anni poteva essere considerato il numero 2 (perse per due volte la sfida con l’allora campione del mondo); a 75 anni il suo Elo, cioè il suo punteggio scacchistico, era sceso, ma era ancora nei primi 200 giocatori al mondo (sarebbe stato il numero 1 in Italia). Quindi:
il declino cognitivo è critico soprattutto per chi non parte da una buona base cognitiva
Come contrastare il declino cognitivo? Semplicemente tenendo attiva la mente a 360 gradi. Poco conta continuare a esercitarsi in ciò che amiamo e dove siamo bravi, meglio spaziare anche nei campi cognitivi dove abbiamo avuto delle difficoltà già da giovani. Non basta leggere decine di romanzi se poi di fronte a un qualunque scenario numerico o tecnologico si è completamente inermi.
L’invecchiamento psicologico è quello correlato alla nostra età psicologica. Si veda l’articolo sull’invecchiamento psicologico.