Cos’è la brillantezza? Cosa si intende con l’espressione “persona brillante“? Prima di rispondere a queste domande sono necessarie alcune premesse.
Molte persone passano le loro giornate in uno stato emotivo neutro o leggermente positivo; per la definizione di felicità come integrale dello stato emotivo rispetto al tempo, se non cadono nella noia, possono aspirare alla serenità, ma sono molto lontane da una vita vissuta al massimo.
Forse, inconsciamente, capendo questa situazione, altre persone cercano in ogni istante emozioni forti, ma alla fine diventano dipendenti da questa strategia che comunque è abbastanza difficile da attuare.
Altri soggetti, infine, sono sempre allegri, riescono in ogni situazione a trovare qualcosa che li porta in uno stato di piccola euforia, quindi in uno stato emotivo decisamente positivo. Il lavoro pesa di meno, i rapporti sociali sono molto positivi e gratificanti, gli attimi passati con il partner o in famiglia sono spesso attimi di grande gioia, quasi di poesia.
La brillantezza è la qualità che distingue queste persone ed è l’oggetto di questo articolo.
Il brillante
Chi è il brillante? È un soggetto che in moltissime situazioni apparentemente normali riesce a vedere quei lati positivi che le rendono comunque speciali. Come un animo sensibile riesce a trovare la poesia in quadri di vita apparentemente scialbi, così il brillante scova dettagli che permettono di innalzare lo stato emotivo dallo zero a valori positivi.
Non bisogna confondere il brillante con chi manifesta sempre una certa allegria (“non so come fa, è sempre allegro!”). L’allegria può essere una delle manifestazioni del brillante, ma può essere anche una situazione legata a una particolare condizione: il soggetto è innamorato oppure ha realizzato un progetto molto importante della propria vita oppure semplicemente è convinto che il mondo gli riserverà grandi cose. Non a caso, è molto più facile trovare giovani allegri che vecchi in tale stato. In altri termini, l’allegria è uno stato certamente positivo, ma non è detto che sia stabile. Nel caso del brillante, poiché è lui che la “crea”, diventa uno degli stati positivi abituali.
La strategia del brillante
Come fa il brillante a “creare” felicità?
A sorpresa, si può notare che molti brillanti hanno comunque personalità critiche; quindi l’equilibrio è una condizione facilitante, ma non certo fondamentale. Se ci si chiede a questo punto a cosa serva l’equilibrio nella ricerca della felicità, è presto detto: quando la personalità critica prende il sopravvento, ecco che il brillante si spegne, annegando nei suoi problemi. Capita così che una persona possa essere molto piacevole ed essere brillante con gli amici, ma poi avere una vita amorosa disastrata o essere incapace di gestire il proprio lavoro per colpa delle sue personalità critiche. Quindi l’equilibrio permette al brillante di poterlo essere sempre!
Il brillante ha sostanzialmente tre armi:
- l’energia vitale, cioè la capacità di amare la vita nella sua miriade di situazioni;
- l’ironia, che gli consente di ridere del fuori di sé;
- l’autoironia, che gli consente di ridere del dentro di sé.
L’energia vitale consente un adattamento alla situazione scoprendo sempre ciò che di positivo si cela in essa. Il brillante è una persona che non tralascia mai di interessarsi a quello che ha intorno semplicemente perché la sua propensione ad amare (intesa come desiderio di conoscenza e approfondimento) lo porta a non banalizzare ogni contatto, ma a vederlo come un’opportunità di crescita. Questo interesse lo “attiva”, producendo già uno stato ben diverso dallo zero della noia. Nel brillante, l’energia vitale porta ad apprezzare anche finezze che altri non vedono per stanchezza fisica, mentale, esistenziale. Imparate quindi ad aumentare la vostra energia vitale, riflettendo a fondo sul paragrafo dedicato a questo scopo nell’articolo Energia vitale.
L’ironia consente di amplificare ulteriormente gli effetti della fase di attivazione. Quando l’attivazione non produce emozioni forti (come accade con i nostri oggetti d’amore), saper ridere di ciò che c’è intorno induce allegria. Non a caso i giovani sono molto più abili nel trovare il lato comico, a volte apparendo anche dissacranti, mentre i “seri” vecchi difficilmente scherzano su ciò che hanno intorno. Ricordo che da ragazzi, facendo il Corso a Pavia, ci mettevamo alla prova nello scoprire il lato comico delle persone che incontravamo. Chi ci riusciva di meno oggi è un soggetto maturo che appare tristemente serio e poco propenso al sorriso.
Saper sorridere del fuori di sé può non bastare se non sappiamo essere autoironici. Troppo facile ridere degli altri, quando non si sa ridere di sé stessi. Non a caso un permaloso non è mai un brillante, anzi è spesso una persona che, sapendo ridere degli altri, ma non di sé stesso, risulta ai più un po’ fastidioso. L’autoironia serve soprattutto quando la situazione non ci è particolarmente favorevole (pur ovviamente non essendo grave): un soggetto non brillante si infastidisce, si arrabbia o si deprime un po’, tutti stati emotivi negativi; un brillante analizza le cause della negatività, ma poi trova sempre il modo di riderci su. Come esempio, mi basta citare chi di una sconfitta sportiva fa un dramma e chi invece la usa per passare un momento comunque di allegria insieme ai suoi amici, scherzandoci su.
Le tre armi del brillante rendono la vita un palcoscenico dove lui da grande attore trova sempre la battuta pronta a innalzare l’umore suo e dei presenti. La battuta diventa in un certo senso la consacrazione delle sue qualità e l’allegria indotta gli applausi per aver così abilmente “letto” la realtà.

È possibile diventare persone brillanti?
Brillantezza e socializzazione
I brillanti sono animali che amano la compagnia, possibilmente di altri brillanti perché la sinergia che si crea può diventare esplosiva. Tendono a evitare chi è permaloso (scarsa autoironia), chi è troppo serio (scarsa ironia), chi è annoiato (scarsa energia vitale).
Trovatevi amici brillanti, potete a poco a poco imparare da loro e migliorarvi; non forzatevi però a voler essere brillanti a tutti i costi, la brillantezza deve essere naturale, se è forzata vi farà deragliare come un treno che va troppo forte. Amici, ma non solo. A parità di altre condizioni, le coppie che funzionano meglio sono quelle formate da due brillanti perché ogni situazione diventa una “scusa” per sorridere alla vita.
LA MAIL
Il brillante secondo Amalio
Si può essere brillante per grazia ricevuta (il brillante naturale), ma anche acquisire questa qualità nel corso della propria esistenza. Poi distinguerei il brillante “a tutti i costi” che è chiaramente colui che forza la situazione volendo apparire tale, magari per mettersi in mostra agli occhi di qualcuno/a (atteggiamento tipico dell’italico gallo). Ancora c’è il brillante situazionale, cioè brillante solo in determinate situazioni o con determinate persone o alla presenza di determinate persone (non interagiscono, ma sono vicine).
Il brillante spesso può essere confuso anche per un presuntuoso, uno che si vuole solo mettere in mostra, che vuole apparire il “leader” (la brillantezza è una qualità del leader) della situazione per puro piacere personale e basta. Ci sono dei rischi che si corre a essere brillanti e sono dovuti al fatto che spesso ci si trova di fronte a persone che non sanno apprezzare questa qualità e reagiscono in malo modo, a volte con invidia. Quindi, brillanti sì, ma solo con coloro che sono in grado di capire le battute ironiche e che hanno quella vitalità per stare al passo di chi propone, di chi è curioso e vuole sempre essere “sul pezzo” senza mai delegare ad altri alcuna cosa. Ecco, il brillante è autonomo, fa da solo, o comunque è sempre lui il regista del film che sta vivendo. Deve però imparare a capire al volo con chi e quando può fare il brillante, imparare anche a dosare quanto essere brillante. A volte, in situazioni tristi, con la persona intelligente, ci sta anche bene un po’ di ironia, ma senza esagerare. Un po’ strappa un sorriso che solleva la persona, troppo sarebbe fuori luogo e avresti un risultato devastante. Ecco questa la chiamerei capacità di sdrammatizzare, sia situazioni tristi che anche situazioni imbarazzanti che a volte si creano e in cui i presenti non sanno cosa dire, si crea un silenzio imbarazzante appunto, che solo una battuta brillante riesce a spezzare e far tornare il sorriso sulla bocca di tutti.
È difficile essere sempre brillanti. Essere una persona equilibrata aiuta, ma le variabili sono tante. La stessa intensità delle emozioni può farti passare dall’essere brillante a depresso o triste. Il contesto, la platea, persone particolarmente negative nei tuoi confronti (che andrebbero evitate) a volte rendono impossibile persino la semplice autoironia, non parliamo dell’ironia.
Energia vitale, ironia, autoironia, ma anche calma o forza calma in modo da avere quella lucidità che ti permette di avere tutto sotto controllo e di distribuire battute a destra e a manca valutando contestualmente la reazione delle persone in modo da poter dosare l’ironia e l’autoironia al fine di non intaccare i più sensibili (meno intelligenti) con il rischio di rovinare l’atmosfera di gioia e allegria. Ecco questa è la capacità del giocoliere (brillante) di mantenere in equilibrio tutti gli attori e gli umori all’interno di una sua ipotetica giostra. Il suo ambiente ideale è un gruppo di amici o anche semplici conoscenti che apprezzano il suo fare. Socializzare è importantissimo, vitale. Come pure è importantissimo trovare o creare il più possibile situazioni per poter ridere.
Nel momento in cui il brillante non riesce a esprimere la sua personalità, il più delle volte, questi si spegne, si apparta, si sente deluso e si annoia. Farà di tutto per allontanarsi da una giostra che non gira e di non ritrovarsi ancora in una situazione del genere. Di sicuro non lo ritrovi al giro successivo perché nel frattempo avrà fatto di tutto per crearsi una situazione favorevole, magari semplicemente spostandosi al capannello accanto, cambiando tavolo o approcciando con faccia tosta un nuovo gruppo di persone.
Insomma il brillante è quel genere di persona con cui passeresti volentieri la tua festa di compleanno o il veglione di capodanno (Amalio Bello).
Su tre punti non concordo.
La brillantezza parziale – Non sono d’accordo nell’essere “brillanti parziali”, cioè solo con chi apprezza la nostra brillantezza. La brillantezza serve anche per scremare le persone del nostro mondo dell’amore: se una persona non apprezza la nostra ironia perché troppo permalosa, beh, probabilmente è meglio lasciarla perdere piuttosto che “non essere sé stessi”.
Situazioni difficili – Nel caso di situazioni difficili si tratta di capire se c’è un vero dramma o se la situazione è semplicemente imbarazzante perché gli attori sono vittime di condizionamenti che non sanno superare; in quest’ultimo comunissimo caso, l’ironia della brillantezza serve anche a farli riflettere e a farli migliorare, vedendo il problema da un altro punto di vista.
Anni fa dovevamo giocare un incontro di scacchi a squadre alla periferia di Gallarate; allora non c’erano ancora i navigatori e le indicazioni per arrivare nella sede di gioco si erano rivelate erronee. Mancava un quarto d’ora e io e il mio amico non sapevamo che pesci pigliare. Arrivammo in coda a un funerale con il corteo che probabilmente procedeva verso il cimitero, una trentina di persone, probabilmente l’addio a una di quelle persone molto in là con gli anni per le quali tutti giudicano la morte come un evento normalissimo e che si cerca di seppellire in fretta. Il mio amico capì la situazione, superò lentamente il corteo e chiese al prete dove fosse la tanto agognata meta. Il prete non lo sapeva e si rivolse a chi lo seguiva, coinvolgendo in pochi secondi tutto il corteo. Nessuno ci mandò al diavolo, confermando che l’ipotesi del mio amico sulla cerimonia di facciata fosse esatta, anzi, avemmo l’indicazione giusta e arrivammo in tempo. Sono sicuro che anche chi ritenesse il mio amico un insensibile morirebbe dalle risate, se vedesse questa scena in un film di Verdone.
Brillantezza e umore – Il terzo punto su cui non sono d’accordo è che “la stessa intensità delle emozioni può farti passare dall’essere brillante a depresso o triste”. Personalmente non baso la mia brillantezza sull’intensità delle emozioni (concetto piuttosto romantico), ma sulla comprensione del mondo e sulla mia gioia di vivere. In presenza di persone che non mi consentono di essere me stesso, non reagisco chiudendomi o addirittura intristendomi o deprimendomi, ma cerco sempre di prendere il controllo della situazione e in questa lotta la brillantezza aiuta. Perché deprimersi se si può lottare? Se poi ci sono morti e feriti in questa lotta, pazienza. Ritengo che il vero problema sia ritenere la “socializzazione (con tutti) importantissima”. Socializzare non serve se per farlo devo vendere parte di me stesso; io ho tanti amici con i quali sto benissimo; se avessi esigenza di socializzare con tutti, questa sarebbe una dipendenza, non un plus nella mia vita.