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Paradosso di Buechner

Ogni credente dovrebbe studiare attentamente il paradosso di Buechner, una visione divulgativa di celebri paradossi teologici enunciata dal pastore presbiteriano Frederick Buechner:

  1. Dio è onnipotente.
  2. Dio è totalmente buono.
  3. Nel mondo, anche agli innocenti, accadono cose orribili, come dolore, sofferenza, morte.

Molti credenti “svicolano”, usando la classica traslazione dello scenario, parlando d’altro, di fatto mostrando che la loro religione è solo superstizione, un tentativo rozzo e sbrigativo di spiegare ciò che non riescono a capire, di difendersi da ciò di cui hanno paura. Un vero credente prenderebbe molto sul serio il paradosso di Buechner e cercherebbe una soluzione.

Innanzitutto il paradosso, per come è stato enunciato, è impreciso perché non dà le definizioni di “onnipotente” e “buono”. Infatti il paradosso di Buechner cade se “infinitamente buono” non implica “nei riguardi dell’uomo” e il termine “onnipotente” può generare un paradosso se usato insieme a qualsivoglia altro termine: Tizio è onnipotente e Tizio è X, ma se è X allora non può essere non X e quindi non è onnipotente. La definizione deve essere cioè concreta: “onnipotente” significa che “può fare ciò che vuole”. Il paradosso che smonta le religioni tradizionali deve essere modificato come segue:

  1. Dio è onnipotente, nel senso che può fare ciò che vuole.
  2. Dio è infinitamente buono nei riguardi dell’uomo.
  3. E allora perché nel mondo succedono cose orribili agli uomini?

paradosso di BuechnerParadosso di Buechner: la difesa dei credenti

Come si “difendono” i credenti?

  1. Ingenuamente, con una soluzione che poteva andar bene per le religioni dell’antichità, citano Satana come causa del male, senza accorgersi che, se Dio non sa tenere a bada Satana, contraddice la 1.
  2. Oppure ci dicono che il male serve! Paul Claudel scriveva: “Dio non è venuto a sopprimere la sofferenza, non è venuto a spiegarla, ma è venuto a riempirla della sua presenza“. Parliamoci chiaro: a una persona che si è liberata dello sciamano le parole di Claudel suonano terribilmente vuote e prive di senso; se Dio è buono e onnipotente perché utilizzare artificiose soluzioni per le sue creature? Che bisogno c’è di “metterle alla prova” o di una “vita futura”? Un padre buono che ama i suoi figli non li metterebbe mai alla prova con dolore e sofferenze per poi punire chi sbaglia, ma li educherebbe nel modo migliore (senza lasciarli a sé stessi) indirizzandoli sulla retta via. Si noti come la credenza religiosa vada di pari passo con la figura di un padre-padrone nella famiglia.
  3. A una persona che mi diceva che “Dio ci fa soffrire per salvarci, dobbiamo imparare da lui (Gesù)” ribattei che “la sofferenza alle persone Dio sembra offrirla a caso”; al che lei mi rispose per mettersi a posto la coscienza che “noi non possiamo capire il disegno di Dio”. Ma se non possiamo capirlo, come possiamo dire che è buono?
  4. Dio lascia all’uomo il libero arbitrio. E che c’entra con le catastrofi? Quale padre infinitamente buono lascerebbe morire il proprio figlio senza intervenire?
  5. Ci sono cose che la ragione non può spiegare, c’è la fede per questo. A parte che per sostenere che oltre la ragione c’è una dimensione più alta che non possiamo capire si dovrebbe prima dimostrare che tale dimensione esiste (quindi la risposta è solo un modo per svicolare il problema), questa è la posizione più penosa. Sì, perché qui la ragione demolisce e porta a una conclusione opposta a quella della fede. Quindi sarebbe essa stessa il male e il credente non dovrebbe mai usarla. In realtà una fede accettabile deve essere razionale, cioè non essere in contrasto con la ragione.
  6. Gesù ha detto… Che c’entra Gesù? Premesso che la figura storica di Gesù non è affatto certa (ved. Gesù: storia o leggenda?), premesso che milioni di persone credono a Gesù come altre credono a Maometto ecc., il paradosso è a monte di tutto, riguarda non una religione, ma tutte le religioni.

Da tutte le giustificazioni dei credenti al paradosso di Buechner emerge il chiaro bisogno di avere un baluardo contro la sofferenza e il dolore, di non essere soli a lottare: allora, come da piccoli ci si creava un amico immaginario, da grandi si crea il Dio buono. Non a caso la risposta finale è in molti casi “sì, lo so, hai ragione, ma io credo lo stesso!”, in un’assoluta mancanza di dignità.

L’esistenza di Dio – Il paradosso di Buechner distrugge le religioni tradizionali, ma non dimostra che Dio non esiste: Dio potrebbe non essere “buono” (come un bambino cattivo e dispettoso può costruire un bellissimo castello di sabbia, Dio potrebbe aver creato il mondo senza nessun fine positivo) oppure l’uomo potrebbe non essere al centro dei disegni divini (quindi sarebbe inutile pregare Dio, come sarebbe inutile sperare in un paradiso ecc.) ecc.

 

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