Gli attori dello scenario sono eterosessuali. Io (uomo) sono amico totale (vero) di A (uomo) e parziale (acquisito, dopo che B si è relazionata ad A) di B (donna). A e B sono una coppia.
Un giorno, entrando per caso in un bar in periferia, scorgo in fondo B che sta baciando in modo inequivocabile una persona estranea (che chiameremo C).
a) Resto o esco senza farmi vedere?
b) Parlo della cosa con A?
c) Parlo della cosa con B?
Il commento

Secondo i dati raccolti su base europea dall’IFOP (istituto francese di opinione pubblica) il 45% degli italiani ha dichiarato di aver tradito il partner almeno una volta contro il 43% della Francia, il 39% della Spagna e il 36% della Gran Bretagna
a) Ovviamente resto, perché dovrei andarmene come se avessi commesso qualcosa di cui vergognarmi?
b) Sicuramente sì. Se A è un amico totale (cioè ha un grande ruolo nel mio mondo dell’amore), gliene parlo. A titolo puramente informativo. L’informazione serve per decidere bene e quindi aiuta. Non si devono però trasformare i consigli in “ordini per il bene dell’amico” con una forma di violenza non criminale (“lo faccio per il tuo bene”). Secondo il Personalismo ognuno deve essere anche libero di suicidarsi! Agire per il bene altrui, secondo la classica frase “lo faccio per il tuo bene”, se la persona è maggiorenne è solo una forma di violenza con cui noi cerchiamo di far valere una nostra linea esistenziale.
c) Sicuramente no. Se resto e B mi vede, può darsi che sia B a volersi spiegare. Nel qual caso, non mi sottrarrei al dialogo, dando un mio parere, ma nulla più.
Il mancato spontaneo intervento verso B si spiega facilmente. Supponiamo che io abbia decine di amici parziali (come in effetti è, viste le mie molteplici attività). Se mi prodigassi in consigli non richiesti per salvarli dai loro problemi, (oltre che probabile impiccione e alla fine violento nel mio tentativo di farli convergere verso quello che io penso sia meglio per loro) diventerei veramente una croce rossa. Su 50 amici ognuno di loro ogni giorno ha un problema!
Penso che chi tende a impicciarsi dei fatti altrui (vedi vicina della porta accanto) è perché di amici parziali ne ha pochi oppure scambia i “parziali” per “totali” (cioè in linguaggio comune, scambia per amici veri semplici conoscenti, amici superficiali ecc.) e si prende la libertà di intervenire o infine si prende a cuore un problema perché si identifica!
Lo scenario vuole proprio evidenziare come sia semplice gestire certe situazioni che diventano da soap opera quando invece si complicano con mille considerazioni che vanno al di là dei nostri ambiti di competenza.
Per molte persone con problemi di cuore la strategia mostrata può sembrare semplicistica, in fondo perché non prodigarsi al massimo per salvare un’unione (visione un po’ troppo romantica). Penso che siano persone intimamente complicate che non sanno dipanare la matassa della vita.
Il punto è che, se si fa tabula rasa dei condizionamenti ricevuti (come dei nostri sogni), quando si scopre una persona che vive una situazione in modo semplice:
a) è una soluzione molto intelligente;
b) è una soluzione semplicistica.
Nel caso b) dovrebbe essere facile trovare dei problemi che quella condotta genera. Se i problemi non ci sono si deve propendere per a) e imparare dalla semplicità della persona che abbiamo di fronte.
L’unica volta che mi è capitato uno scenario del genere, ne ho parlato con A, informandolo semplicemente del fatto. Dopo pochi mesi A e B si sono divisi (del resto B frequentava C da tempo) e hanno ottenuto l’affidamento congiunto dei figli. Dopo qualche anno A si è risposato e ora vive felice. Sono ancora amicissimo di A, B non la vedo più. Morale: zero problemi.