Il termine negatività ha tanti significati; anche sul piano esistenziale può essere sinonimo di preoccupazione o di problema, ma un uso più corretto e ristretto del termine indica
un evento che in un futuro più o meno prossimo potrà trasformarsi in problema con una penalizzazione dello stato emotivo del soggetto.
La differenza con la preoccupazione è evidente: una preoccupazione è un pensiero o motivo di apprensione al presente. Per esempio, posso pensare di avere un tumore al cervello solo perché ho un forte mal di testa. La preoccupazione (in questo caso probabilmente tipica di una personalità fobica) si basa su un evento presente, la negatività su un evento che può (o meno) verificarsi in futuro. Nel linguaggio comune, la negatività può comunque “preoccupare”.
La differenza con il problema è pure evidente: il problema è qualcosa che con certezza (ciò lo differenzia dalla preoccupazione) sta penalizzando in questo frangente la mia vita.
Il concetto di futuro per la negatività è quindi fondamentale.
Gestione della negatività: errori
Per gestire al meglio le negatività occorre che la personalità sia equilibrata. Vediamo alcuni modi con cui correggere gli errori nella gestione delle negatività.
Stima la probabilità! – La personalità fobica o quella irrazionale (che non sa valutare correttamente i numeri in gioco) amplificano la negatività perché in genere non hanno una visione probabilistica della vita (ragionano solo per “certezze”: o sì o no). Esempio: se so che il vaccino AstraZeneca può (forse) essere responsabile di 20 trombosi mortali su 2 milioni di vaccinati, sono in apprensione perché forse a me toccherà quel vaccino. Peccato che non mi ponga mai il problema quando salgo in auto o attraversi la strada con probabilità molto maggiore di morire in un incidente.
Il piano B – La personalità insofferente non elabora mai un piano B, si fissa sul fatto che il piano A potrebbe non funzionare! Esempio: circolano voci che la mia azienda possa chiudere; sono in apprensione e non mi pongo nemmeno la prospettiva di trovare un nuovo lavoro, di fare altro ecc. Non lo cerco nemmeno, ma vivo il “dramma del piano A mancato”.
Opportunità – La scarsa propensione a mettere in campo un piano B spesso deriva dall’incapacità del soggetto di “trasformare un evento negativo in opportunità”. Normalmente, questa capacità si applica ai problemi (tipicamente un buon commerciale è abile a trasformare un problema in un’opportunità), ma la strategia vale anche per le negatività, anzi, dovrebbe valere a maggior ragione perché, trattandosi di eventi futuri, c’è maggiore spazio per progettare l’opportunità.
Priorità – Errore tipico dell’aspetto insoddisfatto della personalità che vorrebbe tutto perfetto. La negatività produrrebbe un danno minimo, ben maggiore dell’apprensione che genera la negatività. Esempio: “se il mese prossimo ci sarà ancora un tempaccio, i lavori di ristrutturazione della casa andranno a rilento”. Ovviamente, il ritardo non ammazza nessuno, ma la “negatività” del ritardo avvelena i pensieri. Un ottimo modo di rispondere a un’esagerata priorità data a una negatività è il dirsi “vabbè, se fossero tutti questi i problemi” (un consiglio che nasce dalla gestione dei problemi presenti).

Per gestire al meglio le negatività occorre che la personalità sia equilibrata.
Evitiamo le guerre – Molte negatività nascono con danno nullo (o solo soggettivo!), solo perché ci troviamo di fronte all’ipotesi di persone o di situazioni che sono “contrarie” al nostro modo di pensare. Esempio: “il prossimo sabato il figlio del vicino farà la solita festa con amici che ascolteranno musica orribile per tutto il pomeriggio”.
La valutazione del danno – Ogni negatività dovrebbe essere preceduta da una valutazione del danno reale. Se è minimo od oggettivamente nullo (cioè per molti non sarebbe affatto un danno) si rientra nei due casi precedenti. Quando però la negatività prospetta realmente un danno di una certa entità, diventa fondamentale sciogliere la negatività preparandosi, sia avendo un piano B sia investendo risorse mentali non nell’apprensione, ma nella minimizzazione del danno. Esempio: “se cambia la legge, mi toccherà lavorare per altri tre anni!”. D’accordo, ma non mi conviene chiedere la liquidazione dei miei 30 anni di lavoro nell’azienda, pagare per tre anni i contributi volontari e vivere in modo semplice, di fatto andando comunque ora in pensione?
Niente fretta – Molte negatività si sistemano da sole, stiamo solo vedendo l’aspetto peggiore, spesso irrealistico. Agiamo senza tutte le informazioni o come se arrivassero tutte in senso negativo. Esempio: “ho fatto la prima dose di vaccino AstraZeneca e ora per la mia fascia d’età l’hanno sconsigliato. Cosa accadrà se non mi faranno la seconda dose?”. Pochi giorni dopo arriva la notizia che comunque la seconda dose si farà con lo stesso tipo di vaccino (a prescindere dall’età) e che, comunque, non c’è nessun inconveniente (anzi!) a ricevere come seconda dose un vaccino differente.
Va comunque da sé che il miglior modo di dissolvere le negatività è quello di vivere appieno oggetti d’amore: se vivo le mie “passioni” non ho certo tempo di dare un peso eccessivo alle negatività.