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Il sopravvivente

Si ricordò del campo dell’oratorio in cui dava calci al pallone, di quelle giornate di primavera che rendevano quel manto polveroso un paradiso.

Durò poco perché incominciarono gli anni degli studi, studi impegnati per lui che non era certo un’aquila. Ce la mise tutta perché gli avevano insegnato così, tanto il tempo per suonare la sua chitarra lo trovava ancora.

Poi venne l’anno di militare in cui servì la patria da buon cittadino perché gli avevano insegnato così.

Finalmente il lavoro, quella grande occasione per sentirsi utile e vivo, almeno così gli avevano insegnato. Dovette mettere in disparte la sua chitarra con la convinzione che, prima o poi, avrebbe ritrovato il tempo per suonarla con i suoi amici.

Gli avevano insegnato che farsi una famiglia era da bravi ragazzi, si guardò intorno e scelse, ricambiato, una ragazza, la meno peggio che la sua gioventù trasformò in una dea. Ben presto la passione finì, ma era tutto logico perché la famiglia doveva crescere… e la sua chitarra poteva aspettare: gli avevano insegnato così.

Con la sua compagna di viaggio fece due figli cui dedicò gli anni migliori finché si accorse di essere troppo presente nella loro vita e dovette lasciarli andare: non fu piacevole, ma forse avrebbe potuto riaccarezzare la sua chitarra.

Purtroppo i vecchi incominciarono a riscuotere il credito del dono della vita, un dono che comunque si doveva pagare. Furono quindici anni in cui i suoi suoceri e i suoi genitori prosciugarono le ultime energie della maturità a lui e alla moglie; ma gli avevano insegnato che i vecchi vanno accuditi sempre e comunque, gli avevano insegnato così. Quando l’ultimo vecchio se ne andò, guardò negli occhi la sua donna e vide una vecchia che guardava un vecchio.

Poco male, avrebbe potuto vivere in serenità ridando la vita al suo strumento.

Purtroppo però quella vigliacca malattia mandò in frantumi il suo ultimo desiderio e in poco più di anno lo portò lì, in quel letto d’ospedale, ormai una larva umana. Gli avevano insegnato che la pienezza della vita c’è soltanto dopo la morte, ma lui, per la prima volta, si ribellò e cercò di scappare con gli occhi al di là di quell’asettica finestra; non ci riuscì e i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma non ne cadde una sulle guance. Maledisse molte sue scelte e poi spirò.

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