L’abbronzatura è un fenomeno per il quale la cute tende a scurirsi in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (raggi UV); lo scurirsi della cute è dovuto alla produzione di melanina, un pigmento di colore bruno contenuto nei melanociti (cellule presenti nell’epidermide).
Un po’ grossolanamente possiamo affermare che si tratta di una forma di difesa che la cute mette in atto per difendersi dagli effetti dannosi che possono essere provocati da un’esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti, sia che questi provengano dalla luce solare sia che provengano da fonti di luce artificiale.
Com’è certamente noto, l’intensità dell’abbronzatura può essere molto variabile; tale variabilità è legata principalmente a fattori quali la durata dell’esposizione ai raggi ultravioletti e il cosiddetto fototipo del soggetto (il fototipo è una caratteristica del soggetto che dipende dalla quantità e dalla qualità della melanina presente nella pelle; chi desidera informazioni più approfondite su questo punto può consultare l’articolo Abbronzanti, par. Radiazioni solari e fototipo).
Sole e benessere
L‘abbronzatura è da diversi anni un argomento ampiamente dibattuto; i motivi sono facilmente comprensibili dal momento che si tratta di un concetto collegato al benessere sia da un punto di vista salutistico (i rischi connessi e i benefici dell’esposizione al sole) sia da un punto di vista più strettamente psicologico (estetica).
Fin verso la fine del 1800, l’abbronzatura era sostanzialmente una caratteristica riscontrabile soltanto su coloro che lavoravano la terra o che effettuavano opere di manovalanza; non si trattava quindi di una caratteristica particolarmente apprezzata (anzi!), dal momento che era indice dell’appartenenza a un ceto sociale poco abbiente, costituito da persone che erano costrette a lavorare all’aperto in condizioni il più delle volte molto dure, disagiate. Un volto chiaro, poco abbronzato, invece, era generalmente indice dell’appartenenza a classi sociali di rango elevato, tant’è che il pallore del volto veniva esaltato con prodotti cosmetici appositi.
Le cose cominciarono a cambiare verso la metà del XX secolo, dopo la fine del sanguinoso secondo conflitto mondiale; il progressivo sviluppo economico che interessò moltissimi Paesi e il conseguente sviluppo del turismo fecero dell’abbronzatura un segno di benessere e di vita agiata. Un vero e proprio ribaltamento della situazione.
Oggi, a prescindere dalle singole situazioni economiche delle persone, l’abbronzatura è ancora considerata da moltissime persone (anche se non da tutte) uno status symbol particolarmente apprezzato.
Tutto ciò considerato può sicuramente valere la pena analizzare il problema sotto vari aspetti, quello psicologico in primis.
La valenza psicologica
Come detto, l’argomento abbronzatura può essere affrontato da punti di vista molto diversi, ma in questo articolo ci limiteremo a prendere in considerazione soltanto la valenza psicologica dell’abbronzatura, vista come indicatore esistenziale. Poiché solo una piccola parte della popolazione ricorre all’abbronzatura artificiale, la domanda che riguarda tutti i milioni di italiani che d’estate ricercano l’abbronzatura naturale è:
perché ci si deve abbronzare?
NOTA – Il “deve” ovviamente sottintende una volontà ben precisa del soggetto che rende l’abbronzatura non un fatto casuale (vedasi per esempio l’abbronzatura dovuta all’esposizione al sole per motivi di lavoro o ricreativi), ma un risultato accuratamente cercato.
Cerchiamo di rispondere pertanto alla domanda soprariportata ipotizzando quattro motivazioni (le più plausibili), non mutuamente esclusive:
- salute
- relax
- estetica
- vacanza.
Abbronzatura e salute
Abbronzatura e salute è un binomio non molto azzeccato; è ormai ampiamente dimostrato che un’esposizione al sole tale da provocare una bella abbronzatura non dà nessun beneficio, anzi.
I problemi causati dall’abbronzatura artificiale valgono anche per l’abbronzatura naturale, se non si usano creme protettive. Sull’uso di queste ultime occorre fare attenzione. Non servono per ottenere un’abbronzatura migliore, bensì per non sottoporre la pelle a uno stress eccessivo e poco salutare. Per cui se le usate e vi super-abbronzate, le avete usate male!
Rischio di lentigo solari, eritemi solari e tumori della pelle a parte (a proposito, sapete come riconoscere un melanoma?), è indubbio che il sole invecchia la pelle. Quindi l’uguaglianza abbronzatura=salute è del tutto fuori luogo. Chi la ritiene valida è sostanzialmente disinformato.
Abbronzatura ed estetica
Anche l’accostamento fra abbronzatura e miglioramento estetico è eccessivamente forzato; si può infatti banalmente verificare che moltissime sex symbol (ma il discorso vale anche per gli uomini) sono pallidissime. In sostanza l’abbronzatura è uno degli errori di importanza in cui incorrono le persone che cercano di cambiare l’importanza delle cose nel tentativo di modificare la loro situazione.

Collage di foto per mostrare diverse tonalità di abbronzatura. Quando va al mare, solo poco più della metà dei giovani fra i 20 e i 29 anni (per la precisione il 59%) utilizza un solare con un fattore di protezione medio-alto (indagine OnePoll per eDreams)
In altri termini, chi è bello resta bello e chi è brutto resta tale. Meglio una modella pallida (faccio tale esempio perché sono un uomo, ma invertitelo a piacere) o una cozza (pensate alla più brutta che vi viene in mente) dall’abbronzatura eccezionale? Qualcuno potrebbe obiettare su questo esempio limite perché non è detto che per una persona nella media l’abbronzatura non migliori veramente la resa estetica. Se non siete soddisfatti dell’esempio precedente, provate a pensare a una persona dell’altro sesso che non vi piace granché fisicamente. Forse che il vostro giudizio cambierebbe radicalmente se fosse abbronzata?
Abbronzatura e relax
Può darsi che sfrutti lo stare al sole per farsi sane dormite e riposarsi. “Vai in vacanza? Riposati” è il leitmotiv di chi non capisce che forse sarebbe meglio ripensare la propria vita nei 350 giorni che si passa a casa, piuttosto che usarne 15 per ricaricarsi, arrivati esausti alle vacanze. In questo caso, l’abbronzatura sembra piuttosto la medicina per un malato cronico che una scelta piacevole e costruttiva. Come strategia di vita sarebbe sicuramente molto più logico stancarsi/stressarsi di meno durante l’anno con scelte di vita più azzeccate.
Che si tratti di un riposo fittizio è evidenziato dal fatto che l’esposizione al sole e alle alte temperature è comunque uno stress organico non indifferente e dal fatto che, una volta terminata la vacanza, al rientro al lavoro il soggetto evidenzia, dopo un giorno, una settimana o un mese, la stessa stanchezza esistenziale di prima.
Sono molti quelli che legano la riuscita delle loro vacanze al loro grado di abbronzatura. Certo è che se questa serve per riempire le proprie ferie (non a caso molte persone usano l’abbronzatura per darsi uno scopo) e prendere il sole è la nostra massima occupazione, allora è consigliabile riflettere in modo approfondito sulle vacanze…
Può darsi che il ritornare abbronzati serva ancora per millantare vacanze da sogno (tipico degli apparenti). Non a caso nella chiusa finale della pubblicità che mi ha ispirato questo articolo si sente una voce in sottofondo che chiede all’amica “ma dove sei stata?”. Da un lato chi è stato alle Maldive può rispondere con tutti i particolari delle vacanze facendo morire d’invidia lo sciocco apparente che ha trascorso le proprie ferie a Rimini, dall’altro chi ha preso il sole sotto casa non ha che l’imbarazzo della scelta e millantare vacanze nei posti più esotici.
Abbronzatura come indicatore esistenziale
Nonostante le considerazioni soprariportate, il numero di italiani che si “abbrustolisce” al sole d’estate è enorme. È pertanto lecito e interessante studiare la ricerca dell’abbronzatura come indicatore esistenziale.
Abbronzatura: se prevale il relax – Passare ore e ore al sole, dormendo e poltrendo non è certo il massimo della vita. Se l’abbronzatura è l’unica attività, siamo di fronte a uno svogliato o a un sopravvivente. Mentre il primo è generalmente un soggetto normale, piuttosto passivo, l’apparente può anche essere un soggetto molto dinamico nella vita di tutti i giorni.
L’abbronzatura (come le “mitiche” dormite in pineta per chi va in montagna) è un alibi per potersi riposare da una vita troppo stancante/stressante a causa del tentativo di sostenersi al di sopra delle proprie possibilità (leggasi: se in vacanza devo riposarmi perché durante l’anno devo lavorare duramente per pagare il mutuo della casa, forse sarebbe stato più intelligente scegliere una casa più modesta e godersi di più la vita negli undici mesi lavorativi).
Se il relax è ricercato per avere poi una vita notturna a base di sesso, droga e rock ‘n’ roll siamo invece di fronte a un dissoluto, un termine che per il Personalismo indica chi non vuole gestire al meglio (salutisticamente) il proprio corpo.
Se prevale l’estetica – Si è spesso di fronte a un irrazionale che supervaluta il peso del fattore nell’estetica personale oppure a un romantico che vive di sogni, per realizzare i quali un’abbronzatura perfetta diventa un fattore fondamentale. Più spesso siamo semplicemente di fronte a un apparente.
Se prevale la salute – Si è di fronte a uno statico o a un vecchio, rimasti all’antica concezione che il sole e il mare siano garanzia di vita sana.
Se prevale la vacanza – Se c’è il tentativo di rendere comunque attivo il proprio tempo, di riempire la vacanza (lettura sotto l’ombrellone, nuotatina di 10′ per rinfrescarsi – a dire il vero la stragrande maggioranza degli italiani over 30 non sta in acqua per più di 5′ -, passeggiata lungo la spiaggia, terribili partite a carte o fantozziani tentativi di giocare con le racchette) siamo di fronte a un sopravvivente (anche in vacanza si limita a sopravvivere!), la tipologia più comune.
Abbronzatura e integratori
Esistono diversi integratori che vengono proposti per facilitare/proteggersi dall’abbronzatura. Vediamo per esempio l’impiego del betacarotene; innanzitutto, è importante capire se il betacarotene viene utilizzato
- per proteggersi dagli eritemi solari;
- per ottenere una migliore abbronzatura.
Nel primo caso non serve; gli eritemi si generano per un eccessivo assorbimento dei raggi solari con conseguente aumento della temperatura della pelle e successiva reazione. Il consiglio di usare betacarotene in chi si espone al sole non è dato tanto nell’ottica protettiva, quanto di facilitare una buona abbronzatura che successivamente protegge dai raggi solari. È cioè un consiglio valido per tutti coloro che “devono” esporsi al sole. La protezione dagli eritemi passa soprattutto attraverso le creme solari.
A meno di non essere fra i fototipi decisamente penalizzati, per un adulto, 5′ (primi 2-3 giorni) – 30′ (dopo 15 gg.) di esposizione al sole pulito del mare non creano problemi. Se si usa una crema a protezione 16, si possono moltiplicare questi tempi per 16, cioè 1h20′ i primi giorni e 8 h dopo 15 gg. Quindi una crema a protezione 16-20 è ottimale. Per i bambini i tempi di esposizione si riducono a metà o si raddoppia la protezione. L’uso di un doposole è indicato.
Se invece lo scopo dell’integrazione con betacarotene è quello di ottenere una migliore abbronzatura, è opportuno leggere con attenzione le considerazioni fatte sopra…