Gli scenari sono situazioni molto comuni che hanno la caratteristica di poter essere risolte in infiniti modi. Scegliere i più corretti non sempre è facile, anche perché molti di essi vengono affrontati convenzionalmente, con modelli di comportamento molto diffusi nella popolazione, ma fondamentalmente perdenti.
Scenario: la valigia
Una donna minuta trascina nel corridoio del treno una valigia pesantissima; arrivata nello scompartimento, chiede con gentilezza a un signore se può mettergliela sulla rete sopra i sedili. Che fare?
Questo è uno degli scenari in cui il Personalismo differisce maggiormente dalla risposta comune. Nel 95% dei casi la risposta è “Ma certo!”, nel 5% è una banale giustificazione del tipo “mi spiace, non posso, ho l’ernia del disco”.
La risposta esatta è: “No, non voglio toglierle la dignità di essere autosufficiente”.
La donna dava per scontato che qualcuno l’avrebbe aiutata, quasi una pretesa sociale (da notare che avrebbe potuto chiedere al personale del treno – l’attore sociale della scena – non a un passeggero). Infatti, spesso, dietro a una richiesta gentile c’è una forma di violenza non criminale nella pretesa che l’altro non dica di no. La gentilezza è solo un mezzo, una formalità per ottenere un assenso.
Alla base della risposta del Personalismo c’è il fatto che
non si deve dare a una persona quello che chiede, ma quello di cui ha bisogno.
Se si è veramente convinti che l’autosufficienza nella vita sia fondamentale, per coerenza non la si aiuta. Viviamo in una società dove il buonismo (l’apparire buoni) ci fa compiere gesti (che ci costano poco) che, da un lato ci fanno sentire altruisti e grandi, dall’altro però continuano a lasciare nell’insufficienza le persone che non hanno imparato a fare da sole.
Se un drogato mi chiedesse una dose, anche se ce l’avessi e fosse gratis, non gliela darei.
Un esempio meno drammatico, per chi ha figli: diamo loro tutto quello che ci chiedono? Oppure si insegna loro a crescere?
Vediamo alcune obiezioni comuni.
Ma ci si mette un attimo! – In un paese di campagna il prete è in giro a benedire le case. Suona a una villetta e l’uomo dal giardino gli dice: “No, grazie!” Al che il prete gli chiede come mai ecc. L’uomo taglia corto e gli risponde “lasci perdere, non ho tempo”. Il prete se ne va; arriva la moglie, credente, che disapprova con la seguente argomentazione: “Ma ci metteva un minuto!”.
Morale: l’alibi tempo non vale per chi è fermamente convinto delle proprie idee, mentre prevale se c’è incertezza; nella scena della valigia può giocare sempre l’inconscio timore di apparire cattivo e insensibile. Per non essere giudicati male, molti preferiscono spendere qualche secondo del proprio tempo, in fondo che cosa costa…

Spesso anche persone molto giovani non sanno essere autosufficienti
Ma se tutti facessero così… – Si dimentica il concetto di solidarietà come sentimento sociale (deve essere la società a provvedere alla solidarietà come già provvede alla giustizia, impedendo che ognuno, pur con nobili intenzioni, si faccia giustizia da sé). Non a caso, si è precisato che la donna avrebbe potuto chiedere all’attore sociale, cioè al personale del treno.
Ci sono azioni che rientrano nella solidarietà sociale, o per lavoro (pensiamo a un medico) o per legge (come soccorrere un ferito). Qui stiamo parlando di altro.
Supponiamo che non si conosca la strada; è poco educato fermare uno che sta correndo e chiedergli l’informazione. Si chiede a un vigile, si entra in un bar, si prende un caffè e si chiede al barista ecc. Si usano cioè attori sociali.
Ma se uno ha problemi di salute o è vecchio! – Una persona che ha problemi di salute deve essere conscia dei propri limiti. Come del resto per altri aspetti della vita. Certo, può sperare (pretendere) un aiuto altrui, ma prima o poi non ci sarà nessuno e allora cosa farà? È la strategia che è sbagliata. È analoga alla strategia della fuga del pauroso. Se abbiamo paura di qualcosa, possiamo evitarlo, ma quando poi la paura non sarà più evitabile e ci salderà il conto?
L’aiuto al prossimo – Chi riesce ad apprezzare lo scenario nei dettagli capisce che paradossalmente
il prossimo può essere aiutato se non chiede.
Questo il commento di uno dei nostri fan:
Appena ho letto l’esempio della donna minuta con la valigiona la prima cosa che mi sono chiesto è: perché si porta dietro così tanto peso? Sta affrontando un evento eccezionale che la porta a trasportare tale peso o vuole permettersi di viaggiare con più peso di quello che è capace di trasportare? Se è lei che vuole strafare o permettersi più di quello che può (e magari lo fa anche in altri aspetti della sua vita) non trova in me nessuna scusante. Spera appunto di trovare qualche fesso che la aiuti. Spesso (come in questa situazione) non è facile scoprire se chi si ha davanti è un approfittatore. Per questo motivo io in partenza mi pongo critico, anche se magari un aiuto non mi costa quasi nulla. Da ragazzo ai boy scout capitava che qualcuno si fosse fatto uno zaino troppo pesante. Le guide solo in casi rarissimi, se veramente necessario, si apprestavano a dividere il peso eccessivo fra gli altri. Il più delle volte invece rispondevano al ragazzino che avrebbe dovuto portarsi il suo zaino, così avrebbe imparato a farsi lo zaino adatto alle sue capacità, non di più. Al massimo, se voleva, avrebbe potuto buttare qualcosa, ma non era giusto che gli altri portassero il suo peso.
Trovo giusto che nella vita ognuno pensi al proprio zaino.
Per completare il quadro, un aneddoto.
Dopo un’abbondante nevicata una mia mitica vicina quasi novantenne si era messa a spalare la neve dal vialetto di casa sua. Dopo aver finito il mio, lei era a un terzo circa e ho finito anche il suo. Supponiamo ora che una vicina sui sessant’anni che, magari dopo aver vissuto male (ma ciò è un’aggravante, è ininfluente nella decisione), avesse suonato al mio campanello chiedendomi gentilmente “mi scusi, non è che può ripulirmi il vialetto dalla neve?”. “No, grazie!”. Faccio notare che non c’entra l’età. Conta la dignità con cui lo stava facendo. Lei stava dando il massimo di quello che poteva dare e non chiedeva aiuto. Stava buttando il cuore oltre l’ostacolo.