Una delle regole d’oro più importanti cita “ama chi migliora la tua vita e non odiare nessuno; sii grato a chi te l’ha migliorata“. Mentre la seconda parte è oggetto dell’articolo sulla gratitudine, in questo vogliamo spiegare cosa si intenda per “ama chi migliora la tua vita”.
Per il Personalismo la felicità è l’integrale degli stati emotivi rispetto al tempo, cioè, in parole povere, la somma dei nostri stati emotivi, valutati nelle nostre giornate. Chi migliora la qualità della nostra vita fa parte del nostro mondo dell’amore nella misura del miglioramento per cui la valutazione non deve ovviamente essere istantanea, ma deve abbracciare da oggi a fino a quando la persona è comparsa nella nostra vita.
Molti ritengono che “non è detto che l’amore migliori la qualità della vita”. In realtà, se è un amore equilibrato, la migliora sempre. La vita è fatta di scelte e non ha senso fare una scelta che renderà il mio integrale peggiore di quanto sarebbe stato senza quella scelta.
Consideriamo il caso classico del partner. Da un certo punto, la relazione con lui migliora la nostra vita, poi magari si convive, ci si sposa ecc. Durante questa convivenza il bilancio esistenziale sarà positivo e un amore equilibrato è proporzionale a questo bilancio. Poi succede qualcosa, il rapporto si incrina e il bilancio a poco a poco torna a zero (durante questo periodo si cerca di ricomporre il rapporto): appare normale che le persone si lascino.
Ma cosa succede quando il degrado della qualità della vita non è colpa della persona che amiamo? Per esempio, a causa di una malattia. In caso di malattia noi non sospendiamo il nostro amore e possiamo continuare ad amarla moltissimo. Cosa ci spinge a farlo? Le motivazioni sono sostanzialmente tre:
- l’investimento; a seconda di quanto la persona ci ha migliorato la vita, noi investiamo in risorse che vogliono superare il momento critico per poter tornare a godere di quanto la persona sa darci. La situazione è analoga a quella di chi investe 1.000 euro in un’attività fino ad allora redditizia per guadagnarne molti di più in futuro.
- Il credito; se pensiamo che la situazione sia irrecuperabile (per esempio in caso di malattia terminale) entra in gioco la gratitudine, con cui noi restituiamo quanto ci è stato dato.
- Il ricordo; se poi per una tragica fatalità il recupero è impossibile e la situazione è in stallo (pensiamo a una persona in coma irreversibile), la persona equilibrata accetterà la situazione, continuerà ad amare il “ricordo” della persona cara (non la persona in sé) e andrà avanti con la sua vita.
L’investimento assume particolare importanza nel caso dei figli. Molti vedono nella genitorialità un potenziale sacrificio e si forzano ad amare comunque i figli anche se “pesano” (pensiamo a un neonato che costringe per mesi a notti insonni). Premettendo che chi ritiene che si debbano fare sacrifici per i figli non dovrebbe farli, se la madre pensa che il suo sia un sacrificio, ma allo stesso tempo si dice convinta che ama moltissimo la sua creatura, vuol dire che è semplicemente condizionata dalla società che le dice che sempre e comunque si deve amare il proprio figlio. Condizionamento pericolosissimo tanto che molte madri hanno sentimenti negativi nei confronti del proprio figlio (fenomeno dei baby blues che può sfociare nella depressione post-partum) che quindi “non amano” in quel momento; è ormai chiaro che non si tratta di squilibri ormonali, ma di una logica conseguenza di chi non era pronto a fare figli.
In realtà, il genitore equilibrato non pensa che siano sacrifici, ma investimenti per un periodo successivo in cui la qualità della vita potrà essere molto alta. Va da sé che chi ha deciso di non diventare genitore è proprio dubbioso sulla qualità dell’investimento (vedasi Figli e qualità della vita). In altri termini, nessuno farebbe volontariamente un figlio se sapesse con certezza che la sua vita negli anni peggiorerebbe.
Analogamente, per il credito. Il caso classico del credito è rappresentato dall’assistenza ai genitori. Dopo che c’è stato il distacco, l’amore per i genitori permane, ma è sicuramente attenuato. In presenza di un genitore non più autosufficiente, si decide di ricoverarlo in una struttura per anziani piuttosto che assisterlo personalmente. La vecchia visione dell’amore filiale vede il ricovero come un gesto di ingratitudine, ma va da sé che gran parte di quanto il genitore ha dato al figlio deve ritenersi un regalo (quindi a fondo perduto) che, fra l’altro, ha gratificato il genitore. Da adulto, in un soggetto equilibrato l’amore per i genitori contempla tutto ciò che i genitori hanno saputo dare “oltre” il normale tenore di vita (sostegno economico, aiuto per gli studi ecc.). Quindi, in genere, il credito non è certo enorme.

Ama chi migliora la tua vita è una massima importante, ma l’amore può avere diverse forme e non tutte sono sane
Perché sia equilibrato, il nostro amore deve essere proporzionale al miglioramento ricevuto; se è superiore siamo di fronte a un atteggiamento masochistico, se è inferiore a un atteggiamento egoistico.
Amore masochistico
Il masochismo – Un amore masochistico è quello della moglie vessata dal marito: lo ama anche se lui la tradisce, la picchia, la trascura. Ovviamente questo è un caso ben compreso da tutti. Ne esistono però altri dove i condizionamenti sociali impediscono di vedere così chiaro.
Pensiamo a una madre che continua ad amare il figlio nonostante questi distrugga lei e la famiglia (per esempio gli eventuali fratelli) con un comportamento criminale o comunque esistenzialmente disastroso (per esempio continuando a chiedere soldi per la droga). Esistono madri che correttamente tagliano i ponti con il figlio dopo aver tentato inutilmente di salvarlo (arrivando fino a denunciarlo) e altre che si spengono in un aiuto impossibile, condizionate dal fatto che “una madre ama sempre e comunque il suo figlio”.
Un altro esempio di masochismo è chi decide di ospitare in casa un genitore con la salute gravemente compromessa, non più autosufficiente, e per anni, pur avendo le risorse economiche per il ricovero, sottopone il nucleo familiare a una situazione molto pesante anziché ricoverarlo in una struttura geriatrica dove, fra l’altro, l’assistenza sarebbe decisamente migliore.
Amore egoistico
L’egoismo – Si può manifestare in due modi:
- dando consciamente di meno di quanto la nostra vita è migliorata.
- Millantando un grande amore che invece è più piccolo di quanto sbandierato.
Il primo punto è abbastanza chiaro, ma è opportuna una precisazione. Non conta quanto riceviamo, ma di quanto la nostra vita è migliorata. Infatti non siamo tenuti ad amare chi ci ama se, di fatto, il suo amore non migliora la nostra vita: per esempio è normale non accettare l’amore di una persona innamorata di noi se non proviamo nulla per lei.
Il secondo punto va invece spiegato. Si consideri per esempio tutti quei genitori che sostengono di “amare moltissimo i loro figli”, ma poi non vedono l’ora di lasciarli come pacchi a nonni e baby sitter per poter continuare a vivere la loro vita e divertirsi come facevano prima: il loro amore non è certo paragonabile a quello del genitore che, se può, non perde occasione di vivere con i figli.
Per questo il secondo punto usa il verbo “millantare”: i genitori “gaudenti” che vorrebbero vivere come prima dell’arrivo dei figli li amano, ma potrebbero amarli di più, spesso li amano meno di quanto i figli avrebbero necessità.