Il fenomeno sociale della movida è strettamente correlato con quello della discoteca. Grandi masse di persone (in questo caso giovani) si riversano in strada per “divertirsi”. Niente di culturale, anche se la cosa curiosa è che il termine originariamente indicava un movimento sociale e artistico diffuso in Spagna dopo la caduta della dittatura franchista, durato circa venti anni, fino ai primi anni ’90.
Nella movida si mischiano tutte le caratteristiche del giovane che, diventato adulto, non sarà probabilmente equilibrato. Nella movida ci sono molti tratti di varie personalità critiche che, purtroppo, in tanti giovani permarranno anche da adulti.
L’alcol – La birretta o lo spritz sono visti come gesti disinibitori, liberalizzanti, ma denotano l’assoluta incapacità di affrontare la vita senza la distorsione di qualcosa che gliela mostri come essa è in realtà. L’alcol diventa una fuga da una realtà tutto sommato mal vissuta e la movida come le vacanze nella strategia del carcerato diventa un’evasione che rende accettabile il resto della giornata. Non a caso si tira tardi perché rientrare di fatto significa rientrare in una dimensione noiosa o, a volte, del tutto sgradita; non si hanno oggetti d’amore che ci attendono il giorno dopo completamente lucidi e riposati.
La solitudine – Va da sé che chi ha amicizie solide e consolidate non ha bisogno di mischiarsi nella folla della movida. Molti giovani sono invece alla ricerca di nuove conoscenze (un po’ come accade nelle discoteche), di fatto rinnegando in parte quelle che hanno attualmente che, evidentemente non sono poi il massimo.
Questi primi due punti daranno fastidio a molti giovani, che si premureranno di creare tante giustificazioni che dovrebbero smontare queste critiche. Ma se ritenessero queste critiche superficiali, dovrebbero spiegare chi è quel giovane così imbecille da partecipare alla movida piuttosto che passare una serata indimenticabile con il partner della sua vita. Evidentemente movida indica “non soddisfazione esistenziale”; una medicina in attesa di tempi migliori.
La strategia del servito – In una piccola, ma significativa parte dei partecipanti la movida è associata al rito del chiudere la serata in un bar o in un pub. Si tratta di una sorta di prolungamento dell’happy hour dove il “cliente” si sente riverito perché in quel momento qualcuno lo serve, contrariamente a quanto accade a scuola o nel lavoro dove, almeno in parte, lui si sente uno schiavo. E lo stato emotivo del singolo migliora con un trucco destinato comunque a non cambiare la situazione generale.
Ci sono poi i fenomeni degeneranti della movida, simili a quelli degeneranti del tifo sportivo, dove la movida può diventare anche violenta perché in essa esplodono le frustrazioni individuali, rafforzate dalle dinamiche di gruppo (come nel tifo il fenomeno degli ultrà).

La movida era un movimento sociale e artistico diffuso in Spagna dopo la caduta della dittatura franchista, durato circa venti anni, fino ai primi anni ’90
Vale quanto detto per la discoteca:
un giovane, assiduo partecipante della movida, ancora adulto non è!
Insomma, un giovane che ritiene la movida come il massimo della sua vita attuale si presuppone ad avere una vita qualunque, spesso da sopravvivente. Se gli andrà bene, potrà averla soddisfacente, ma se gli va male avrà solo una vita di merda perché da giovane non ha saputo seminare nulla.