Si definisce bisessualità l’orientamento sessuale di una persona che trae piacere nell’avere rapporti sessuali e/o affettivi con persone sia dello stesso che dell’altro sesso, persone per le quali prova anche attrazione fisica. Si deve fare attenzione a non confondere la bisessualità con l’ermafroditismo, una condizione per la quale, nello stesso individuo, si ha la contemporanea presenza delle caratteristiche anatomiche sessuali sia dell’uomo che della donna. La bisessualità è nota fin dai tempi più antichi e, storicamente, la valutazione della società nei riguardi di questo fenomeno ha attraversato fasi alterne: apprezzata presso la civiltà greca (che non accettava però di buon grado i soli rapporti omosessuali), tollerata (a seconda del contesto) dalla civiltà romana, ma condannata a livello assoluto dalla tradizione giudaico-cristiana.
Non è facile quantificare l’ampiezza del fenomeno della bisessualità; secondo alcune indagini, la percentuale di persone bisessuali oscilla tra il 2 e il 6% della popolazione globale, ma sussistono dei dubbi relativi all’ampiezza e all’attendibilità dei campioni presi in esame. Si è iniziato a studiare scientificamente la bisessualità verso la prima metà del 1900. La prima inchiesta statistica su larga scala relativa ai comportamenti sessuali dell’uomo si deve ad Alfred Charles Kinsey (1894-1956), un sessuologo statunitense che usò i dati raccolti per la stesura delle sue due opere più note (Sexual Behaviour in the Human Male (Il comportamento sessuale dell’uomo; 1948) e Sexual Behaviour in the Human Female (Il comportamento sessuale della donna; 1953), scritte in collaborazione con Wardell Pomeroy e altri. Kinsey, sulla base dei risultati ottenuti, arrivò a ipotizzare che la maggioranza delle persone avesse una certa componente bisessuale. In un passo della sua opera Kinsey afferma:
Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È alla base della tassonomia* che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso.
Kinsey, in base ai suoi studi, propose questa classificazione:
Valutazione | Descrizione |
0 | Esclusivamente eterosessuali. |
1 | Prevalentemente eterosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze omosessuali. |
2 | Prevalentemente eterosessuali, ma con una forte componente omosessuale. |
3 | Le tendenze eterosessuali e omosessuali si equivalgono (bisessualità). |
4 | Prevalentemente omosessuali, ma con una forte componente eterosessuale. |
5 | Prevalentemente omosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze eterosessuali. |
6 | Esclusivamente omosessuali. |
Una classificazione sulla quale non tutti gli studiosi sono concordi e che, tra l’altro, non tiene in nessun conto il fattore temporale; molti infatti sostengono che gli orientamenti sessuali di una persona possono modificarsi coll’andare del tempo. A livello sociale, la persona bisessuale è spesso vittima di pregiudizi provenienti sia dall’ambiente eterosessuale (a causa della sua “diversità”) che da quello omosessuale (il bisessuale viene accusato di vergognarsi della sua vera natura omosessuale e di mascherarla con un comportamento eterosessuale).
* Tassonomia è sinonimo di sistematica, termine di cui diamo la definizione così come la riporta il Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli: Parte delle scienze naturali relativa alla classificazione e alla nomenclatura degli esseri viventi e dei fossili; anche la classificazione stessa: sistematica biologica, sistematica zoologica.
Le cause della bisessualità
Le idee sulle cause della bisessualità non sembrano chiarissime dal momento che le opinioni che circondano l’argomento sono le più variegate: alcuni ritengono la bisessualità un fenomeno normale, altri una deviazione, altri ancora sostengono addirittura che la bisessualità in realtà non esista e che non sia altro che un’omosessualità mascherata. Per esempio, non si può negare (e lo affermano anche alcune organizzazioni bisex) che la bisessualità possa essere un periodo di transizione legato a periodi particolari della vita (adolescenza, detenzione ecc.).
Le associazioni di psicologi sono molto divise sull’argomento. L’APA (American Psychological Association) ha espresso giudizi che per molti bisessuali sono offensivi; per esempio il concetto che il vero bisessuale è di natura poligamico perché di fatto è incapace di relazioni di tipo monogamico (mancando la repulsione sessuale per un sesso, la bisessualità sarebbe un’estensione dell’amicizia che comprenderebbe anche la sfera sessuale; poiché tutti riteniamo naturale avere più amici, così il bisessuale intimamente riterrebbe naturale avere più partner).
Altre fonti vedono la bisessualità come una naturale evoluzione dell’umanità (Simonelli: “una maggiore libertà, dagli stereotipi e dai pregiudizi. Il fenomeno è appena agli inizi: perché prenda consistenza dovremo aspettare almeno due o tre generazioni”) fino ad arrivare alla dichiarazione dell’oncologo Umberto Veronesi (1925-2016) secondo il quale “in futuro l’umanità sarà bisessuale”. Fra l’altro, la tesi di Veronesi si basa sul fatto che gli organi preposti alla procreazione si atrofizzeranno e minore sarà la produzione di estrogeni, legando di fatto la bisessualità alla discutibile ipotesi di una scarsa carica sessuale.
In realtà, sembra che ognuno dia del fenomeno l’interpretazione che più gli piace senza avere particolari prove a sostegno.
Infine, secondo un’opinione abbastanza diffusa i comportamenti sessuali non hanno cause, “si è così e basta”. Tale approccio non è scientifico (la scienza cerca sempre di spiegare le cause dei fenomeni) e probabilmente nasce solo da una certa allergia al termine causa, visto come negativo.
In realtà, ricercare le cause di un fenomeno non significa bollarlo come negativo e, sul piano sessuale, la risposta “si è così è basta” è superficiale perché per esempio, se accettata, potrebbe essere un’ottima giustificazione anche di comportamenti “deviati” come la pedofilia, la zoofilia (si pensi al mito di Pasifae), la necrofilia, l’incesto (mito di Edipo) ecc. “Quelle sono psicopatologie, la mia tendenza bisessuale no”, frase che non ha nessun spessore razionale, se non una certa propensione all’errore di partigianeria. Quindi è corretto capire le cause della bisessualità, perché solo capendole si può evitare di commettere il grossolano errore di ritenerla una patologia.
Riprendendo la classificazione di Kinsey, la spaziatura categoriale può essere meglio gestita giudicando solo adulti con una sessualità permanente e valutandoli in base ai soli rapporti.
Valutazione | Descrizione |
0 | Esclusivamente eterosessuali. |
1 | Bisessuali, prevalentemente eterosessuali. |
2 | Bisessuali, prevalentemente omosessuali. |
3 | Le tendenze eterosessuali e omosessuali si equivalgono (bisessualità vera). |
4 | Esclusivamente omosessuali. |
Il meccanismo di attrazione-repulsione – L’attrazione fisica di un monosessuale deriva dalla caratteristiche anatomiche del sesso target (sesso che è uguale al proprio per l’omosessuale ed è opposto per l’eterosessuale). Nel caso dei bisessuali il sesso passa in secondo piano e le caratteristiche anatomiche (non solo gli organi genitali) non sono alla base della scelta della persona con cui avere una relazione; secondo Veronesi, il sesso resterà come gesto d’affetto. In sostanza, la negazione del meccanismo di attrazione-repulsione è la causa della vera bisessualità.

Sembra che il termine “bisessualità” sia stato coniato soltanto nel XIX secolo
Bisessualità femminile
Dai dati (peraltro non certi) di molti studi sembra che la bisessualità sia più frequente nelle donne rispetto alla sua presenza negli uomini (circa 8 volte superiore), ma ciò può essere dovuto alla maggior difficoltà degli uomini di dichiarare relazioni con altri uomini. Fra i personaggi famosi dichiaratamente bisessuali, le attrici Angelina Jolie e Maria Bello.
Bisessualità e problemi esistenziali
Come premessa chiariamo subito che l’eterosessualità non è condizione necessaria per essere persone equilibrate. Con un’affermazione simile chi ritiene omosessualità e bisessualità malattie o comportamenti amorali sarà sicuramente deluso, ma non vi è nessun motivo oggettivo per ritenerle tali.
Attualmente non è chiaro quali siano le percentuali, ma si è propensi a credere che il 5% sia omosessuale e il 20% sia bisessuale (ha avuto cioè relazioni con entrambi i sessi); soprattutto la seconda percentuale sorprenderà molti, ma il concetto di bisessualità non è chiarissimo, visto che si dovrebbero considerare tali solo coloro che sono “stabilmente” bisessuali; la bisessualità può essere un periodo di transizione legato a periodi particolari della vita (adolescenza, detenzione ecc.).
Per ragioni diverse, sia l’omosessualità che la bisessualità possono essere però penalizzanti per la qualità della vita della persona perché soggette a discriminazioni. Non a caso il livello di civiltà di un Paese si misura da quanto queste discriminazioni siano ancora attuali e forti.
Per i bisessuali sembra che un’ulteriore complicazione nasca dal fatto che il vero bisessuale è di natura poligamico perché di fatto è incapace di relazioni di tipo monogamico (fonte APA, American Psychological Association).
Infine c’è una ragione statistica che indica che i bisessuali possono avere più problemi. La dichiarazione di sessualità è un modo per stabilire rapporti asessuati: una donna etero non s’interesserebbe mai di un maschio gay né un uomo etero sarebbe interessato a un altro uomo. Consideriamo un bisex maschio dichiarato (o “riconoscibile”) in un luogo di lavoro con un capo (monosessuale) propenso alle molestie sessuali; se il soggetto è bisex verrà potenzialmente molestato sia da un capo donna sia da un capo uomo (gay)! Cosa accade però se è il capo molestatore a essere bisex? Che sarà interessato sia a uomini sia a donne, raddoppiando statisticamente i problemi.
La condizione di bisessualità è cioè foriera di maggiori problemi rispetto alla condizione etero, considerato anche il fatto che in molti ambienti bisessuali si pensa che la bisessualità sia fortemente discriminata; probabilmente la discriminazione pratica non è che l’esercizio del monosessuale di scegliere liberamente i propri contatti e le proprie relazioni.
Se per una donna è molto facile avere un amico maschio gay (o viceversa), nell’ottica di ridurre al minimo i problemi nella vita (una scelta di puro buon senso), che senso ha che un uomo (donna) scelga una donna (uomo) bisex? A parità di altre condizioni, l’unico risultato che ottiene è di avere il doppio dei problemi, statisticamente di avere una relazione meno stabile e di essere impotente nel capire e nel gestire certe situazioni: che fare se entro in competizione con una donna (uomo)?
Stesso discorso con l’amicizia totale: un uomo (donna) etero cosa si può aspettare da un uomo (donna) bisex? Sesso oppure no? Nessuno può negare che la confusione (spesso aggravata dalla variabilità delle inclinazioni sessuali del bisex nel tempo) possa penalizzare la qualità della vita.

Il 23 settembre è la “Giornata mondiale della visibilità e dell’orgoglio bisessuale”