Il termine avidità può essere inteso in modi molti; all’orientale può essere una condizione in cui predominano i desideri, all’occidentale tale condizione, per essere definita avidità, deve avere in sé qualcosa di smodato.
Nella nostra società è particolarmente pericolosa l’avidità associata al desiderio di denaro e di ricchezza, causa di crimini e ingiustizie. Nonostante sia a tutti palese il fatto che il desiderio smodato di ricchezza possa essere deleterio per sé e per gli altri, in campo sociale, l’avidità spinge anche le persone non ricche a non condannare chi accumula ricchezze senza limite per il semplice fatto che, se fossero al posto del magnate di turno, farebbero esattamente come lui. Si dovrebbe pensare che plutomani (cioè persone che inseguono il profitto illimitato) incalliti siano dei falliti perché, nonostante tutti i loro soldi, non riescono a godersi la vita! Invece nella popolazione c’è chi li osanna, chi li ammira e chi li condanna, ma solo per invidia verso ogni ricchezza. Non c’è il semplice compatimento di chi è soddisfatto della propria vita e non capisce, un po’ stupendosi, come altri la buttino via.
In realtà vale la regola: meno avidità e più benessere.
Se io fossi stato avido avrei speso gran parte della mia vita seduto a una scrivania a contare i soldi che guadagnavo. Sarei stato in giro per il mondo per imperdibili congressi o per importanti meeting d’affari e al mattino mi sarei svegliato in un’anonima camera di un albergo a cinque stelle senza la mia amata Kelly che, piano piano, per non svegliarmi, dieci minuti prima che suoni la sveglia, sale sul letto e appoggia la sua testa sul mio collo e ritorna ad addormentarsi.
Forse un approccio più soft gioverebbe alla popolarità del sito, ma non posso fare a meno di dirvi che, di fronte a una persona avida o apparente, non riesco a non sorridere divertito e penso che Einstein avesse proprio ragione: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”.
Ricordatevene, la prossima volta che nel lavoro volete fregare un cliente, la prossima volta che tornate più tardi a casa dai vostri figli perché “il lavoro è lavoro”, la prossima volta che barattate ore della vostra vita con un bellissimo quanto inutile oggetto che vi fa sentire importanti o con lo stupendo nuovo bagno con idromassaggio che mostrate fieri agli amici.

Il termine avidità deriva dal latino avidĭtas -atis; la definizione classica è “desiderio smodato”.