In Test clinici hanno dimostrato che… si può vedere come molti risultati della ricerche e molte terapie si debbano prendere cum grano salis. In questo articolo ci occuperemo di quelle promesse che la scienza boccia a priori, ma che hanno un qualche successo nella popolazione. Perché teorie, terapie, farmaci, integratori che hanno un bassissimo indice di efficienza (in termini pratici, funzionano pochissimo) sono comunque molto diffusi nella popolazione?
La risposta a questo quesito è fondamentale per poter affrontare in modo veramente scientifico i problemi del benessere. Vediamo pertanto una trattazione generale del problema, partendo da un’entità X (teoria, terapia, farmaco, integratore ecc.) che non ha un reale spessore scientifico, ma è sostenuta da molti.
NOTA – L’articolo non è facile, ma non è impossibile. Cercate di leggerlo con calma e capirlo in tutte le sue parti.
L’analisi di X passa attraverso una valutazione soggettiva e una oggettiva.
Se una (o entrambe) di queste è positiva scatta l’effetto risultato e X si propaga nella popolazione. Occorre quindi capire quando queste valutazioni possono essere sbagliate.

Perché molte promesse che la scienza boccia hanno un qualche successo nella popolazione?
Errore nella valutazione soggettiva – Si suppone che il soggetto sia abbastanza equilibrato da saper valutare situazioni fisiche (per esempio la misurazione della propria febbre, la misurazione del proprio peso ecc.); nella stragrande maggioranza dei casi l’errore di valutazione nasce da motivazioni psicologiche, il classico effetto placebo, ampiamente descritto nella letteratura scientifica.
Errore nella valutazione oggettiva – Può essere errata da parte del soggetto o del terapeuta che lo cura. Esistono sostanzialmente due cause di errore: la causa marginale e l’effetto coincidenza.
La prima è un caso particolare di delirio di onnipotenza: se sono possibili N cause di un fenomeno e in una piccola (minima) percentuale di casi in cui il fenomeno si verifica siamo di fronte alla causa C non è scientifico amplificare la percentuale e pensare che C sia una delle cause principali del fenomeno.
Un esempio di causa marginale è il bite, spesso usato perché si ritiene che la malocclusione dentale possa generare tutta una serie di problemi nel corpo umano. Come spiegato nell’articolo, la malocclusione può creare disordini neuromuscolari del distretto cranio-cervicale, ma più ci si allontana dalla zona del problema (la bocca), è veramente ottimistico pensare che la malocclusione possa essere una causa o anche solo una delle cause di una patologia, per esempio una tendinite dell’achilleo o una frattura da stress. In letteratura molti articoli smontano questi ottimismi, ma c’è ancora chi crede che il bite possa essere la soluzione per problemi alla schiena o agli arti inferiori.
Questo perché si è spesso di fronte a errori nella valutazione soggettiva (l’effetto placebo di un soggetto che con il bite si sente un leone) o a deliri di onnipotenza dovuti a un’amplificazione della causa marginale. Infatti se vado alla ricerca di soggetti che “dicono” di aver risolto con il bite il tal problema al ginocchio, probabilmente ne troverò qualcuno. Ma, a prescindere dall’indagine su quanto da loro affermato, scientificamente io dovrei operare al contrario: dato “quel” problema al ginocchio, quanti ne risolvo con il bite? È proprio questa posizione che dimostra la marginalità della causa: se su 100 tendiniti del rotuleo non ne trovo una che sia risolta in breve tempo con l’uso del bite, il fatto di aver trovato Tizio che mi dice che con il bite ha risolto la sua tendinite al rotuleo è “marginale”.
La seconda causa è l’effetto coincidenza (l’effetto tempo non è che un caso particolare di effetto coincidenza) e per una trattazione approfondita rimandiamo all’articolo a esso dedicato.
Diventiamo ricchi – Supponiamo che voglia lanciare un integratore che non fa assolutamente nulla (la classica acqua fresca); preparo una bella brochure, cito qualche dubbia ricerca e poi mi presento a una maratona. Ne regalo una confezione a tutti i partecipanti prima del via con l’avvertenza che, assumendolo 15′ prima della partenza, è possibile incrementare la prestazione del 2%. Poiché, fra neofiti e atleti ormai evoluti, almeno un 10% dei presenti migliorerà il proprio personale, ecco che avrò almeno un 10% di persone che si chiederanno: “ma sarà stato merito dell’integratore?”. Molti per pigrizia non avranno voglia di indagare ulteriormente, concluderanno che qualcosa l’integratore ha fatto, diffonderanno la notizia ecc. In altri termini io ho fatto in modo di sincronizzarmi temporalmente (coincidenza) con un evento che può supportare il mio prodotto!
Quando la mia bufala si sarà sgonfiata (ma, credetemi, ci vogliono anni) mi basterà inventare un nuovo integratore e ripetere il giochetto.
Siamo ora in grado di definire come un’entità X “non scientifica” possa acquisire un certo credito:
X non scientifico -> (Effetto placebo) OR (Effetto coincidenza) OR (Causa marginale) -> Effetto risultato -> X ha qualche credito
L’operatore OR significa “almeno una delle possibilità”. Leggendo la proposizione al contrario, si può affermare che
affinché X possa aspirare a una credibilità scientifica, occorre, non tanto trovare casi a favore di X, quanto escludere l’effetto placebo, l’effetto coincidenza e la causa marginale.