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Me lo posso permettere

“Me lo posso permettere” è una locuzione classica, tipica della strategia del carcerato. Sembra un’espressione innocua, comune a chi fa fatica ad arrivare a fine mese come a chi ha una vita molto agiata.

Da una statistica personale ho scoperto che pochissime volte è giustificata, cioè non è espressione di un disagio più profondo. Partiamo dal caso in cui è “concessa”. Incontro Berlusconi che mi dice che dopo l’intervento si è permesso (concesso) una vacanza alle Mauritius. A molti darà fastidio, loro che le Mauritius se le sognano ogni notte, ma da un punto di vista oggettivo il Silvio nazionale non ha fatto altro che “raccontarmi la sua storia” senza peraltro ingigantirla oltre misura, senza enfatizzarla. Il suo “permettersela” è “normale”.

Veniamo ora a Tizio che lavora come uno schiavo tutto l’anno (del resto ha scelto la strategia del carcerato), ha un’ottima posizione e un ottimo stipendio; l’incontro e, analogamente, mi dice che “finalmente si può permettere due settimane alle Mauritius”. Chi ha una buona intelligenza psicologica dovrebbe aver già capito la differenza. Per Tizio non è normale andare alle Mauritius, ci riesce una sola volta all’anno. Non si può permettere di andarci a gennaio o a marzo o domani, solo perché ne ha voglia.

Se non avete ancora capito la differenza, pensate a un carcerato, condannato a 20 anni di carcere. Ogni tanto ottiene un permesso. Supponiamo che lo incontriate e vi dica: “Uscire di galera? Certo che me lo posso permettere!”. Piuttosto comico il suo tentativo di mostrare una realtà diversa da quella che è (ecco l’apparenza del “me lo posso permettere”).

Analogamente quando diciamo “me lo posso permettere” senza verificare che la cosa sia del tutto normale, sempre fattibile, senza fatiche e rinunce inimmaginabili (tipo mangiare pane e insalata tutto l’anno per pagare le rate del prestito quinquennale con cui ci si è permessa la fuoriserie), stiamo semplicemente vivendo la strategia lavorativa del carcerato con il tentativo di uscire dal grigiore della propria vita.

Un ultimo esempio che riguarda la macchina avuta con tanti sforzi e sacrifici. Se Berlusconi sfascia il suo Porsche Cayenne non sarà contento, ma “se ne può permettere subito un altro”; se Tizio sfascia il suo Suv e non può permettersene un altro, beh, forse non doveva comprare nemmeno il primo.

I più politicamente corretti mi faranno presente che poi alla fine saranno pure faccende loro se vogliono millantare una libertà che in realtà non hanno che pochi giorni all’anno (quando evadono).

In realtà il “me lo posso permettere” funziona come una droga: ti dà belle sensazioni quando lo pronunci, ma applicarlo spesso ti porta a sognare una vita a cinque stelle, quando la maggior parte di essa (crisi da astinenza) scorre a due stelle, una situazione che porta in una situazione di stress e/o insoddisfazione inconsci. Come dire: oggi sono uscito in permesso, ma domani torno in carcere.

 

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