Ho avuto un acceso scambio di tweet con un mio follower che sosteneva che non è necessario far sapere a un bambino che Babbo Natale non esiste. Le sue posizioni erano circa queste: togliendo l’illusione a un bambino di 5 anni fai più male che bene; nessun genitore serio toglierebbe il sogno a questa età.
Anche molte pubblicità legano o hanno legato il concetto sogni-bambini. In quella del Mulino Bianco alla fine dello spot una bambina chiedeva al telespettatore “ma tu ai sogni ci credi?” (la risposta corretta è: no, io credo agli obiettivi); in quella storica di Telethon una voce densa di pathos continua a ripetere che “una mamma dovrebbe insegnare ai bambini solo a sognare” (quel solo è assurdo).
In sostanza dire a un bambino che Babbo Natale non esiste è una chiara scelta educazionale. Si tratta di educarlo verso i sogni oppure verso la concretezza, la realtà, gli obiettivi, sfidanti, ma raggiungibili.
Se si analizzano le frasi con cui i genitori cercano di sostenere il mito di Babbo Natale, si scopre che l’illusione l’ha creata il genitore stesso (per togliere qualcosa ci vuole qualcuno che l’abbia messa nel cervello del bambino); non c’è nessun trauma se si spiega, la prima volta che se ne parla, che Babbo Natale non esiste, che sono i suoi genitori che lo amano tanto che a Natale lo riempiono di regali ecc. (questa la posizione moderna). Non c’è nessun problema a festeggiare una leggenda, con Babbi Natale che girano per le strade, che intrattengono bambini ecc. In fondo può essere divertente come a Eurodisney girano Topolini o Paperini; ma il bambino deve sapere che è un gioco, un mito, una piacevole finzione.
Creare illusioni, sogni ecc. predispone a un abbassamento della qualità della vita perché da un lato ci si abituerà a vivere un po’ fuori da una realtà che fa un po’ male e dall’altro non si allenerà lo spirito critico a non credere alle tantissime promesse impossibili che il mondo ci propina. In sostanza, si pongono le premesse perché il figlio diventi un credulone (basta guardarsi intorno per scoprire quanta gente viene infinocchiata perché credeva a questo o a quello).
In realtà, questo articolo non riguarda solo Babbo Natale, ma tutti quegli indicatori di modernità che il sito propugna da anni e diventerà un punto di riferimento per tutti quelli che cercano alibi per non andare avanti, lasciando perdere condizionamenti, tradizioni e credenze incompatibili con il termine “moderno”. Nel sito, moderno vuol dire semplicemente tutto ciò che promuove la qualità della vita grazie a un uso coerente della razionalità. Non si tratta semplicemente di contrapporsi al “vecchio”, ma di giudicarlo coerentemente e razionalmente per verificare ciò che serve ancora, utilizzando non solo la logica, ma anche l’esperienza di nazioni magari più avanzate della nostra.
Importante il termine coerente: troppe persone si dichiarano moderne salvo poi non vedere la trave nel loro occhio, incominciando ad arrampicarsi sugli specchi quando si colpisce quello che di moderno non c’è in loro.
Babbo Natale non esiste: un indicatore di modernità
Passiamo dunque in rassegna alcuni indicatori di modernità.
Non è moderno chi crede nell’astrologia. Anche qui rimando all’articolo (Astrologia). Faccio notare che “leggere l’oroscopo per divertirsi, che male c’è?” vuol dire crederci un po’ perché la persona moderna non perde tempo con ciò che ritiene razionalmente penoso.
Non è moderno chi è superstizioso. Anche qui rimando all’articolo (Superstizione) e anche qui rilevo che non è moderno (né intelligente) usare comportamenti scaramantici (i classici portafortuna) perché tanto male non fanno (in realtà atrofizzano il cervello, spegnendolo durante il loro uso).
Non è moderno chi si definisce cattolico. Nella sezione sulla religione abbiamo mostrato non solo le contraddizioni, ma anche i limiti alla qualità della vita di chi segue religioni rivelate gestite da Chiese di vario genere. A livello personale ci si può definire cristiani (spero che sappiate la differenza fra cristiano e cattolico, colui che segue senza ipocrite deviazioni gli insegnamenti della Chiesa cattolica), se si segue il pensiero di Gesù, esattamente come ci si può definire buddhisti se si seguono gli insegnamenti di Buddha o comunisti se si aderisce alle teorie di Marx.
Non è moderno chi spara botti a capodanno. Se una cosa diverte perché non farla sempre? In realtà l’ultimo dell’anno il classico sopravvivente si aggrappa alla tradizione per uscire dalla noia e inventarsi una botta di vita. Non importa se ci sono più morti e feriti che in una giornata di guerriglia, non importa se si creano problemi agli animali, non importa se si disturba la quiete pubblica. Più si sparano botti e più si è incivili, semplicemente perché un uso personale di essi (non arrampichiamoci sugli specchi tirando in ballo i fuochi d’artificio regolarmente autorizzati, cosa completamente diversa) è correlato (fateci caso!) con il grado di qualità della vita del luogo.
Non è moderno chi pensa che lo studio del latino sia utile. C’è già un articolo che ne parla nel sito (Studio del latino). Qui basta sottolineare che nessuna persona moderna può ragionevolmente sostenere che (a parte per chi per professione studierà lettere antiche) lo studio del latino sia più utile dello studio di un’altra lingua (anche lo studio del russo o del cinese “apre la mente”).
Non è moderno chi crede a teorie non scientifiche come l’omeopatia. La persona moderna ha nella scienza (da non confondere con la ricerca scientifica, vedi Ricerca scientifica) un punto di riferimento molto utile. Credere in una pseudoscienza che rinnega le basi della chimica vuol dire rinnegare una parte della propria modernità. Anche qui il “tanto male non fa” è analogo a chi si fa fare il rito contro il malocchio perché “tanto male non fa” (beh, solo al nostro portafoglio…).
In Italia è moderno un 5%, massimo 10%, della popolazione, mentre in nazioni dove la qualità della vita è migliore si arriva sicuramente almeno al 30%. Per questo là si vive meglio.