L’autoironia è l’ironia su se stessi, la capacità di ridere di sé senza l’intento di deprimere la propria personalità. In altri termini, “lo scherzare su di sé”, facendo quello che in inglese si indica con understatement. Sottostimarsi, ingigantendo il peso o la gravità di un nostro fatto o di un nostro comportamento, provocando un effetto comico.
Questa definizione è più ristretta di quella tradizionale dove è anche autoironia scherzare su nostri difetti, contraddizioni, paradossi (autoironia critica). Nell’autoironia da understatement la situazione è esagerata ed è da questa esagerazione nasce l’effetto comico, la battuta.
I limiti dell’autoironia critica
Nell’autoironia critica c’è una certa malinconica presa di coscienza di un nostro minus e quindi il riso che ne risulta è in parte o totalmente amaro.
Si ride della situazione per quella che è, senza esagerarla.
Sicuramente può essere utile a dare la giusta importanza alle cose, ma può anche essere un modo per continuare ad accettare i propri difetti, convincendoci che siano “inevitabili”. Diventa cioè un blocco al miglioramento. Non a caso l’autoironia critica viene utilizzata per stemperare i sentimenti negativi che stiamo provando verso noi stessi. Utile come medicina sintomatica, ma non come medicina che guarisce!
Di solito gli psicologi usano la crescita dell’autoironia critica per ridimensionare gli insuccessi o i paradossi del soggetto, inquadrandoli in un’ottica più oggettiva, facendolo uscire da sé stesso. Purtroppo, a loro sfugge che, se “piangere sul latte versato” non serve a nulla, nemmeno riderci sopra serve, se non si impara a non versarlo più!
Supponiamo che in una gara sportiva Tizio arrivi fra gli ultimi. Ci ride su con un “oggi ero proprio a terra, per fortuna che non sono arrivato ultimo!”. Si può dire che l’abbia presa bene, ma nella sua espressione c’è sempre e comunque qualcosa di triste, non sta facendo una battuta, anche se ride di quello che gli è accaduto.

L’autoironia è l’ironia su sé stessi, la capacità di ridere di sé senza l’intento di deprimere la propria personalità
Understatement
Supponiamo che invece Tizio si esprima con “però, tutto sommato sono andato bene, in una residenza per anziani non avrei avversari!”.
L’esagerazione fa la battuta e la risata è spontanea,
non è solo sua, ma può contagiare anche i presenti.
Tizio sicuramente usa l’autoironia per dare un risvolto positivo alla situazione, ma non per questo rinuncia a comprendere i punti critici della sua prestazione. L’autoironia non serve per “accettare” la situazione, ma la rigira a proprio favore facendone qualcosa di brillante, da condividere con gli altri.
Un ulteriore confronto fra autoironia critica e autoironia da understatement. Tizia è decisamente in sovrappeso e, indossando un vestito non messo da anni (e 15 kg fa), lo strappa.
Critica – Se va avanti così, rischio di dimezzare il guardaroba.
Understatement – Però, devo stare attenta a passare sul viadotto, non vorrei che il ponte crollasse.
Quale delle due situazioni è più probabile che porti Tizia a perdere i chili di troppo? Sicuramente la seconda, perché nella prima Tizia si limita ad accettare la situazione, nella seconda, esagerando, vede anche un potenziale futuro grave peggioramento che potrebbe indurla a riflettere.
Ironia e autoironia
Studiare il rapporto fra ironia e autoironia può aiutare a definire tratti della personalità del soggetto.
- Chi non possiede né una né l’altra non sarà mai un brillante e la sua vita sarà piuttosto seria, a volte insipida.
- Chi è ironico, ma non sa proprio essere autoironico o è un permaloso o è un violento che non vuole degradare la propria figura, nemmeno per scherzo.
- Chi le possiede entrambe è sulla buona strada per godersi la vita.