Spesso con la superbia (tramite frasi, immagini, scritti ecc.) stabiliamo una relazione negativa con chi ci è intorno, scateniamo una sua reazione, reazione che chiameremo difesa da superbia.
Nessuno attua la difesa da superbia quando leggendo le note sull’autore di un libro scopre che è una persona valida. Se però lo si incontra per caso in un negozio e questi inizia a sciorinare la sua biografia, il primo pensiero che ci sfiora è che è superbo.
Implicitamente scatta una gara, per cui le parole del superbo ci appaiono come “vedi, io valgo molto, non so tu, ma io…”. La difesa da superbia è semplicemente la non accettazione della gara e il superbo sarà emarginato o comunque guardato con molta freddezza.

La superbia si origina comunemente dalla presenza di due personalità critiche: apparenza e violenza.
Da questa prima analisi sembrerebbe che nessuno possa esprimere il proprio valore senza apparire superbo. Ovviamente non è così. Se lo si esprime in un contesto impersonale (come in un curriculum) o con l’interlocutore giusto, il pericolo della difesa da superbia non esiste. Cosa si intende per interlocutore giusto?
Consideriamo le tre frasi:
- Oggi sono proprio in forma, ho fatto 12 km in meno di 50 minuti. Senza fatica.
- Ieri ero veramente sexy. Avevo una minigonna e una camicetta…
- Sto imparando il cinese mandarino; conosco bene già nove lingue, vorrei arrivare a dieci.
La prima frase potrei dirla a uno sportivo mio amico, senza che questo mi giudichi superbo. E allora dov’è il problema? Sta nell’adattarsi all’altro.
Una frase non si può dire in assoluto a tutti!
Se la frase 1 la si dice a un sedentario, magari in sovrappeso (cioè a una persona cui lo sport non interessa), lo si fa sentire uno zero (anche se odia lo sport, avverte di essere stato coinvolto in un confronto a cui lui non ha nessuna intenzione di partecipare).
La frase 2 possono dirsela fra loro due amiche carine, ma se la si dice in presenza di una ragazza bruttina, la si farà sentire una nullità e penserà: “Ah, questa come se la tira…”.
La frase 3 è normale in un contesto fra intellettuali, fra interpreti ecc., ma se la si dice a uno che parla solo in dialetto ci riterrà “contemplativi“, sentendosi un po’ ignorante. Potrà compatirci (questa è una bella versione della difesa da superbia) oppure potrà rifiutarci in un modo meno carino. Quindi, regola:
prima di parlare di sé, si deve capire chi si ha di fronte e cercare di non offenderlo.