La bellezza è una condizione facilitante; cercare di negare questo concetto è veramente difficile e in genere nasconde una strategia della volpe e l’uva (non sono bello, quindi la bellezza non è importante). A differenza di altre condizioni facilitanti (come la cultura o la ricchezza), la bellezza è quasi automatica nella persona e ciò può renderla meno accettabile.
Chi ha ben compreso il concetto di condizione facilitante sa che la bellezza aiuta, ma non è né condizione necessaria né sufficiente alla felicità del soggetto. Ci sono persone belle e infelici e altre brutte e felici.
La bellezza ci può aiutare nelle relazioni umane aumentando la probabilità di trovare un partner (non essere belli certo non può fare mancare amici!) o anche semplicemente di trovare lavoro.
Quest’ultimo punto a molti può dare fastidio, ma la realtà è questa: una persona equilibrata è immune dalla relazione del lavoro svolto da Tizio con la sua bellezza; purtroppo non tutti sono equilibrati e ci sono ancora molti che, per esempio, si sciolgono davanti a una bella ragazza, cosa che rende la “bella presenza” una condizione facilitante per molti tipi di professione. In altri casi (mondo del cinema, della televisione, della moda ecc.) la bellezza è addirittura “molto facilitante”.
I complessi
Chi non è bello ha diverse strategie a disposizione:
- la negazione (sbagliata) – “Ognuno deve accettarsi per quello che è”; “una persona la si deve giudicare per come è dentro” ecc. Queste frasi sono parzialmente vere, ma cadono miseramente di fronte alla realtà nella quale comunque la bellezza ha la sua importanza. Cercare di convincersi del contrario è irrazionale.
- L’esagerazione (sbagliata) – Si esagera l’importanza della bellezza e si tende a vedere tutto ciò che ci accade come causato dalla nostra bruttezza: si sta marciando verso la nascita di un complesso, un vero e proprio macigno psicologico. Infatti chi ha il complesso della bruttezza spesso tende a sommare tanti altri difetti (per esempio l’introversione) che lo penalizzano molto più che l’aspetto estetico. L’errore di chi esagera è che spesso ritiene che un difetto o non è correggibile o basta da solo a rendere la persona orribile.
- L’azione (corretta) – Ci si dà una mossa e, per quanto è possibile, si migliora il proprio aspetto.
Purtroppo l’azione può essere disastrosa se tale miglioramento non è oggettivo. Si pensi per esempio a quelle tante donne che passano da un intervento estetico all’altro e risultano alla fine orribili, con labbra ipercarnose, zigomi troppo pronunciati, nasi piccolissimi ecc.
Cura del proprio corpo e apparenza
Qual è il confine fra cura del corpo e apparenza, cioè quella deleteria caratteristica della personalità che fa preferire l’apparire anziché l’essere?
Nella cura del proprio corpo occorre distinguere due aspetti:
- quello relativo all’igiene (che il barbone ignora) che è fondamentale;
- quello relativo alla semplice estetica. In questo caso vale il discorso sull’errore di aspettativa: ciò che si fa deve migliorare veramente la propria estetica (quindi non si appare, si è belli) e non essere un rito scaramantico con cui si pensa di diventare belli.
Alcuni esempi.
Un intervento estetico (si veda l’articolo sulla chirurgia estetica), il trucco, un’acconciatura di capelli ecc. sono giustificati se aumentano realmente la bellezza di una persona. È indubbio che una donna senza peli sulla bocca (baffi) è più attraente (ovvio che il canone di bellezza è relativo ai tempi e ai luoghi) e quindi se se li toglie fa bene. Avere invece unghie lunghe, colorate ecc. non aumenta il voto che gli uomini danno a una donna e sono manifestazioni con cui quest’ultima vuole coprire difetti estetici più importanti (o semplicemente non ha presente la priorità fra i vari fattori).

Mito di Narciso – Il cacciatore Narciso, famoso per la sua bellezza, s’innamora della sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore cadendo nel lago in cui si sta specchiando.
In una posizione intermedia stanno i vestiti. Vestirsi bene per apparire più belli è come un intervento di chirurgia estetica marginale, può aiutare, ma non cambia radicalmente il voto sull’estetica di una persona. Non a caso, in una delle mie prime pagine del sito dicevo che è meglio Marilyn (Monroe) vestita di stracci che una vecchia megera in abiti firmati.
Spesso, se è notevole, il vestito attrae la nostra attenzione e la distoglie dai difetti del soggetto che però verranno puntualmente fuori non appena ci saremo assuefatti al vestito; in altri casi, un vestito può essere molto sensuale, ma anche in questo caso si gioca sul fatto che la sensualità copre difetti estetici.
Si noti per esempio come “belle scarpe” siano completamente ignorate nel giudizio estetico di una persona, anche se molti continuano a vederle come facenti parte di un certo stile di vivere. Ecco allora che tutto ciò che noi usiamo per mostrare il nostro status sociale (per esempio i gioielli) non c’entra nulla con la bellezza, ma è pura apparenza.
Bellezza, estetica e personalità critiche
L’apparenza non è la sola caratteristica critica che può essere correlata all’estetica di un soggetto. Insicurezza (debolezza), romanticismo e irrazionalità sono per esempio alla base dell’impiego di tatuaggi e piercing.
I motivi che spingono le persone a usare tatuaggi e piercing sono tanti, ma è veramente difficile trovare una motivazione positiva.
Spesso il soggetto li usa per apparire “unico” esattamente come una donna “vuole” che a una festa il suo vestito sia unico: solo apparenza, ma niente sostanza. In altri casi il tatuaggio (o il piercing) sottolinea l’appartenenza a un gruppo o a una persona, ma tutto ciò non propende molto per la libertà del soggetto che annega una parte della sua personalità nel gruppo. Altre volte si tratta di sciocche prove di eroismo fra adolescenti. Riassumendo: se uno vale, avere un tatuaggio (o un piercing) non ne aumenta certo il valore morale o esistenziale e farselo rivela più falle alla personalità che pregi.
Non a caso, da adulti sono pochi coloro che seguono queste mode.