Ansia: uno stato psichico cosciente caratterizzato da una situazione di mancato adattamento all’ambiente esterno che determina sensazioni sgradevoli che vanno dal disagio alla paura intensa.
Insieme a depressione e stress, l’ansia è uno degli stati che possono avvelenare la vita di una persona, abbassandone notevolmente la qualità della vita. Non a caso, nella nostra definizione di stile di vita uno dei punti riguarda proprio l’assenza di stati ansiosi.
Non si deve infatti pensare che l’ansia sia uno stato di normalità: accanto a soggetti per cui essa è uno stato quasi quotidiano, esistono soggetti che l’hanno provata pochissime volte nella vita.
Ansia: sintomi
Si potrebbe definire l’ansia come una paura non correlata a un reale pericolo, tanto che può assumere varie sfumature, andando dalla semplice apprensione (preoccupazione) al vero e proprio panico.
Si parla di ansia primaria quando non è causata da alterazioni cerebrali oppure da altre patologie, anche di natura psichiatrica. Spesso è correlabile con un’esagerazione di un pericolo (lo studente che teme di non passare l’esame) cui il corpo risponde con stimoli di difesa: aumento della pressione del sangue, della frequenza cardiaca, della sudorazione. Possono esserci tremore, pallore, diminuzione della temperatura corporea delle estremità, nausea ecc. A medio termine, nell’ansioso, si riducono le difese immunitarie.
Da un punto di vista clinico è importante separare il disturbo d’ansia generalizzato (DAG) da altre situazioni, oggettivamente più limitate nel tempo e/o nella causa, come gli attacchi di panico, le fobie, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi post-traumatici.
Come dicono i termini, il disturbo d’ansia generalizzato si riferisce a una situazione più o meno costante, con fluttuazioni, ma con una componente ansiosa sempre presente. Il soggetto “teme”, ma non sa cosa, è in un perenne stato di tensione.
Più comune nelle donne (due donne per ogni uomo colpito), l’ansia è una condizione decisamente invalidante. La terapia è attuata con la combinazione di psicoterapia e di farmaci (per approfondimenti si consulti il nostro articolo che tratta degli ansiolitici).
L’ansia in un soggetto sano (ansia comune)
Non si deve scambiare il disturbo d’ansia generalizzato con una certa propensione all’ansietà, tipica di moltissime persone (usualmente definite ansiose). Nel disturbo d’ansia generalizzato c’è una cronicità della situazione e soprattutto un livello d’ansia non minimale sempre presente.
Molte persone invece sviluppano ansia sempre in relazione a una situazione specifica (la madre apprensiva, lo studente o lo sportivo di fronte alla prova, il manager prima di un’importante presentazione ecc.). A volte la situazione è sempre diversa (per esempio anche il semplice contatto con un superiore), ma comunque è identificabile un oggetto scatenante, a differenza di quanto accade nel disturbo d’ansia generalizzato; non a caso, ansia e stress sono concetti che la persona confonde e tende a identificare: in una situazione di pieno relax e non stressante, nella persona ansiosa l’ansia è assente.

In Italia soffrono di ansia circa 3 milioni di persone
Purtroppo molte persone che soffrono di ansia ricorrono ad ansiolitici per affrontare gli stress della vita quotidiana, di fatto abbassando continuamente la loro soglia di reazione di fronte alle avversità e sviluppando vere e proprie dipendenze. Non a caso, molti ricercatori sostengono che i farmaci anti-ansia portino ad assuefazione. Infatti, già dagli anni ’60 si sa che il Valium dà dipendenza se assunto continuativamente per più di due settimane. La sospensione di molti ansiolitici provoca effetti collaterali, a volte anche gravi (vedi per esempio lo Xanax) e comunque sempre spiacevoli.
Nell’ansia comune appare quindi più ragionevole fortificare la personalità del soggetto, piuttosto che ricorrere a una terapia farmacologica.
Personalità critiche
Se si considerano le personalità del Personalismo, è impossibile trovare fra gli ansiosi soggetti equilibrati. In altri termini, un soggetto equilibrato non è particolarmente predisposto all’ansia.
Semplificando un poco la questione, ma trattandola da un punto di vista molto pratico, esiste una base comune dell’ansia:
l’ansia nasce dal mancato controllo della situazione.
Un’interpretazione stranamente non presente in letteratura, ma che ha un riscontro pratico in tutti gli ansiosi. Ciò è abbastanza chiaro se si considera un soggetto definito “sicuro di sé”. Cosa ci colpisce nel suo atteggiamento? Che domina ciò che lo circonda, lo controlla e, se si presenta un imprevisto, ha subito pronta una risposta efficiente.
Nell’ansioso non c’è controllo o, se c’è, si crede che non ci sia. Un ulteriore esempio dell’importanza del controllo è la differenza di comportamento nel salire su un aereo e nel salire su una macchina. La percentuale di persone che ha paura dell’aereo è decisamente più alta di quelle che hanno paura dell’automobile. Non si tratta dell’altezza o del volo, si tratta del fatto che l’aereo è visto come più incontrollabile: se cade è la fine. Anche in macchina si possono avere incidenti mortali, ma il guidatore può sempre operare per evitarli con successo. Tant’è che, mediamente, la paura di salire in macchina scende percentualmente se siamo proprio noi al volante. Esercitiamo un maggior controllo e quindi ci sentiamo più sicuri.
Chi soffre di ansia vive nel mondo circostante come su un aereo, temendo sempre che qualcosa gli sfugga e lo porti a un danno significativo.
Soffrite d’ansia? Il test
La prova è valida per diverse personalità che hanno in comune l’ansia.
Per ogni evento della giornata, valutate la vostra posizione e cercate di “controllarlo”. Anche un insuccesso può essere controllato, se viene inquadrato nella logica delle cose. Essere efficienti vuol dire imparare a controllare il più possibile che le cose dipendano da voi. Prima di iniziare, stilate un piano di controllo che preveda anche imprevisti, insuccessi, blocchi ecc.
Dove crolla di solito la strategia dell’ansioso? Dove trova la maggiore difficoltà?
Di fronte a un evento il tentativo di controllarlo esiste, ma viene ben presto frantumato da quelle che si identificano come ipotesi negative. Se sto finendo un lavoro importante ecco che scattano le ipotesi negative:
- e se non ho tempo per finirlo?
- E se non ho tempo per rivederlo?
- E se qualitativamente non è buono?
- E se contiene troppi errori?
- E se sarà giudicato insufficiente?
È chiaro che di ipotesi negative se ne possono fare centinaia: dal loro numero e dalla loro gestione (controllo) dipende il livello dell’ansia.
La tipologia delle ipotesi negative dipende strettamente dalla personalità dell’ansioso. Per esempio, un sopravvivente dotato di una bassa autostima diventa ansioso di fronte a un lavoro importante o a un esame perché non si ritiene all’altezza; un indeciso diventa ansioso perché non sa procedere in una direzione o in quella opposta ecc.
Ripeto che è dunque fondamentale curare la propria personalità, migliorandola.
Esiste però anche la strada di usare l’ansia per conoscersi meglio e migliorare sé stessi. Infatti l’ansioso non ha spesso piena coscienza delle ipotesi negative. La strada consiste proprio nel:
- esaminare l’evento che si vuole controllare;
- esplicitare le ipotesi negative;
- risolverle.
Supponiamo che un soggetto sia estremamente ansioso prima di un esame all’università. Presenta tutti i sintomi negativi che abbiamo elencato nel paragrafo dedicato all’attivazione. Ovvio che l’evento da controllare sia l’esame, ma come? Il nostro studente è schiacciato dall’ansia e non riesce che a formulare la banale conclusione: “purtroppo non posso avere la certezza che l’esame andrà bene, è logico che abbia paura!”.
Questa strategia è disastrosa perché non solo non elimina l’ansia, ma rischia di amplificarla a ogni piccolo inconveniente (per esempio, il professore caccia in malo modo lo studente precedente). Adottiamo invece la nostra strategia del “controllo totale”. Ovviamente le ipotesi negative cambiano da persona a persona e in questo esempio elencheremo le più plausibili.
Il soggetto si siede e, invece di sfogliare nervosamente i libri per un improbabile ultimo ripasso, cerca le ipotesi negative:
- posso essere bocciato
- il professore mi chiede proprio quelle parti che ho studiato meno
- ho un’improvvisa amnesia
- i miei familiari non sono contenti del voto
- posso prendere un voto inferiore a quello di Tizio ecc.
Vediamo alcune risoluzioni.
1) Se sono bocciato, posso ridare l’esame. Che problema c’è? Mi laureerò con sei mesi di ritardo, un anno, ma è meglio laurearsi in ritardo che passare da ansioso gli anni dell’università. Se vedo come un’onta l’essere bocciato devo cambiare la mia visione della vita e il giudizio sulle persone e su di me in particolare. Se poi i miei non capiscono, vado al punto 4.
2) Faccio presente al professore che è una delle parti che non conosco e lo invito a spiegarmela durante l’interrogazione e, mentre dialoghiamo, capirà che ho studiato. Forse non gli farà piacere la mia ignoranza su quella parte, ma apprezzerà la mia maturità. Se poi mi boccia lo stesso vado al punto 1.
3) Le improvvise amnesie esistono solo se si è studiato a memoria. Io ho capito la materia perché mi sono sforzato di amarla e di apprezzarne i lati positivi.
4) Il valore della mia persona non dipende dal giudizio degli altri. Se i miei familiari non lo capiscono sono problemi loro.
5) Tizio potrà rinfacciarmi di essere più bravo, ma se Tizio è un imbecille che cosa mi importa del suo giudizio?
Da questa analisi si scoprirà che per esempio il soggetto è ansioso perché ha grandi problemi di autostima, autostima su cui dovrà lavorare seriamente.
Qualcuno potrà obiettare che le risposte date sono tipiche di una personalità forte, per niente ansiosa. La mia esperienza mi suggerisce però che l’ansioso non arriva nemmeno a stilare il famoso elenco: le risposte negative gli frullano inconsciamente in testa, danzando tutte insieme e abbattendo le sue resistenze. Una volta formulato l’elenco, ecco che comunque non è in grado di trovare la chiave della risposta. Uno dei punti di forza del Personalismo è proprio il fornire risposte a quesiti come quelli soprariportati. Per cui, se siete arrivati all’elenco delle ipotesi negative e non trovate le soluzioni, fatevi pure aiutare da una persona che ritenete equilibrata. Studiate le risposte e fatele vostre e assumete il controllo della situazione.